giovedì 8 ottobre 2009

La legge è ugale per tutti, ma...



Dunque vediamo. La Corte Costituzionale è di sinistra, il capo dello stato è di sinistra, i magistrati fanno lotta politica e sono di sinistra, il capo dello stato controlla i magistrati di sinistra, i suoi processi sono una farsa, tutta la stampa è di sinistra, tutti i cosiddetti programmi di approfondimento sono di sinistra (tranne Porta a Porta), tutti i programmi di satira sono di sinistra, tutti i comici sono di sinistra e Rosy Bindi è più bella che intelligente. Poi? Ah ecco, dimenticavo: lui gode del 68,2% degli Italiani, che, evidentemente, sono tutto tranne che di sinistra, anche quel "virgola due". Quindi lui non si fermerà, continuerà, andrà avanti, se ne fa un baffo, il governo è più forte che mai, queste cose a lui lo caricano, agli Italiani gli caricano (sic), meno male che Silvio c'è, viva l'Italia e soprattutto viva Berlusconi. Non fa una grinza.

Ora, sarebbe troppo semplice liquidare queste parole per quello che fondamentalmente sono: uno sproloquio imbarazzante di un uomo al delirio di onnipotenza. C'è anche questo sicuramente, ma molto di più, in tutte le affermazioni che nella giornata di ieri il presidente del consiglio ha rovesciato nei microfoni che gli venivano sottoposti da giornalisti desiderosi di raccogliere il suo verbo. Prima della mostra, a braccetto con il cardinal Bertone, dopo la mostra e, immancabile, negli studi del suo portavoce personale, al secolo Bruno Vespa, che lo ha ascoltato per quindici minuti quindici, in rigoroso silenzio, il capo chino, le mani congiunte in preghiera.

Non è riuscito a smuoverlo nemmeno l'insulto villano, da tipico maschio cafonal, rivolto alla povera Rosy Bindi, che ha avuto il torto di trovare qualcosa da eccepire in merito al monologo berlusconiano e il merito di non scomporsi più di tanto e di rispondere a tono senza scendere ai livelli beceri da bar su cui il presidente del consiglio stava tentando di portare il discorso. Di fronte ad un'offesa tanto sguaiata quanto ignorante, l'unica cosa che Vespa è riuscito a balbettare, senza mai sollevare il capo e mantenendo le mani giunte, è stato un laconico "La prego...". Solo qualche giorno prima aveva preso a male parole, con l'appoggio del ministro della Difesa ("Lei mi fa schifo!"), il matematico Odifreddi che aveva osato associare il nome della Gelmini e della Carfagna alle veline.

In uno studio dove l'accusa era nella mani del duo Bindi-Casini (che facevano a gara a dire che nessuno di loro si era mai sognato di chiedere le dimissioni del premier, al massimo Di Pietro, ma quello lì è meglio lasciarlo perdere) e la difesa nelle mani del trio Berlusconi-Alfano-Castelli con l'appoggio esterno di Feltri, si è consumata una delle pagine più tristi della storia politica italiana. In quindici minuti di incontinenza verbale, Berlusconi è riuscito a palesare tutta la sua allergia ed estraneità alle più elementari regole democratiche. Ha accusato niente po' po' di meno che il presidente della Repubblica di non essersi mosso a sufficienza per sponsorizzare il Lodo Alfano presso la Corte Costituzionale, di non aver saputo o voluto esercitare le dovute pressioni sui giudici di sinistra della Consulta che lui notoriamente controlla come burattini e di averlo preso in giro visto che gli aveva assicurato che il Lodo Alfano sarebbe stato giudicato la legge più costituzionale che è mai stata scritta negli ultimi 150 anni.

Rosy Bindi ha tentato timidamente di far notare la gravità di tali affermazioni che suonerebbero male perfino se uscissero dalla bocca di un ultrà ubriaco della curva nord. E' stata assalita verbalmente dai due ministri della giustizia (neo ed ex) che hanno soffocato la sua voce, già di per sè sgraziata, con urla ancora più sgraziate. E' finita in caciara con Vespa che non sapeva più da che parte voltarsi.

Io vorrei invece prendere molto sul serio le parole di Berlusconi. La fortuna di quell'uomo infatti è che non viene mai preso sul serio. L'aveva già capito quel genio di Corrado Guzzanti più di dieci anni fa. E mentre gli altri non prendono sul serio le sue sparate, lui le mette in atto come se niente fosse, preparandosi a sparare sempre più in alto. E a ben vedere, ciò che il presidente del consiglio ha esternato, materializzandosi nell'aire di Porta a Porta, era nient'altro che la spiegazione esaustiva e dettagliata, con sottotitoli per i duri d'orecchio e di comprendonio, di quella frase sibillina che aveva buttato lì qualche ora prima: "Mi sento preso in giro".

Perchè ha usato proprio quella espressione? Perchè non ha detto "Mi sento accerchiato", "Mi sento attaccato", "Mi sento delegittimato"?. Chi l'avrebbe preso in giro? Chi si era divertito a giocare con lui? Di chi ingenuamente si era fidato? La risposta è arrivata prontamente. Quella frase era riferita in tutto e per tutto a Giorgio Napolitano. Era stato lui, con la sua firma in meno di 24 ore, a dargli la garanzia che niente avrebbe potuto scalfire il Lodo Alfano. Era stato lui ad assicurargli che avrebbe esercitato una certa influenza per condizionare il giudizio della Corte a suo favore. Era stato lui insomma che gli aveva detto di dormire sonni tranquilli, che era tutto sotto controllo, che avrebbe fatto valere il suo peso istituzionale su giudici compiacenti. L'ha detto esplicitamente, senza mezzi termini e, forse, senza nemmeno rendersi conto dell'enormità di certe affermazioni.

E allora, come si dice, delle due l'una. O Berlusconi è pazzo e queste dichiarazioni sono il frutto di una schizofrenia ormai in stadio avanzato e deve essere rimosso dal suo incarico al più presto per il bene del paese. O è vero quello che dice (ma anche se ci fosse solo un fondo di verità non cambierebbe nulla) e allora Napolitano ha il dovere di rassegnare le dimissioni immediate per indegnità e per alto tradimento alle istituzioni democratiche che egli rappresenta. Un capo dello stato che solo pensasse, o peggio millantasse, o peggio promettesse (senza necessariamente poi mantere la promessa), di essere in grado di usare la propria posizione per deviare il giudizio del supremo Consiglio garante della Costituzione, sarebbe un presidente da rimuovere senza esitazioni.

E il silenzio del Quirinale in materia è a dir poco preoccupante. A quanto pare, Napolitano si è sentito particolarmente offeso dalla battuta "Si sa da che parte sta" e ha tenuto a rispondere piccato: "Certo, si sa da che parte sto. Sto dalla parte della Costituzione!". Invece sembra che quelle parole che lo accusano apertamente di poter manipolare a piacimento i giudici della Consulta siano passate via senza lasciare traccia. Senza che il Quirinale sentisse il bisogno di rispondere a tali pesantissime insinuazioni. Nemmeno con un monito pacato. Nulla, il silenzio. Chiedo: è più grave sentirsi dire di essere di estrazione comunista (cosa vera e innegabile) o di essere un cospiratore contro l'imparzialità della Corte Costituzionale?

Ma, in un certo senso, gli sta bene. Fedele alla sua estrazione comunista, Napolitano ha fatto, in questo anno e mezzo di governo Berlusconi, quello che tutti gli esponenti dell'ex partito comunista che hanno retto e ancora oggi reggono le file del PD, da D'Alema a Veltroni, da Violante a Bersani, hanno fatto nella loro vita: assecondare gli istinti autoritari di Berlusconi, blandirlo, corteggiarlo, vincere la sua simpatia, per poi essere puntualmente rinnegati, schiaffeggiati, umiliati, derisi e abbandonati. Quale sarebbe la colpa grave di Napolitano, secondo Berlusconi? Di che può lamentarsi? Gli ha firmato tutto senza fiatare e con la massima solerzia. Non ha mai alzato una volta la voce nemmeno nei momenti in cui Berlusconi si è trovato in situazioni paurosamente imbarazzanti, più per il Paese che per sè. Quando Berlusconi, un giorno sì e l'altro pure, attaccava i magistrati, Napolitano chiedeva ai magistrati di essere sereni nel loro giudizio e di abbassare i toni. Quando Berlusconi, un giorno sì e l'altro pure, attaccava l'opposizione, Napolitano chiedeva all'opposizione di cercare il dialogo nell'interesse del Paese e di abbassare i toni. Quando Berlusconi partiva a testa bassa in un'offensiva mai vista contro la stampa, Napolitano invitava la stampa a lavare i panni sporchi in casa nostra e ad abbassare i toni. Quando Berlusconi trasformava Palazzo Grazioli in un bordello di Stato, Napolitano invitava a non dar spazio al gossip e ad abbassare i toni.

Ora, anche lui deve sorbirsi questo calice amaro. Usato e poi ripudiato puntualmente dal presidente del consiglio, così come è solito fare con le sue escort. Una gran brutta fine, non c'è che dire, Presidente. Nemmeno l'aver posto la sua augusta firma ad una legge palesemente incostituzionale, che lo salvasse da sicura condanna nel processo Mills, l'ha potuto salvare delle ire di Silvio. Ma non si crucci: lei, più di così, proprio non poteva fare. E' lui che è un tantino esigente.

Vorrei concludere con un paio di considerazioni sulle argomentazioni imbastite dall'allegra brigata del Pdl a difesa del Lodo Alfano. Argomentazioni che sono state prontamente distribuite a tutti dall'ineccepibile avvocato Ghedini (quello de "la legge è uguale per tutti, ma non la sua applicazione") e che tutti, scrupolosamente, si sono premurati di ripetere ad ogni microfono che trovassero sotto mano.

La prima argomentazione è che la Consulta, con questa decisione, si sarebbe contraddetta e avrebbe smentito il verdetto di qualche anno fa sull'analogo Lodo Schifani. Scusate. Mi sono perso qualcosa o anche il Lodo Schifani era stato incenerito perchè palesemente incostituzionale? Dove sarebbe la contraddizione? A parte questa sottigliezza, l'argomento è che la Consulta nel 2004 non aveva ritenuto che il Lodo Schifani violasse l'articolo 138, quello che stabilisce che per modificare la Costituzione ci vuole una legge costituzionale e non ordinaria. Ergo, non si capisce perchè ora se ne vengono fuori con questa storia della legge costituzionale. E sembra quasi che si sentano offesi, presi in giro dalla Consulta. Guardateli in faccia questi Ghedini, Bonaiuti, Schifani, Pecorella, Gasparri. Hanno la faccia di quelli che avevano fatto di tutto per seguire "le indicazioni della Corte" e, per qualche inspiegabile motivo, ora la Corte ha deciso che non va bene un'altra volta. Sono proprio dispettosi questi giudici.

Mi stupisco che nessuno, nel panorama politico italiano, abbia fatto notare molto semplicemente che nel 2004 la Corte, stroncando il Lodo Schifani perchè violava una serie interminabile di articoli, non ha dato nessuna "linea guida", non ha invitato nessuno a rifare un'altra legge porcata di quel tipo. Non l'ha mica ordinato il dottore che l'Italia debba avere qualcosa come il Lodo Alfano. Perchè qui sembra quasi che sia stata la Consulta a chiedere al Parlamento di modificare il Lodo Schifani, il Parlamento l'ha modificato come aveva chiesto la Consulta e ora la Consulta dice che non va ancora bene. Siamo alla follia. La Consulta si limita a giudicare la costituzionalità delle leggi che le vengono sottoposte. I due verdetti sono assolutamente chiari: il Lodo Schifani era qualcosa di aberrante; il Lodo Alfano è leggermente meglio, ma sempre incostituzionale è. L'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge è qualcosa che non si può calpestare. Lo capirebbe anche un bambino.

La seconda argomentazione che ho sentito è che il Lodo Alfano era una legge giusta e necessaria perchè tutela non tanto Berlusconi, quanto i cittadini: se Berlusconi deve perder tempo a difendersi nei processi, non ha più tempo per badare al bene del Paese, che l'ha votato e vuole che governi. Argomentazione facilmente smontabile, visto che: 1) Berlusconi era imputato in quei processi da molto prima che venisse eletto nel 2008 e quindi sapeva benissimo che, se fosse stato eletto, avrebbe dovuto sottrarre tempo al suo mandato per presenziare alle udienze. Non gliel'ha ordinato il medico di candidarsi. 2) Gli Italiani sapevano benissimo che Berlusconi era imputato in quei processi da molto prima che venisse eletto nel 2008 e, se ora temono che Berlusconi debba sottratte tempo al suo mandato per difendersi nelle aule di tribunale, potevano pensarci prima. Non l'ha ordinato il dottore di votare per un pluri-imputato. 3) Berlusconi è da vent'anni, prima ancora che scendesse in campo, che viaggia alla media di due-tre processi in corso contemporaneamente. Non si è mai sognato di presentarsi una sola volta davanti ai giudici. In Tribunale non ci ha messo mai piede. Ci manda i suoi avvocati, due o tre alla volta. Si è ripresentato per sei volte di fila alle elezioni senza mai porsi il minimo problema di un'incompatibilità tra la figura di imputato e quella di presidente del consiglio. Non si vede perchè se ne debba preoccupare adesso. 4) Berlusconi, dopo che era stato bocciato il Lodo Schifani, ha continuato a governare come se niente fosse mentre nelle aule di tribunale si discuteva se avesse corrotto giudici e avvocati per comprare sentenze o avesse corrotto guardie della finanza per occultare evasioni fiscali. Non si vede perchè non possa fare la stessa cosa ora che è stato bocciato il Lodo Alfano.

E poi, la considerazione a mio parere più delicata. Che va a toccare i principi base su cui si fonda un sistema democratico. Fino a che punto la volontà popolare può legittimare l'operato di un governante? E' giusto ed accettabile che un governante si senta legibus solutus per il solo fatto di aver ricevuto la maggioranza dei consensi? Qualora il popolo decidesse di conferire nelle mani di un solo governante tutti i poteri, si potrebbe parlare ancora di democrazia per il solo fatto che la decisione è stata presa a maggioranza? E' veramente questo il senso della parola "democrazia"? Perchè non so se è chiaro: il Lodo Alfano stabiliva l'improcessabilità per qualunque tipo di reato penale, per tutto il mandato, delle quattro più alte cariche dello stato. Questo significa che Berlusconi avrebbe potuto per assurdo uccidere il capo dello stato e gli esponenti dell'opposizione ed ottenere di fatto il potere assoluto senza che la giustizia potesse fermarlo.

Non è un paradosso. E' la follia di una legge meschina, costruita ad hoc per salvare Berlusconi dai suoi processi, che avrebbe potuto generare mostri. Per fortuna, l'ultimo baluardo a garanzia della Costituzione ha retto (per questa volta) e non ha sancito l'assioma devastante per cui l'investitura popolare equivale ad essere sollevato al di sopra della legge.

Al di sopra del bene e del male.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissimo questo post! Complimenti.
Napolitano ha fatto una figura sotto certi aspetti anke peggiore di berlusconi.

Vogliamo un presidente della Repubblica che difenda il popolo, non gli inciuci.