sabato 3 ottobre 2009

Beata ingenuità



E' bellissimo. Questo paese è straordinario. A Roma, in Piazza del Popolo, c'è una manifestazione indetta dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana per difendere la libertà di informazione a cui partecipano 300.000 persone e, per vederla, su quale canale mi devo collegare? Su Rete4. Anzi, di più: sul Tg4. Anzi, di più: sul Tg4 diretto per l'occasione dal direttore Emilio Fede. E' una cosa strepitosa. Una cosa che, devo dire, mi riempie di buon umore.

E' per cose come queste che io, in fondo, amo l'Italia. Ammettetelo. In quale altro paese si sarebbe potuta inventare una sceneggiatura tanto esilarante? Emilio Fede che patrocina la diretta su una manifestazione in difesa della libertà di stampa. Come se Bernardo Provenzano scendesse in piazza a manifestare contro la mafia. Credo veramente che, dopo aver visto questo, ho visto tutto. Grazie Emilio. Di cuore.

La cosa, da ridicola, si fa grave se si pensa che la mossa geniale del direttore del Tg4, e che sia geniale è fuori discussione, non è assolutamente estemporanea, ma si inserisce perfettamente in una particolare strategia comunicativa che il presidente del consiglio ha imposto ai suoi dipendenti da qualche tempo a questa parte. Se non li posso mettere a tacere, li sbeffeggio mediaticamente. E i mezzi non mi mancano. Il via è stato dato dalla surreale puntata di Porta a Porta di giovedì scorso che, sovrapponendosi in parte ad Annozero, ha riproposto tali quali interi spezzoni del programma di Santoro, andati in onda dieci minuti prima, con il solo scopo di ridicolizzarli e, ridacchiando sornione, domandare ai telespettatori: "Ma davvero voi pensate che in Italia non ci sia libertà di informazione?"

Come se Provenzano, sceso in piazza per protestare contro la mafia, domandasse: "Non vedete che sto protestando contro la mafia? E allora come vi salta in testa di sospettare che sono mafioso?". Geniale. Se non fosse che dei retroscena imbarazzanti hanno smascherato il tutto. Il pomeriggio di giovedì, poche ore prima del programma, Vespa è stato chiamato a Palazzo Grazioli. No, non si trattava di orge con escort questa volta. Era solo per concordare come confezionare la puntata di Porta a Porta in modo che demolisse tutto ciò che si sarebbe detto qualche minuto prima ad Annozero. Vespa, dopo essersi sorpreso di trovare nella dimora del premier anche Maurizio Belpietro, lì per lo stesso motivo, ha preso nota delle indicazioni di Berlusconi su come impostare la puntata, su come sputtanare Santoro e su come delegittimare i suoi ospiti. E, già che c'era, ha invitato pure Belpietro nel suo salotto televisivo. Belpietro ha tentato di schermirsi dicendo che era già invitato da Santoro. Ma Vespa, senza scomporsi, ha risposto: "Appunto!". Si chiama ottimizzazione delle risorse.

Ne è venuta fuori una puntata grottesca, che ricordava un misto tra Il Processo alla Tappa di Sergio Zavoli e il Dopo Festival di Fiorello. Geniale. Vespa, forse inconsapevolmente, giovedì ha creato un nuovo modello di televisione. La televisione riparatrice. C'è un programma che dice cose sgradite? Non possiamo far chiudere quel programma? Bene. Arriva Vespa che ripara e riequilibra. In tempo reale. Senza far passare nemmeno un istante. Prima che le cose sgradite sedimentino nei cervelli dei telespettatori. Non si era mai vista una roba simile sui teleschermi della televisione pubblica. E' la realizzazione concreta e fisica di quel concetto che da mesi i berluscloni cercano di far passare. E' necessario riequilibrare. E' necessario imporre un contraddittorio.

Come se la verità dei fatti scaturisse dalla contrapposizione di due idee opposte. Magari bislacche entrambe, purchè opposte. E' un abominio intellettuale che si sta facendo strada come un virus. E' da mesi che il direttore di Rai2 Mauro Masi sta tentando di imporre a Santoro una presenza riparatrice di centrodestra che faccia da contraltare a Travaglio. Per fortuna nessuno ha ancora ceduto ad un'oscenità simile. Innanzitutto perchè qualcuno dovrebbe spiegare a Masi che Travaglio è tutto tranne che di centrosinistra. E secondo, perchè pensare che, per ogni giornalista che appare in televisione e che esprime un'idea, ci debba essere di fianco la badante che argomenta le ragioni dell'idea opposta è qualcosa che non si può nemmeno chiamare fascismo, come qualcuno fa. E' qualcosa di banalmente idiota.

Così oltre al danno c'è pure la beffa. Ed Emilio Fede ha buon gioco a sguinzagliare la sua inviata tra i manifestanti di Piazza del Popolo per porre loro leggiadre domande provocatorie. Tipo: "Lei pensa che il Tg3 sia libertà di informazione?". In studio insieme a Fede, il fido Piero Ostellino, quello che sul Corriere scrive di essere un liberale, di sentirsi un liberale e che comunque lui in fondo è stato sempre un liberale, e pure Sansonetti, direttore de L'Altro, il quotidiano della sinistra, che pensa in modo diverso dalla sinistra, talmente diverso che sembra quasi berlusconiano. Uno spettacolo obiettivamente indecente: una trasmissione che avrebbe dovuto patrocinare la manifestazione in difesa della libertà di stampa usata per prendere per il culo i partecipanti, al grido: "Ma voi pensate veramente che in Italia non ci sia libertà di informazione?"

Il disgusto è grande. E pensare che esistano cosiddetti giornalisti che si offrono da complici ai giochini un po' infantili di Fede che si diverte a tampinare da studio "le signore col cappello bianco" è veramente mortificante. E poi. Perchè mai un giornalista dovrebbe essere contrario ad una manifestazione in difesa dei propri diritti? Essere a favore della libertà di stampa significa essere contro il governo? E, se sì, non ci si dovrebbe allora porre qualche domanda?

E' quanto sostenuto infatti dall'esimio direttore del Tg1 che, in prima serata, dopo l'editoriale di qualche mese fa in cui spiegava i propri silenzi sul caso D'Addario definendo assolutamente incomprensibile la scelta delle altre testate di dare spazio al gossip, si è preso un altro minuto e mezzo della televisione pubblica per spiegare come fosse per lui incomprensibile una manifestazione per la libertà di stampa in Italia, che chi pensa che davvero ci sia un bavaglio all'informazione è un comunista e che i comunisti non hanno mosso un dito quando venivano querelati i giornali di Berlusconi. Sempre con lo stesso sorrisino beffardo dell'altra volta. Sempre con quella parlata robotizzata che incute un certo terrore. Come un automa programmato per uccidere. Mai si era assistito, sul telegiornale della rete ammiraglia del servizio pubblico, a una scesa in campo così sfacciata per difendere le ragioni di una ben precisa parte politica. Neanche si trattasse del Tg4 di Emilio Fede.

Ma io in fondo non mi sento di dar loro torto. Fanno benone a fare quello che fanno. Fa benone Vespa a insultare Santoro dicendogli che è un privilegiato in Rai mica come lui che quando è stato rimosso dal Tg1 dopo averlo portato ad ascolti fantasmagorici nessuno si è mosso in sua difesa, anzi la stampa si dovrebbe vergognare di non aver preso allora le difese di un paladino così integerrimo della neutralità e dell'imparzialità. Fa benone Fede a prendere per il culo i partecipanti alla manifestazione dicendo che se c'è la Dandini e Floris e Santoro e Di Bella e Crozza e Le Iene e Glob e Blob allora l'Italia non può che essere un paese libero e chi la pensa diversamente non può essere altro che uno di loro, dei comunisti, anzi dei "comunisti dei comunisti". Fa Benone Minzolini a materializzarsi nel suo Tg per spiegare alle casalinghe che manifestare per la libertà di informazione significa voler imporre un odioso regime (sic) e poi potrebbe confondersi per una manifestazione contro il governo, e questo proprio è incomprensibile visto che questo governo è uno tra i più liberali degli ultimi 150 anni.

Hanno ragione loro. E soprattutto ha ragione il nostro presidente del consiglio quando dice che questa manifestazione è una farsa. Sono d'accordo. Al cento per cento. Non fosse altro per quei pochi che vi hanno aderito credendoci veramente. Roberto Saviano su tutti. Questa manifestazione, tutto sommato, è una farsa. Una farsa perchè nessuno dei partecipanti sa esattamente perchè è sceso in piazza. Perchè la piazza è piena di bandiere del PD? Cosa c'entra il PD con la libertà di stampa? E che faccia può aver il PD di lamentarsi del regime berlusconiano quando, nel momento in cui c'era la possibilità di incenerire una delle leggi più criminose degli ultimi anni e di far cadere il governo, si è liquefatto in massa? Che faccia può avere il PD di lamentarsi del bavaglio quando un anno fa a piazza Navona una manifestazione analoga è stata disertata perchè bisognava ancora "dialogare" con Berlusconi? E, soprattutto, che faccia ha Repubblica, ad indire tale manifestazione solo dopo che Berlusconi gli ha fatto una causa milionaria per una decina di domande sulle sue frequentazioni private?

Dov'erano tutti quei giornalisti che oggi reclamano libertà e indipendenza quando entrava in vigore l'anno scorso la legge-bavaglio? Dov'erano i direttori e vicedirettori di Repubblica quando Travaglio e Di Pietro denunciavano questo sfacelo? Dov'erano quando Grillo radunava in piazza trecentomila persone per protestare contro l'asservimento della stampa al potere? Ve lo dico io dov'erano. Erano chiusi in redazione a scrivere editoriali al vetriolo contro Travaglio (vi ricordate la campagna calunniosa di D'Avanzo sulle presunte vacanze di Travaglio pagate da un boss della mafia?). Erano chiusi in redazione a scrivere editoriali al vetriolo contro Di Pietro (vi ricordate le parole schifate di Massimo Giannini dopo la manifestazione di Piazza Navona?). Erano chiusi in redazione a scrivere editoriali al vetriolo contro Grillo (vi ricordate le bordate altisonanti di Eugenio Scalfari?).

Bene. Hanno coperto per anni le porcate di Berlusconi. Hanno crocifisso con ogni insulto possibile e immaginabile (giustizialisti, qualunquisti, populisti, demagoghi, antipolitici) chiunque non si allineasse all'idea di dialogare col governo. Hanno coperto i poteri forti, dal presidente della Repubblica al presidente del Csm, mentre facevano scempio di intere procure, diffondendo notizie false e fuorvianti e avallando senza batter ciglio tutte le leggi porcata varate all'unisono dal Parlamento. Ora, d'un tratto, si sono svegliati. Rivendicano libertà. Rivendicano il loro spazio.

Per darvi un'idea, vi propongo due frasi di Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica, la prima datata 29 gennaio 2009 e la seconda datata 3 ottobre 2009. Fate voi il confronto.

"Di Pietro, nella sua foga populista, sbaglia totalmente il bersaglio. Lo sbaglia sul piano istituzionale (...) e cade ancora una volta nella furia giustizialista, e a tratti un po' qualunquista, del girotondismo e del grillismo".

"Un'opposizione seria e strutturata, consapevole di questo, avrebbe fatto una battaglia campale contro questa vergognosa amnistia mascherata. Avrebbe "investito" sui mal di pancia dei diffidenti del partito del premier e dei dissidenti dell'ex partito di Fini e avrebbe fatto quadrato con l'Idv".

Avrebbe fatto quadrato con l'Idv? Ma dai? Davvero?

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Beata ingenuità. La stessa che ha assalito quei temerari che ancora raccolgono firme per degli appelli al capo dello stato affinchè eviti di apporre la sua firma augusta sul decreto legge sulla sicurezza che include l'abominio etico e giuridico del cosiddetto "scudo fiscale". Beata ingenuità quella di uno sprovveduto cittadino che avvicinandosi a Napolitano l'ha supplicato di non firmare: "Lo faccia per la gente onesta!". A sentire quella parola (gente onesta), Napolitano si è rabbuiato e ha preso a male parole il poveretto facendogli seduta stante una lezione di diritto costituzionale e spiegandogli che è inutile che lui non firmi tanto poi quelli la votano un'altra volta tale e quale e lui la deve firmare lo stesso, quindi che me lo chiedete a fare? Lo sprovveduto cittadino è rimasto basito da cotanta spiegazione.

Un presidente della Repubblica che ammette in pubblico che i delicati sistemi di garanzia imposti dai padri costituenti altro non sono che pagliacciate che fanno perder tempo. Io non so se vi rendete conto della gravità di una tale affermazione: io firmo perchè tanto alla fine dovrei firmare lo stesso. Denota una mancanza assoluta di responsabilità civica nelle vesti del supremo garante della Costituzione. E' possibile che un capo dello stato scenda a formulare certe argomentazioni, più consone ad una discussione da bar che ad una carica istituzionale? Non sa Napolitano che l'atto formale di non firmare una legge porcata rappresenta un segnale fortissimo lanciato al Parlamento? Qualcosa che i padri costituenti avevano previsto con oculatezza? E allora cosa ci sta a fare al Quirinale? Davvero pensa di essere solo un passacarte? E' questa la considerazione che Napolitano ha della più alta carica istituzionale?

E cosa dire dello sconcertante annuncio che avrebbe firmato la legge prima ancora che il Parlamento l'aveva approvata? Forse per convincere quei pochi parlamentari dissidenti che il proprio voto contrario non sarebbe servito a niente? E' qualcosa di gravissimo, mai visto nella storia repubblicana, che fa saltare tutto quel sistema di "pesi e contrappesi", come ama definirli D'Alema, che stanno alla base del sistema democratico.

Napolitano ha dimostrato di essere pronto a firmare di tutto. Non si è mai posto problemi di sorta. Davvero qualcuno ancora crede che un appello con venti mila firme gli possa far cambiare idea?

Beata ingenuità.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

stavolta io c'ero. è inutile che ti riscrivo come l'ho vissuta. vai sul mio blog e leggi lì...

:D

gianluigi ha detto...

Caro Federico i tuoi post sono imperdibili, acuti e documentati e le tue analisi sempre istruttive.
Hai parlato in quest'ultimo dell'ingenuità dei cittadini onesti ed hai accennato all'inesistenza dell'opposizione.
Non hai fatto ipotesi però sul fatto che, pur avendo nelle mani la sorte del Governo nella votazione sullo scudo fiscale, il PD ha rinunciato a mandare tutti a casa
non sfruttando, secondo me volutamente, questa opportunità.
Che sia perché non sono ancora completi gli accordi tra Casini D'Alema Fini e Letta sul ruolo del Pesidente Pd nel nuovo governo?
Oppure Max sa che la ritorsione di Berlusconi sarebbe stata devastante per lui se avesse votato palesemente contro?
Oppure sono interessati anche in tutto il Pd alla ripulitura di capitali sporchi e gli va bene così?

Federico ha detto...

Caro Gianluigi,
secondo me: la prima che hai detto. Al PD non credo che vadano a genio delle elezioni anticipate "così anticipate". E' assolutamente impreparato. I giochi di potere al suo interno non sono ancora definiti. Il fatto di aver salvato il governo Berlusconi è chiaramente un atto volontario e ben ponderato.
La cosa comica è poi sentirli dire che è grazie a Di pietro che Berlusconi continuerà a governare per altri 50 anni. Mah..