E' passato esattamente un mese da quel maledetto 6 aprile che si è portato via una regione intera, case, ospedali, chiese, scuole e con sè anche centinaia di anime disgraziate, col solo torto di trovarsi a dormire nel posto sbagliato al momento sbagliato. E' passato solo un mese e, come prevedibile, i riflettori sulle macerie si sono completamente spenti. La schiera di giornalisti con la bava alla bocca, assatanati, alla ricerca estenuante del sangue, della lacrima, dell'orsacchiotto impolverato si sono improvvisamente ritirati su ordine dei propri editori. Non c'è più lacrima che si possa spremere, ne c'è più goccia di sangue che si possa versare per soddisfare la morbosità del pubblico. Il terremoto, lasciato alla sua squallida normalità di disastro e vite distrutte, ormai non fa più notizia: la "normalizzazione" fa calare il sipario. Le decine di migliaia di sfollati che si arrabattano tra una tenda e una macchina, sottoposti al freddo e alle intemperie, sono tornati ad essere come d'incanto parte integrante della schiera dei "vinti", delle cui storie l'Italia è piena e a cui va ogni tanto, ma sempre più sporadicamente, il nostro pensiero, compassionevole, ormai distaccato.
Nel frattempo sono scoppiate altre due emergenze molto più gravi. Che poi è una sola, declinata in due modi differenti: la febbre suina, intesa nel senso del maiale, e la febbre suina, intesa nel senso delle "pulsioni irrefrenabili" del nostro presidente del consiglio. Cosa che, per inciso, ha fatto sbroccare la Veronica e ha fatto andare in estasi il nostro Vespa, che aveva già pronto il plastico della discoteca dove si sarebbe svolta la festa incriminata della neodiciottenne e che ha utilizzato il servizio pubblico per lasciar sfogare un marito contro la propria moglie. Che quel marito fosse anche il presidente del consiglio è un dettaglio del tutto trascurabile. Ma tant'è. Il 33% di share gli ha dato ragione. Un Italiano su tre inebetito davanti al one man show.
Mentre dunque l'Italia dibatte sul fatto che il divorzio tra i due sia da considerarsi o meno un evento di dominio pubblico e mentre Berlusconi, dopo aver spiattellato davanti a 60 milioni di Italiani le proprie beghe famigliari facendo un uso quanto meno imbarazzante del servizio pubblico e dopo aver venduto alla stampa scandalistica foto taroccate della festa napoletana, afferma soddisfatto di aver "gestito con classe la separazione", passano via, colpevolmente trascurate dall'opposizione, notizie di fondamentale importanza. Come, ad esempio, il decreto legge numero 39 in materia di norme eccezionali per far fronte all'emergenza Abruzzo e alla sua ricostruzione. Berlusconi ci ha speso la faccia, e non solo, su una pronta ricostruzione della regione. Come a Napoli, sommersa dai rifiuti, aveva detto che sarebbero tornati a spuntare i fiori dai cassonetti, così, ballando allegramente sui morti, tra una battuta oscena e l'altra, tra un tentativo di palpata e l'altro, fantasticava di new town e L'Aquila 2 la vendetta, sul modello della sua Milano2, "la città dei numeri uno".
Peccato che, dopo aver letto attentamente il decreto, ai terremotati è dapprima venuto un tuffo al cuore, poi ha cominciato a montare la rabbia. Perchè l'ennesima truffa, l'ennesimo spot pubblicitario si è materializzato davanti ai loro occhi. A tutti, più o meno, era chiaro che in Italia non ci fosse una lira per la ricostruzione: non c'era una lira prima del terremoto, figuriamoci dopo. Ma un conto è prospettare agli sfollati una realtà inevitabilmente dura, ma obiettiva, un conto è prenderli bellamente per il culo, sfruttando la loro debolezza, la loro condizione di bisogno disperato e la loro buona fede per accalappiare voti e poi lasciarli lì, nella loro miseria, ad arrangiarsi.
Perchè questo è quello che sta succedendo. Se nei prossimi giorni il testo del decreto non verrà modificato da opportuni emendamenti, per l'Abruzzo sarà un disastro. Forse più grande di quello lasciato dalle scosse di terremoto. Ci sono tanti punti oscuri nel decreto. Vorrei soffermarmi su quattro in particolare.
Il primo riguarda i soldi freschi messi a disposizione da Tremonti per la costruzione delle prime abitazioni di emergenza. Si tratta di 700 milioni di euro. Saranno impiegati un due tranches: 400 entro la fine del 2009 e 300 nella primavera del 2010. Il decreto definisce queste dimore provvisorie "a durevole utilizzazione". Cosa significa, si chiedono allarmati gli sfollati? E' più che concreto lo spettro di doversi abituare a vivere in queste casette di legno per anni e anni a venire. La prospettiva di tornare nelle proprie case, quelle vere, di vedere L'Aquila risorgere dalle proprie ceneri, si sta definendo in queste ore sempre più come una chimera.
Tanto più che qui finiscono i soldi veri. Tutte le fantasmagoriche promesse recitate a favore di telecamera si sono ridotte a questo misero provvedimento che, lungi dall'essere provvisorio, stiamone certi, formalizzerà lo status quo da sfollati ad aeternum. E qui arriviamo al secondo punto. Dove sono finiti tutti quei miliardi di euro che erano stati annunciati? Si era parlato di qualcosa come 13 miliardi di euro per la ricostruzione completa. Erano evidentemente soldi finti. E il governo non prova vergogna nel metterlo nero su bianco. Se si va a guardare l'articolo 18 del decreto alla voce "Copertura finanziaria" e si fanno le somme con una semplice calcolatrice si scoprirà che l'ammontare dei finanziamenti statali si aggira attorno a poco meno di 5 miliardi di euro. Ma la beffa più atroce è che quei soldi verranno spalmati nell'arco di 25 anni! Avete capito bene: i terremotati finiranno di ricevere i finanziamenti nel 2033. Una data francamente ridicola, a fronte delle dichiarazioni di un presidente del consiglio, che giocando come al solito con le parole, prometteva un ritorno alla normalità nel giro di qualche mese.
Il terzo punto è che questi fantomatici miliardi di euro non esistono. C'è scritto nel decreto. Ora come ora, non ci sono. Per recuperarli, il governo si impegnerà ad indire giochi a premi e lotterie. Non sto scherzando. Tutta la copertura finanziaria è basata su ricavi aleatori provenienti da Lotto, Enalotto, estrazioni e slot machines. Sembra una pagliacciata inconcepibile, invece è l'unica soluzione che questo governo ha trovato. Il futuro dei terremotati è letteralmente nelle mani di una roulette, che assomiglia sempre di più ad una roulette russa. Per non perderci completamente la faccia, il governo ha anche inserito un comma in cui si dice che parte dei soldi verranno recuperati dalla lotta all'evasione fiscale. Un ritornello ormai stantio, buono per ogni occasione. Quando non si sa dove recuperare la moneta, si parla di una non ben definita lotta all'evasore. Peccato che non ci sia una, dico una spiegazione di come tale contrasto all'evasione verrà messo in atto.
I cittadini abruzzesi sono giustamente in allarme e sul piede di guerra. Leggete la lettera che questa donna ha recapitato al Messaggero per farvi un'idea dell'inganno mostruoso e del raggiro a cui sono stati sottoposti i terremotati, che solo ora cominciano a prenderne coscienza. Hanno capito benissimo che questo decreto è un chiaro segnale alla popolazione disagiata: noi vi diamo soccorso per i primi aiuti, al resto dovrete pensare voi, perchè qui "nun c'è 'na lira". Si sentono abbandonati dallo Stato e ne hanno tutte le ragioni. Tanto più che sta montando lo spettro del vortice infinito dei mutui.
E qui arriviamo al quarto e ultimo punto. Per la ricostruzione vera, quella delle case in muratura, non in legno, il governo ha stabilito che il tetto massimo di spesa per ogni abitazione sarà di 150 mila euro. Ora, anche un non addetto ai lavori capisce che 150 mila euro bastano giusto giusto per tirar su una casa popolare e non certo per rimettere in piedi le più di 1000 case del centro storico de L'Aquila, dal valore elevatissimo. Come risponde lo Stato di fronte a questo problema? Ti dice: arrangiati. Se ti bastano quei soldi buon per te, se non ti bastano accenditi un mutuo, a tasso agevolato si intende! Ma la beffa più atroce è che di quei 150 mila euro lo Stato è disposto a metterne solo un terzo a fondo perduto. I restanti due terzi ce li dovranno mettere i privati cittadini, sempre grazie a dei mutui a tasso agevolato si intende!
Gli Aquilani sono allibiti di fronte ad una tale prospettiva. Temono giustamente di doversi vendere l'anima alle banche, in particolare ad una società, la Fintecna (tenete bene a mente questo nome), che compare come unica società autorizzata dal governo ad offrire dei mutui. Il sindaco de L'Aquila, Massimo Caliente, quello che prima del terremoto aveva mandato una lettera alla Presidenza del Consiglio dei Ministri informandolo sullo stato di emergenza della zona e chiedendo l'immediato intervento dello Stato, senza per altro ricevere alcuna risposta, ha già definito "sempre più oscuro" il ruolo di questa Fintecna, che di fatto, "rilevando gli immobili diventerà il primo azionista del Comune".
Che vantaggio ne trae il governo a svendere un'intera regione ad una società finanziaria? Chi controlla Fintecna? Quali interessi ci stanno dietro? Perchè gli Abruzzaesi sono stati messi nelle condizioni di buttarsi nelle grinfie delle banche? Interrogativi che probabilmente non avranno mai una risposta.
Nel frattempo, se fossi un Abruzzese, comincerei a comprarmi un bel po' di biglietti per la Lotteria di Capodanno.
Nel frattempo sono scoppiate altre due emergenze molto più gravi. Che poi è una sola, declinata in due modi differenti: la febbre suina, intesa nel senso del maiale, e la febbre suina, intesa nel senso delle "pulsioni irrefrenabili" del nostro presidente del consiglio. Cosa che, per inciso, ha fatto sbroccare la Veronica e ha fatto andare in estasi il nostro Vespa, che aveva già pronto il plastico della discoteca dove si sarebbe svolta la festa incriminata della neodiciottenne e che ha utilizzato il servizio pubblico per lasciar sfogare un marito contro la propria moglie. Che quel marito fosse anche il presidente del consiglio è un dettaglio del tutto trascurabile. Ma tant'è. Il 33% di share gli ha dato ragione. Un Italiano su tre inebetito davanti al one man show.
Mentre dunque l'Italia dibatte sul fatto che il divorzio tra i due sia da considerarsi o meno un evento di dominio pubblico e mentre Berlusconi, dopo aver spiattellato davanti a 60 milioni di Italiani le proprie beghe famigliari facendo un uso quanto meno imbarazzante del servizio pubblico e dopo aver venduto alla stampa scandalistica foto taroccate della festa napoletana, afferma soddisfatto di aver "gestito con classe la separazione", passano via, colpevolmente trascurate dall'opposizione, notizie di fondamentale importanza. Come, ad esempio, il decreto legge numero 39 in materia di norme eccezionali per far fronte all'emergenza Abruzzo e alla sua ricostruzione. Berlusconi ci ha speso la faccia, e non solo, su una pronta ricostruzione della regione. Come a Napoli, sommersa dai rifiuti, aveva detto che sarebbero tornati a spuntare i fiori dai cassonetti, così, ballando allegramente sui morti, tra una battuta oscena e l'altra, tra un tentativo di palpata e l'altro, fantasticava di new town e L'Aquila 2 la vendetta, sul modello della sua Milano2, "la città dei numeri uno".
Peccato che, dopo aver letto attentamente il decreto, ai terremotati è dapprima venuto un tuffo al cuore, poi ha cominciato a montare la rabbia. Perchè l'ennesima truffa, l'ennesimo spot pubblicitario si è materializzato davanti ai loro occhi. A tutti, più o meno, era chiaro che in Italia non ci fosse una lira per la ricostruzione: non c'era una lira prima del terremoto, figuriamoci dopo. Ma un conto è prospettare agli sfollati una realtà inevitabilmente dura, ma obiettiva, un conto è prenderli bellamente per il culo, sfruttando la loro debolezza, la loro condizione di bisogno disperato e la loro buona fede per accalappiare voti e poi lasciarli lì, nella loro miseria, ad arrangiarsi.
Perchè questo è quello che sta succedendo. Se nei prossimi giorni il testo del decreto non verrà modificato da opportuni emendamenti, per l'Abruzzo sarà un disastro. Forse più grande di quello lasciato dalle scosse di terremoto. Ci sono tanti punti oscuri nel decreto. Vorrei soffermarmi su quattro in particolare.
Il primo riguarda i soldi freschi messi a disposizione da Tremonti per la costruzione delle prime abitazioni di emergenza. Si tratta di 700 milioni di euro. Saranno impiegati un due tranches: 400 entro la fine del 2009 e 300 nella primavera del 2010. Il decreto definisce queste dimore provvisorie "a durevole utilizzazione". Cosa significa, si chiedono allarmati gli sfollati? E' più che concreto lo spettro di doversi abituare a vivere in queste casette di legno per anni e anni a venire. La prospettiva di tornare nelle proprie case, quelle vere, di vedere L'Aquila risorgere dalle proprie ceneri, si sta definendo in queste ore sempre più come una chimera.
Tanto più che qui finiscono i soldi veri. Tutte le fantasmagoriche promesse recitate a favore di telecamera si sono ridotte a questo misero provvedimento che, lungi dall'essere provvisorio, stiamone certi, formalizzerà lo status quo da sfollati ad aeternum. E qui arriviamo al secondo punto. Dove sono finiti tutti quei miliardi di euro che erano stati annunciati? Si era parlato di qualcosa come 13 miliardi di euro per la ricostruzione completa. Erano evidentemente soldi finti. E il governo non prova vergogna nel metterlo nero su bianco. Se si va a guardare l'articolo 18 del decreto alla voce "Copertura finanziaria" e si fanno le somme con una semplice calcolatrice si scoprirà che l'ammontare dei finanziamenti statali si aggira attorno a poco meno di 5 miliardi di euro. Ma la beffa più atroce è che quei soldi verranno spalmati nell'arco di 25 anni! Avete capito bene: i terremotati finiranno di ricevere i finanziamenti nel 2033. Una data francamente ridicola, a fronte delle dichiarazioni di un presidente del consiglio, che giocando come al solito con le parole, prometteva un ritorno alla normalità nel giro di qualche mese.
Il terzo punto è che questi fantomatici miliardi di euro non esistono. C'è scritto nel decreto. Ora come ora, non ci sono. Per recuperarli, il governo si impegnerà ad indire giochi a premi e lotterie. Non sto scherzando. Tutta la copertura finanziaria è basata su ricavi aleatori provenienti da Lotto, Enalotto, estrazioni e slot machines. Sembra una pagliacciata inconcepibile, invece è l'unica soluzione che questo governo ha trovato. Il futuro dei terremotati è letteralmente nelle mani di una roulette, che assomiglia sempre di più ad una roulette russa. Per non perderci completamente la faccia, il governo ha anche inserito un comma in cui si dice che parte dei soldi verranno recuperati dalla lotta all'evasione fiscale. Un ritornello ormai stantio, buono per ogni occasione. Quando non si sa dove recuperare la moneta, si parla di una non ben definita lotta all'evasore. Peccato che non ci sia una, dico una spiegazione di come tale contrasto all'evasione verrà messo in atto.
I cittadini abruzzesi sono giustamente in allarme e sul piede di guerra. Leggete la lettera che questa donna ha recapitato al Messaggero per farvi un'idea dell'inganno mostruoso e del raggiro a cui sono stati sottoposti i terremotati, che solo ora cominciano a prenderne coscienza. Hanno capito benissimo che questo decreto è un chiaro segnale alla popolazione disagiata: noi vi diamo soccorso per i primi aiuti, al resto dovrete pensare voi, perchè qui "nun c'è 'na lira". Si sentono abbandonati dallo Stato e ne hanno tutte le ragioni. Tanto più che sta montando lo spettro del vortice infinito dei mutui.
E qui arriviamo al quarto e ultimo punto. Per la ricostruzione vera, quella delle case in muratura, non in legno, il governo ha stabilito che il tetto massimo di spesa per ogni abitazione sarà di 150 mila euro. Ora, anche un non addetto ai lavori capisce che 150 mila euro bastano giusto giusto per tirar su una casa popolare e non certo per rimettere in piedi le più di 1000 case del centro storico de L'Aquila, dal valore elevatissimo. Come risponde lo Stato di fronte a questo problema? Ti dice: arrangiati. Se ti bastano quei soldi buon per te, se non ti bastano accenditi un mutuo, a tasso agevolato si intende! Ma la beffa più atroce è che di quei 150 mila euro lo Stato è disposto a metterne solo un terzo a fondo perduto. I restanti due terzi ce li dovranno mettere i privati cittadini, sempre grazie a dei mutui a tasso agevolato si intende!
Gli Aquilani sono allibiti di fronte ad una tale prospettiva. Temono giustamente di doversi vendere l'anima alle banche, in particolare ad una società, la Fintecna (tenete bene a mente questo nome), che compare come unica società autorizzata dal governo ad offrire dei mutui. Il sindaco de L'Aquila, Massimo Caliente, quello che prima del terremoto aveva mandato una lettera alla Presidenza del Consiglio dei Ministri informandolo sullo stato di emergenza della zona e chiedendo l'immediato intervento dello Stato, senza per altro ricevere alcuna risposta, ha già definito "sempre più oscuro" il ruolo di questa Fintecna, che di fatto, "rilevando gli immobili diventerà il primo azionista del Comune".
Che vantaggio ne trae il governo a svendere un'intera regione ad una società finanziaria? Chi controlla Fintecna? Quali interessi ci stanno dietro? Perchè gli Abruzzaesi sono stati messi nelle condizioni di buttarsi nelle grinfie delle banche? Interrogativi che probabilmente non avranno mai una risposta.
Nel frattempo, se fossi un Abruzzese, comincerei a comprarmi un bel po' di biglietti per la Lotteria di Capodanno.
4 commenti:
Purtroppo è una situazione complicata e sinceramente era prevedibile andasse a finire cosi'.
Considerando che il debito pubblico italiano è estremamente elevato, dove si potrebbero prendere i soldi per risollevare una intera regione?
Ritengo che il pezzo sollevi delle questioni piuttosto interessanti, tuttavia penso anche che la soluzione di reclutare soldi da lotterie e giochi non sia da scartare del tutto.
Hai ragione, il problema è che quella è l'UNICA forma di sovvenzionamento a cui il governo è riuscito a pensare. A parte la sempre molto vaga lotta all'evasione. Il problema è che non si possono illudere i cittadini e poi sostanzialmente dire: arrangiatevi. Si sarebbe dovuto seguire il modello del Fiuli in cui lo Stato ha ripagato per intero la ricostruzione, che per questo è stata veloce ed efficiente. E ' una questione di priorità: uno Stato che si rispetti dovrebbe avere il coraggio di mettere da parte molte opere faraoniche inutili e assicurare in qualsiasi modo la completa copertura economica ai terremotati. Qui invece sembra proprio che siano quei poveri disgraziati a doverci mettere i soldi. Cornuti e mazziati.
Ma cominciare a far fuori una per una le banche private, a distruggere la BCE e la Banca d'Italia e riappropriarci della sovranità monetaria no???
Comunque... Federico 13 miliardi di euro te lo dico io come sono stati spesi...
PER GLI AEREI GIOCATTOLO DI LA RUSSA!!!
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/bollet/200904/0408/html/04/allegato.htm
E poi la parola a Crosetto "Nessuna ricaduta sui terremotati."
ma noooooooo!
http://it.peacereporter.net/articolo/15180/La+voce+della+Difesa+sugli+F-35
scusa sono alquanto nervoso!!!
Caro Stefano,
lo so bene. Ne avevo parlato anch'io all'inizio di un post un po' di tempo fa. Quei bombardieri nuovi di pacca gridano ancora vendetta..
Posta un commento