mercoledì 16 luglio 2008

Un amore a distanza


Fermandosi davanti ai microfoni del Gr Rai e alle telecamere di Sky, il premier Silvio Berlusconi commenta da Parigi l'arresto di Ottaviano Del Turco. Interrogato sul fatto che questa volta l'accusa abbia colpito un esponente della sinistra, Berlusconi ha risposto: "Non ha nessuna importanza per me che colpisca questo o quest'altro".

All'apparenza, potrebbe sembrare una risposta diplomaticamente ineccepibile dal suo punto di vista. Un modo per dire: vedete, la magistratura è da fermare in toto, si stanno montando troppo la testa, ed io, che sono intellettualmente onesto, lo ribadisco, anche se questa volta nelle reti dei magistrati ci è finito uno appartenente allo schieramento a me avverso.

Trattandosi però di Berlusconi, è ormai assodato che le sue dichiarazioni sono tanto più veritiere quanto più le si interpreta in modo esattamente contrario a quanto lui vorrebbe fare intendere. La cosa è talmente evidente che, a saperlo leggere nella maniera giusta, si scoprirebbero mille verità.

Partendo dal presupposto che Berlusconi non si sognerebbe mai di difendere un proprio avversario (non l'ha mai fatto e non si vede perchè dovrebbe farlo ora) e che, allo stesso modo, non si sognerebbe mai di lasciar passare indisturbato un assist così comodo per infangare l'opposizione (vedasi la manifestazione in Piazza Navona), è solo una la risposta al quesito che sorge spontaneo: "Perchè mai l'ha difeso a spada tratta parlando esplicitamente di teoremi basati sul nulla?". E la risposta è che Ottaviano Del Turco non è mai stato, e quindi non lo è tuttora, un personaggio politico ostile a Berlusconi. Anzi.

Per capirlo ed avere ben chiare le prese di posizione di questi giorni, è necessario andare a scavare nel passato. E' un lavoro un po' faticoso. Di ricostruzione di eventi. Ma ne vale la pena, perchè si intuiscono e si palesano molte cose che oggi potrebbero apparire oscure.

Bisogna tornare al 1991. Non è ancora scoppiato la scandalo Tangentopoli. A Milano si parla tanto di un giovane imprenditore che sta cullando la temeraria idea di costruire una città intera alle porte della metropoli. Ha intenzione di chiamarla Milano2, "la città dei numeri uno", come recita lo spot che va di moda in quel periodo. Per portare a termine il suo progetto ha bisogno ovviamente di tanti soldi, di tanta pubblicità, di tanta copertura. Quale miglior modo di pararsi le spalle che quello di ingraziarsi le due principali istituzioni che dominano il paese, vale a dire la mafia e la politica? Per la prima, ci penserà il suo grande amico, fin dai tempi della Statale, Marcello Dell'Utri, che si adopererà con zelo per intrecciare preziosi "rapporti di garanzia" con i principali boss di Cosa Nostra. Per la seconda, Berlusconi troverà il proprio naturale aggancio nella figura di Bettino Craxi, lider maximo del partito socialista.

Come è noto, il processo All Iberian porta alla luce tutta una serie di versamenti che dai conti occulti della Fininvest finiscono direttamente sui conti cifrati svizzeri del PSI. Tutti i movimenti sono ricostruiti nel dettaglio dal maresciallo della Guardia di Finanza Aronne Orsicolo: 1.781.000 dollari prima e 1.821.000 dollari poi, nel febbraio 1991, escono dal conto All Iberian, passano su un conto chiamato "Polifemo" e approdano sul conto Constellation Financiaire, che risulta intestato a Giorgio Tradati, uno degli ultimi prestanome di Craxi. In tutto, si accerterà che saranno qualcosa come 20 miliardi di lire i soldi fatti recapitare per conto di Berlusconi sul conto di Craxi nell'anno 1991.

La cosa che stupisce è però un'altra. Se questo finanziamento illecito a un partito potente, come lo era il PSI in quegli anni, è assolutamente comprensibile in una logica di strategia economico-politica, risulta molto più difficile comprendere il motivo per cui tali finanziamenti non si arrestino l'anno dopo, nel '92, quando ormai il PSI è stato spazzato via dall'inchiesta Mani Pulite e Craxi è un uomo con un futuro da latitante. Si accerterà infatti che nel novembre del '92 un altro obolo da 2 miliardi di lire verrà recapitato sul conto svizzero Northern Holding (gestito da Mauro Giallombrado, segretario personale di Craxi) e proveniente dal conto "Ampio" di proprietà Finivest.

Che senso ha tutto ciò? Una possibile spiegazione si ha pochi mesi dopo, quando si scopre che Craxi avrebbe rigirato parte di quei 2 miliardi, per l'esattezza 370 milioni di lire, ad Ottaviano Del Turco, per influenzare i comportamenti della componente socialista all'interno della CGIL su questioni delicatissime, come l'abolizione della cosiddetta "scala mobile".

Ecco qua il primo aggancio tra Del Turco e Berlusconi. Siamo agli inizi degli anni Novanta. Tramite: Craxi.

Il secondo episodio fondamentale risale al 1999, quando Del Turco è presidente della Commissione Antimafia. Insieme al vicepresidente della Commissione, il senatore forzista Filippo Mancuso, intraprende una campagna di delegittimazione nei confronti dei pentiti eccellenti, coloro che per la prima volta stanno facendo luce sugli intrecci tra mafia e politica negli anni delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Del Turco accusa apertamente i magistrati di non saper vigilare sui pentiti. In particolare su Salvatore Cancemi, collaboratore considerato attendibile, colui che per primo (ce ne saranno poi molti altri) ha parlato esplicitamente dei rapporti stretti tra Berlusconi e Dell'Utri con la mafia siciliana. Arriverà persino a parlare di un possibile ruolo dei due nelle stragi di mafia. Nonostante venga sfiduciato dalla sua stessa parte politica, Del Turco non molla e in questa sua campagna contro la magistratura è difeso, ovviamente, solo dal Polo di Silvio Berlusconi. Quando però anche la Lega gli voterà contro sarà costretto alle dimissioni.

14 luglio 2008. Fermandosi davanti ai microfoni del Gr Rai e alle telecamere di Sky, il premier Silvio Berlusconi commenta da Parigi l'arresto di Ottaviano Del Turco. Interrogato sul fatto che questa volta l'accusa abbia colpito un esponente della sinistra, Berlusconi ha risposto: "Non ha nessuna importanza per me che colpisca questo o quest'altro".

Capito?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Io credo, Federico, che i rapporti personali c'entrino poco in questa storia.
Secondo me la verità è che Berlusconi vuole a tutti i costi riformare la giustizia a suo modo, vuole imporre la restaurazione. e quale miglior assist di questo? "Vedete, non faccio mica leggi ad-personam, voglio solo riformare questa magistratura malata".
In questo caso sacrifica l'attacco al nemico per arrivare al suo fine ultimo: sterilizzare i giudici con una legge che non sembri ad-personam. Deve farlo in fretta perchè sta finendo la luna di miele e tutta questa storia della giustizia ad-personam gli ha fatto calare la fiducia degli italiani.

Anonimo ha detto...

Concordo con P.S.A...berlusconi è molto meno articolato, lui ha visto un'occasione per poter sottolineare che la magistratura colpisce tutto e tutti, e quindi DEVE ESSERE FERMATA...e ne ha approfittato.

Elix77

Nala ha detto...

Capito... ;/
Stato d'animo: desolato.

freesud ha detto...

Il sangue di via D'Amelio reclama giustizia. L'incestuosa convergenza di interessi, tra mafiosi ed entità esterne, che portò alle decisioni stragiste, rappresenta il ventre oscuro sul quale è costruita la seconda repubblica.

WWW.RIBERAONLINE.BLOGSPOT.COM

Anonimo ha detto...

Vorrei condividere con i ragazzi di questo blog la lettera di Padre Alex Zonatelli, un missionario impegnato a Napoli sulla questione rifiuti...molto bella, illuminante!

http://procida.blogolandia.it/2008/07/17/lettera-agli-amici-e-al-colmo-la-feccia-di-alex-zanotelli/

Elix77

Matteo ha detto...

Federico, molto interessante il post che hai scritto. Da un lato spiega perchè Berlusconi difende Del Turco... da un lato, però, la penso come Pape Satan Aleppe, probabile che l'abbia difeso anche per ingraziarsi il PD e per far vedere che è giusto riformare la magistratura, perchè non ce l'ha solo con lui ma con tutta la classe politica...