Qualche giorno fa il disegno di legge in materia di sicurezza è divenuto ufficialmente legge dello stato.
A seguire, sono scoppiate immediatamente polemiche furiose tra maggioranza e opposizione, tra chi annunciava l'arrivo di nuove leggi razziali e chi difendeva strenuamente delle disposizioni che avrebbero riportato l'ordine e la legalità in Italia e avrebbero debellato una volta per tutte la piaga dell'immigrazione clandestina. Una schizofrenica ridda di dichiarazioni, la maggior parte delle quali basate su una conoscenza assolutamente approssimativa del testo approvato. Perfino il Vaticano ci è caduto. Prima la reazione a caldo dell'Arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, che bollava la legge come foriera di "molti dolori e difficoltà". Poi la smentita secca della Santa Sede che sostanzialmente scaricava Marchetto sostenendo che le sue erano solo considerazioni personali. Salvo poi ritrattare la ritrattazione con il cardinale Tettamanzi che parlava apertamente di "leggi discutibili che portano sofferenza", prendendosi del comunista da Calderoli.
Ma perfino la maggioranza, che questo testo ha ideato ed approvato, sembra avere le idee alquanto confuse in materia. Mentre Maroni saltellava giulivo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia, Carlo Giovanardi, chiedeva una sanatoria immediata per tutte le colf e le badanti irregolari. Ancora non era entrata in vigore la legge e già qualcuno chiedeva che venisse aggirata. Rispondeva allora per le rime il felino Calderoli, ministro per la semplificazione, che rimandava al mittente la proposta: "Non se ne parla nemmeno. E' ora di finirla con il paese del "fatta la legge-trovato l'inganno"!". A dargli man forte, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che invitava a non avere approcci "superficiali o semplificatori". A metterci una pietra sopra ci pensava Bonaiuti che, tirando in ballo addirittura un Patto Europeo, spiegava che "le nuove norme sulla sicurezza non incidono sulle persone che già sono in Italia perchè le norme penali riguardano solo il futuro e non sono retroattive. Non si può procedere ad alcun tipo di sanatoria generalizzata perchè ciò è vietato dal Patto Europeo per l'immigrazione e l'asilo, firmato dai Capi di Stato e di Governo al Vertice europeo dell'ottobre scorso".
A fugare infine ogni dubbio arrivavano le sempre rassicuranti dichiarazioni di Capezzone che spiegava come il problema posto da Giovanardi non esistesse nemmeno visto che, "come sanno tutti, un reato penale non è mai retroattivo. E quindi anche il reato penale di immigrazione clandestina non potrà certo applicarsi a chi oggi è in Italia e lavora come colf o badante, anche se il suo ingresso fu irregolare. Il Governo non si sogna di mettere in difficoltà colf e badanti".
Ma allora, chi ha ragione? Se il problema non sussiste, perchè Giovanardi l'ha sollevato? E soprattutto, se non sussiste, perchè Calderoli si è inalberato tanto? Domande che non troveranno mai una risposta.
Anche perchè, a rendere la situazione ancora più confusa, ci si sono messi pure gli house organ di partito. Il Giornale, che in questa vicenda è ovviamente l'unica voce attendibile visto che esprime esattamente la voce del governo, ieri diramava una nota della Redazione in cui, sulla falsariga del discorso di Capezzone, si specificava come il problema delle badanti fosse inesistente: il reato penale non è retroattivo e quindi non se parla nemmeno. Le badanti sono in una botte di ferro. Questa mattina però il Giornale era già più possibilista e ammetteva che, effettivamente, a leggere bene il testo della legge, le badanti un pizzico di preoccupazione potrebbero anche avercela, visto che il ddl punisce il solo fatto di essere presente illegalmente sul suolo italiano, indipendentemente da quando si è fatto ingresso. Come la mettiamo allora? Le circa cinquecentomila badanti irregolari in Italia potranno ancora portare a passeggio i nonni senza paura di essere denunciate o no? Nessuno sembra in grado di dirlo con certezza.
Ad alimentare le preoccupazioni ci ha pensato il ministro Ignazio La Russa che ha proposto una distinzione epistemologica tra "badanti" e "colf". Le prime sono indispensabili, le seconde un po' meno. Quindi il governo prima penserà a regolarizzare le badanti (quelle che cambiano i pannolini ai nonni, per intenderci) e poi, con calma, penserà alle colf (le domestiche, per intenderci). Frattini da par suo, continuando col distinguo e creando più di qualche brivido tra le colf, assicura che "nessuna badante andrà in galera". Recita il ministro: "Non è necessaria alcuna sanatoria perchè la legge penale non è retroattiva". Di che regolarizzazione stava parlando allora La Russa? Boh.
Sacconi, quello di prima, dopo aver chiacchierato con Gianni Letta, sembra aver cambiato versione ed è arrivato alla conclusione che è necessario "regolarizzare sì, ma con rigore". Qualcuno dovrebbe farlo incontrare con Frattini e Capezzone, così magari si mettono d'accordo. A tirare le somme interviene il sempre astuto Maurizio Gasparri che, senza andare troppo per il sottile tra colf e badanti, paventa uno stratagemma scaltrissimo: utilizzare il decreto sui flussi migratori per regolarizzare il loro status. Se non avete idea di cosa voglia dire, non preoccupatevi. Probabilmente non lo sa nemmeno lui.
Posto dunque il fatto che nessuno, nemmeno tra coloro che hanno scritto la legge, è in grado di spiegare cosa ne sarà di quelle cinquecentomila badanti, andiamo a far chiarezza entrando nel merito del testo. Il ddl è lungo la bellezza di 128 pagine, rigorosamente divise in due, per evidenziare le correzioni apportate di volta in volta, da Senato prima e Camera poi. Me le sono lette tutte. Fidatevi.
Il nodo della questione è il seguente: cosa significa che è entrato in vigore il reato di clandestinità?
La prima domanda che viene da porsi è: ma allora, l'altro ieri, prima che entrasse in vigore il ddl, era legale essere clandestino? Ovviamente no. Secondo la legge Turco-Napolitano prima e Bossi-Fini poi, se venivi beccato privo di documenti e del regolare permesso di soggiorno venivi prelevato e posto nei centri di permanenza, in cui l'autorità giudiziaria tentava di identificarti e capire da dove venivi. Se non ci riusciva, ti "intimava" (secondo la dizione della legge) di andartene. Ti dava cioè il famoso foglio-di-via. Chiaramente nessun clandestino era così scemo da prendere la cosa sul serio, stracciava il foglio e rimaneva illegalmente in Italia fino a successivo, inutile, controllo.
Cosa cambia ora con la nuova legge che debellerà la piaga della clandestinità? Praticamente niente. L'unica variazione è che il tempo massimo di permanenza all'interno dei centri di identificazione è dilatato a sei mesi. Cosa succederà se in quell'arco di tempo non si riuscirà ad identificare il soggetto? Nulla. Gli si intimerà di andarsene "entro cinque giorni". Quello non se ne andrà e rimarrà clandestino in Italia fino al successivo controllo. Come è sempre stato. E se invece il soggetto viene identificato e poi trovato recidivo? Rischia un pena detentiva fino a quattro anni. Il problema però è che la legge specifica che il clandestino recidivo può finire in carcere solo se si trova a risiedere illegalmente in Italia "senza un buon motivo". Cosa vuol dire? Non avere i soldi per prendere l'aereo e andarsene è un buon motivo? Evidentemente sì e quindi nessun clandestino si farà un solo giorno di carcere. Senza contare che, già di per sè, con tutte le attenuanti più i tre anni scontanti per condono, sarebbe praticamente impossibile per un clandestino recidivo metter piede in galera.
Ma allora: in cosa consiste questo reato di clandestinità? Innanzitutto bisogna distinguere tra due tipi differenti di reato. L'ingresso illegale in territorio italiano e la permanenza illegale. E' chiaro infatti che una persona può entrare regolarmente in Italia (con visto turistico) e poi permanere illegalmente oltre il tempo consentito. Anzi è proprio così che la maggior parte dei clandestini arriva in Italia. Non lo sono al momento dell'ingresso, ma lo diventano poi. Cosa stabilisce la legge in questi due casi? Beh, la legge, incredibilmente, non sembra fare distinzione. Infatti per entrambi i casi recita: "lo straniero che fa ingresso ovvero si intrattiene in territorio dello Stato" irregolarmente "è punito con l'ammenda da 5.000 a 10.000 euro".
Ora, capite bene che la distinzione tra "fare ingresso irregolarmente" e "intrattenersi irregolarmente" è teoricamente chiara, ma praticamente impossibile da determinare. Anzi, se il reato di immigrazione clandestina si risolvesse solo nell'ingresso irregolare, sarebbe qualcosa di assolutamente virtuale. O si sorprende il clandestino nel momento esatto in cui sta varcando il confine, con un piede di qua e uno di là, e allora non lo si mette di certo in galera, ma lo si risbatte semplicemente indietro o lo si sorprende appena un minuto dopo il suo ingresso e allora quello potrà sempre dire di essere entrato l'anno prima quando la legge non era ancora in vigore.
Ecco che a quel punto interverrà la seconda parte della legge: la permanenza irregolare sul territorio italiano. Il clandestino verrà processato per direttissima davanti al giudice di pace e, se è così furbo da presentarsi al processo, rischierà di prendere una multa fino a 10.000 euro. Che ovviamente non pagherà, non avendo di norma nemmeno i soldi per prendere l'aereo di ritorno in patria. Se invece non si presenterà al processo e farà perdere le sue tracce, la legge prevede che il processo si celebrerà lo stesso in contumacia. Con relativo spreco di tempo e denaro pubblico.
Dunque dove sono tutte queste misure repressive nei confronti dell'immigrazione clandestina? Non esistono. Anzi, ci sono, ma assomigliano tanto alle grida manzoniane: altisonanti, ma in pratica assolutamente inutili. A cosa si riduce il tanto famigerato reato di clandestinità? Allo spauracchio di una multa che non verrà mai pagata e, nei casi più gravi di recidività, di una possibile detenzione che mai verrà messa in atto. Le badanti allora hanno da stare tranquille? Possono dormire sonni più che tranquilli, visto che nemmeno i clandestini "pericolosi" avranno molto da temere. Che senso ha avuto allora sollevare un così grosso polverone? Bastava dirlo prima che era tutta una buffonata.
L'unico tangibile effetto di queste norme sarà quello di ingolfare ancora di più i meccanismi già pachidermici della giustizia italiana. I giudici di pace si vedranno le scrivanie piene di carte relative a processi a carico di ignoti clandestini che si concluderanno in un niente di fatto a discapito della già lentissima giustizia civile che registrerà una brusca frenata d'arresto.
Nel frattempo tiriamoci su di morale guardando il video di un commosso Berlusconi di fronte ai "respingimenti inumani" decisi dall'allora governo Prodi contro gli Albanesi.
Il video si intitola "Quando Silvio piangeva per gli immigrati". Sono sempre scenette esilaranti.
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