Alzi la mano chi pensava che il Tg1 potesse peggiorare dopo la dipartita di Gianni Riotta, l'ammericano de noartri, quello che si era laureato in giornalismo alla Columbia University, aveva insegnato a Princeton ed era infine approdato in Italia alla più modesta direzione del telegiornale della rete ammiraglia RAI per dispensare a noi pubblico italiano tutto il suo sapere e illuminarci con tutta l'esperienza acquisita in materia.
Riotta poi passò alla storia come colui che ritoccò la platea vuota di fronte a cui parlava Silvio Berlusconi facendola sembrare piena di persone entusiastiche e plaudenti. Passò alla storia come colui che riuscì a dire che il New York Times, in un editoriale di fuoco contro la politica italiana piena di personaggi corrotti e condannati, "criticava anche lo stesso Beppe Grillo", organizzatore del primo Vday, quando in realtà Grillo veniva citato come unica voce libera e fuori dal coro. Passò alla storia come colui che permise a Silvio Berlusconi, seduto in diretta nello studio del Tg1 accanto a lui, di insultare e calunniare la figura di Enzo Biagi, che Riotta mai si è stancato di definire "suo maestro". Biagi all'epoca, per sfortuna di Riotta, era già morto e non potè replicare al vile attacco. Il suo fantomatico "allievo", invece, non corse in suo aiuto, ma tacque, lasciando che lo scempio delle menzogne volassero attraverso l'etere. Senza fiatare.
Ma questa ormai è storia. Ripeto: alzi la mano chi pensava che il Tg1 potesse peggiorare dopo cotanto schifo. Obiettivamente non credevo che si potesse fare peggio in termini di servilismo e asservimento al potere. Mi sbagliavo. Augusto Minzolini, neodirettore fresco di nomina, proveniente dalla direzione della Stampa, con cui ha collaborato per quasi vent'anni, è riuscito nell'immane impresa di far impallidire perfino il suo predecessore.
Mentre sui principali giornali infuriava la polemica sull'ultimo scandalo che coinvolgeva il presidente del consiglio, mentre sulla rete rimbalzavano le interviste delle mignotte che raccontavano nel dettaglio i particolari più intimi dei loro incontri con Silvio Berlusconi nella residenza di Stato di Palazzo Grazioli, mentre un'inchiesta ufficiale veniva aperta e confermata dai magistrati di Bari sull'ipotesi di vari tipi di reato che vanno dall'induzione alla prostituzione, alla corruzione, al traffico di droga, l'80% della televisione italiana decideva di oscurare completamente la notizia. Qualche accenno trapelava solo grazie al Tg3.
Un silenzio pauroso, irreale, grottesco. E a capitanare lo stuolo dei telegiornali omertosi troviamo il Tg1 di Augusto Minzolini. Perchè non è che la notizia è stata spostata in decima posizione e relegata ad un trafiletto, come si usa fare quando si vuole nascondere qualcosa di troppo compromettente (vedi condanna dell'avvocato David Mills). No. Questa volta la notizia proprio è scomparsa dai media. Volatilizzata. Cancellata. Ridotta a realtà virtuale. Perciò inesistente. Non un accenno, non una parola. Nemmeno di sfuggita. Buio totale. Per giorni e giorni. Roba da far apparire le veline del Min.Cul.Pop. giochini per dilettanti.
Non ricordo, pur nello scempio di un'informazione totalmente manipolata e deformata, che si sia mai osato tanto. Che si sia addirittura arrivati a cancellare dall'etere una notizia intera. Minzolini (e i suoi compari, direttori di Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto) l'ha fatto. Con spavalderia. Senza provare un minimo di vergogna. Con il risultato che milioni di Italiani si sono recati alle urne in questo ultimo weekend completamente ignari delle scandalose rivelazioni che arrivavano da Bari e che inguaiavano pesantemente il presidente del consiglio. Una tornata elettorale, dunque, palesemente falsata da un'informazione reticente e mutilata. Se consideriamo che uno studio recente ha mostrato come circa il 75% degli Italiani utilizzino esclusivamente la televisione come fonte di informazione e se consideriamo che l'80% della televisione è in mano a Silvio Berlusconi, si può a buon diritto parlare in questo caso di "circonvenzione di incapaci". Una massa di elettori italiani gaudenti che credono di andare ad esprimere il proprio voto libero e non si accorgono invece di vivere in un grande Truman Show in cui gli vengono fatte sapere e credere solo certe determinate cose.
Poi, dopo aver taciuto per giorni, Minzolini, ieri sera, ha deciso di parlare. Per raccontare la sua verità. Probabilmente gli saranno arrivate all'orecchio le lamentele di migliaia di internauti scandalizzati dal comportamento omertoso e francamente inconcepibile che il Tg1, telegiornale di punta del servizio pubblico, ha mantenuto su questo argomento. Con una coda di paglia discretamente voluminosa e una faccia tosta mica da ridere, è apparso sui teleschermi della Rai e ha rubato ai telespettatori la bellezza di 1 minuto e 35 secondi per spiegare il perchè della sua scelta editoriale. Il perchè del suo silenzio.
Ascoltiamo la sua lezione di giornalismo. Che nemmeno Riotta si sarebbe sognato.
Non fa tempo ad aprire bocca che si sbugiarda da solo. Apre infatti dicendo: "Ad urne chiuse, ...". Come a dire: il Tg1 non ha voluto influenzare il voto degli Italiani. Ora che le urne sono chiuse, si può parlare dello scandalo. Basterebbero queste tre parole ("Ad urne chiuse") per capire cosa intenda il neodirettore del Tg1 per libertà di informazione: la libertà di non scalfire il consenso del padrone. Da quando in qua un giornalista libero deve preoccuparsi dell'effetto che una certa notizia farà sull'elettorato? Da quando in qua un direttore di telegiornale libero mostra degli interessi sui risultati politici delle elezioni? Da quando in qua la concomitanza di elezioni costituisce un discrimine per la pubblicazione di una notizia? Non dovrebbe l'unico metro di giudizio essere l'interesse che quella determinata notizia suscita nell'opinione pubblica? E' una notizia interessante per l'opinione pubblica? Sì? Bene: la notizia si pubblica. No? Bene: la notizia è scartata. Evidentemente Minzolini ha ritenuto che gli Italiani non fossero interessati a sapere che esistono delle indagini in corso per accertare se il presidente del consiglio è implicato nella compravendita di ragazzine, in un giro di corruzione e appalti truccati. Evidentemente Minzolini ha ritenuto che gli Italiani non fossero interessati a sapere che il loro presidente del consiglio è sotto ricatto da parte di una mignotta, che Berlusconi ha invitato a Palazzo Grazioli sotto lauto compenso, che ha portato a letto e a cui aveva promesso aiuti per le sue imprese e perfino una candidatura alle Europee.
Minzolini continua spiegando che il "Tg1 ha assunto una posizione prudente sull'ultimo gossip, sull'ultimo pettegolezzo del momento, le famose cene, feste o chiamatele come vi pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi". Notate la finezza del linguaggio che, con poche parole, riesce a stravolgere completamente la realtà dei fatti. Il silenzio più totale è definito atteggiamento "prudente", l'inchiesta della procura di Bari è definita "gossip, pettegolezzo", il giro di mignotte pagate a botte di 2000 euro alla volta vengono trasformate in innocenti "cene o feste, o chiamatele come vi pare". Ecco Minzolini, io infatti le chiamo come mi pare. Con il loro nome: bordelli di Stato.
Minzolini continua la sua lezione con una cantilena che sa di stantio. Sembra quasi una voce robotizzata. Recita. E molto male, per giunta. Non fa le pause giuste, spezza le frasi a metà. Dà l'impressione di stare leggendo un comunicato non scritto da lui e di cui non capisce neanche bene il senso. E forse è così. Mi piace pensare che sia così. Farebbe di certo più bella figura.
Dice che il motivo del silenzio del Tg1 è "semplice" da capire. Questa è infatti una storia "piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali: non esiste ancora una notizia certa, nè un'ipotesi di reato che coinvolga il presidente del consiglio o i suoi collaboratori". Da quando in qua i giornalisti sono tenuti a decidere sull'attendibilità dei testimoni che compaiono in un inchiesta? Non dovrebbe essere quello un compito che spetta ai magistrati? Non dovrebbe bastare ad un giornalista sapere semplicemente che l'autorità giudiziaria ha aperto un'inchiesta sulla base di quelle testimonianze ritenendole evidentemente credibili? Non capisce Minzolini che il fatto che esistano dei "rancori personali" dietro quelle testimonianze non significhi necessariamente che quelle testimonianze siano fasulle, ma anzi dimostrano verosimilmente la posizione indecente di un premier ricattabile e ricattato? Cosa intende Minzolini per "notizia certa"? Forse che sono degne di pubblicazione solo notizie certificate dalla Cassazione? E ancora. Cosa intende Minzolini per "collaboratori" del presidente del consiglio? Quelli che gli gestivano il giro di mignotte? Perchè se è così, Minzolini, forse tu non te ne sei accorto, ma quelli, sì, sono sotto indagine.
Appunto: le indagini. Che ne pensa Minzolini? Per lui sono solo "semplici ipotesi", puri "chiacchiericci". Da quando in qua un giornalista libero ha il diritto di nascondere l'apertura di un indagine che coinvolge pesantemente il primo ministro italiano semplicemente perchè, a sua personale discrezione, trattasi di "chiacchiericcio"? Aggiunge che molto spesso questi chiacchiericci vengono poi usati per "strumentalizzazioni politiche o interessi economici". Verissimo. Ma cosa c'entra? Perchè mai un giornalista libero dovrebbe preoccuparsi delle possibili strumentalizzazioni che la politica farà della notizia? Perchè, ancora una volta, Minzolini è così preoccupato degli effetti politici che la notizia può suscitare? E' compito del giornalista libero autocensurarsi per paura che le notizie da lui fornite vengano strumentalizzate?
Con aria da maestrino Minzolini esemplifica il problema proponendoci il paragone con il "tentativo di colpire il presidente del consiglio di allora Romano Prodi con una foto che ritraeva un suo collaboratore in una situazione definita scabrosa". Si riferisce alla foto di Silvio Sircana, seduto nella sua macchina intento ad abbordare un travone sul marciapiede. Bene. Dunque, secondo il ragionamento di Minzolini, quelle foto non si sarebbero dovute pubblicare, perchè si prestavano a strumentalizzazioni politiche. Da quando in qua un giornalista libero censura del materiale che potrebbe ledere l'immagine di un uomo politico? E' questo allora ciò che intendeva Minzolini quando parlava di atteggiamento "prudente"? Essere prudenti significa evitare di far passare informazioni che in qualche modo possano far perdere consensi al potente di turno?
Parla di "un improvviso moralismo che ha messo sotto i riflettori la vita privata del premier". Da quando in qua un giornalista libero basa la decisione di pubblicare o meno una notizia sulle implicazioni di carattere morale che ne derivano? Da quando in qua compete al giornalista decidere se un comportamento di un uomo pubblico sia morale o meno, e in base a ciò tacere o meno il caso? Non dovrebbe semplicemente limitarsi ad offrire un'informazione all'opinione pubblica, che poi autonomamente deciderà se tale comportamento è morale o no e ne trarrà le dovute conseguenze?
Con un strano sorrisino beffardo Minzolini prosegue la sua lezioncina di giornalismo spiegandoci che "queste strumentalizzazioni, questi processi mediatici non hanno nulla a che vedere con l'informazione del servizio pubblico". Conosce Minzolini la differenza tra il portare avanti un "processo mediatico" (espressione di cui Bettino Craxi ha il copyright) e il cancellare completamente una notizia? Non crede il beffardo Minzolini che possa esistere un giornalismo serio che sappia stare nel mezzo e fare informazione onesta, senza censure nè accanimento? Evidentemente no. Alla scuola di giornalismo deve aver saltato quella lezione.
Sempre con quel sorrisino strafottente stampato sulla faccia, conclude parlando degli eventi a cui invece giustamente il suo Tg1 ha preferito dar risalto. Sono: il piano economico di Obama, il "caso-Iran" (sic) e la vigilia del G8. Con cotanto materiale "sarebbe stato incomprensibile privilegiare polemiche sul gossip nazionale". Ricordo solamente allo strafottente Minzolini di cosa il Tg1 è riuscito a trovar tempo di parlare. Nell'ordine: la tromba d'aria abbattutasi sul litorale a nord di Roma, il pericolo dei pirati nel porto di Napoli, la visita del Papa a Porto Rotondo, la terribile afa che attanaglia il centro Italia, il megaconcerto per l'Abruzzo, i problemi interni della Somalia, gli arresti per pedofilia, la tremenda piaga della creduloneria e della superstizione, il costo delle vacanze in Sardegna, la rinata moda dei viaggi in pullman, l'aumento della coscienza culinaria degli Italiani, la ripresa della caccia alle balene in Islanda, il cartone animato di Obama, le prove di Formula1, la conferenza stampa di Lippi prima della partita con il Brasile. Effettivamente, con questo po' po' di argomenti, sarebbe stato proprio "incomprensibile" parlare dell'indagine di Bari.
Propongo a Minzolini di rileggersi le parole di un grande giornalista del passato che così parlava nell'ottobre del '94: "Abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. Il rinnovamento del Parlamento italiano è un fenomeno anche sociologico di cui la stampa deve dare conto: io non dimentico mai che il mio referente è il lettore e non il politico e che il mio compito è quello di rappresentarlo come è senza mediazioni. Rappresentarlo anche nei suoi aspetti privati? E' giusto frugare nella vita intima di chi ci governa, è utile? Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a Tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico".
Volete sapere chi era questo grande giornalista del passato che osò ai tempi pronunciare queste illuminanti parole? Biagi? Montanelli? Manco per sogno.
Tenetevi forti: si chiamava Augusto Minzolini.
Riotta poi passò alla storia come colui che ritoccò la platea vuota di fronte a cui parlava Silvio Berlusconi facendola sembrare piena di persone entusiastiche e plaudenti. Passò alla storia come colui che riuscì a dire che il New York Times, in un editoriale di fuoco contro la politica italiana piena di personaggi corrotti e condannati, "criticava anche lo stesso Beppe Grillo", organizzatore del primo Vday, quando in realtà Grillo veniva citato come unica voce libera e fuori dal coro. Passò alla storia come colui che permise a Silvio Berlusconi, seduto in diretta nello studio del Tg1 accanto a lui, di insultare e calunniare la figura di Enzo Biagi, che Riotta mai si è stancato di definire "suo maestro". Biagi all'epoca, per sfortuna di Riotta, era già morto e non potè replicare al vile attacco. Il suo fantomatico "allievo", invece, non corse in suo aiuto, ma tacque, lasciando che lo scempio delle menzogne volassero attraverso l'etere. Senza fiatare.
Ma questa ormai è storia. Ripeto: alzi la mano chi pensava che il Tg1 potesse peggiorare dopo cotanto schifo. Obiettivamente non credevo che si potesse fare peggio in termini di servilismo e asservimento al potere. Mi sbagliavo. Augusto Minzolini, neodirettore fresco di nomina, proveniente dalla direzione della Stampa, con cui ha collaborato per quasi vent'anni, è riuscito nell'immane impresa di far impallidire perfino il suo predecessore.
Mentre sui principali giornali infuriava la polemica sull'ultimo scandalo che coinvolgeva il presidente del consiglio, mentre sulla rete rimbalzavano le interviste delle mignotte che raccontavano nel dettaglio i particolari più intimi dei loro incontri con Silvio Berlusconi nella residenza di Stato di Palazzo Grazioli, mentre un'inchiesta ufficiale veniva aperta e confermata dai magistrati di Bari sull'ipotesi di vari tipi di reato che vanno dall'induzione alla prostituzione, alla corruzione, al traffico di droga, l'80% della televisione italiana decideva di oscurare completamente la notizia. Qualche accenno trapelava solo grazie al Tg3.
Un silenzio pauroso, irreale, grottesco. E a capitanare lo stuolo dei telegiornali omertosi troviamo il Tg1 di Augusto Minzolini. Perchè non è che la notizia è stata spostata in decima posizione e relegata ad un trafiletto, come si usa fare quando si vuole nascondere qualcosa di troppo compromettente (vedi condanna dell'avvocato David Mills). No. Questa volta la notizia proprio è scomparsa dai media. Volatilizzata. Cancellata. Ridotta a realtà virtuale. Perciò inesistente. Non un accenno, non una parola. Nemmeno di sfuggita. Buio totale. Per giorni e giorni. Roba da far apparire le veline del Min.Cul.Pop. giochini per dilettanti.
Non ricordo, pur nello scempio di un'informazione totalmente manipolata e deformata, che si sia mai osato tanto. Che si sia addirittura arrivati a cancellare dall'etere una notizia intera. Minzolini (e i suoi compari, direttori di Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto) l'ha fatto. Con spavalderia. Senza provare un minimo di vergogna. Con il risultato che milioni di Italiani si sono recati alle urne in questo ultimo weekend completamente ignari delle scandalose rivelazioni che arrivavano da Bari e che inguaiavano pesantemente il presidente del consiglio. Una tornata elettorale, dunque, palesemente falsata da un'informazione reticente e mutilata. Se consideriamo che uno studio recente ha mostrato come circa il 75% degli Italiani utilizzino esclusivamente la televisione come fonte di informazione e se consideriamo che l'80% della televisione è in mano a Silvio Berlusconi, si può a buon diritto parlare in questo caso di "circonvenzione di incapaci". Una massa di elettori italiani gaudenti che credono di andare ad esprimere il proprio voto libero e non si accorgono invece di vivere in un grande Truman Show in cui gli vengono fatte sapere e credere solo certe determinate cose.
Poi, dopo aver taciuto per giorni, Minzolini, ieri sera, ha deciso di parlare. Per raccontare la sua verità. Probabilmente gli saranno arrivate all'orecchio le lamentele di migliaia di internauti scandalizzati dal comportamento omertoso e francamente inconcepibile che il Tg1, telegiornale di punta del servizio pubblico, ha mantenuto su questo argomento. Con una coda di paglia discretamente voluminosa e una faccia tosta mica da ridere, è apparso sui teleschermi della Rai e ha rubato ai telespettatori la bellezza di 1 minuto e 35 secondi per spiegare il perchè della sua scelta editoriale. Il perchè del suo silenzio.
Ascoltiamo la sua lezione di giornalismo. Che nemmeno Riotta si sarebbe sognato.
Non fa tempo ad aprire bocca che si sbugiarda da solo. Apre infatti dicendo: "Ad urne chiuse, ...". Come a dire: il Tg1 non ha voluto influenzare il voto degli Italiani. Ora che le urne sono chiuse, si può parlare dello scandalo. Basterebbero queste tre parole ("Ad urne chiuse") per capire cosa intenda il neodirettore del Tg1 per libertà di informazione: la libertà di non scalfire il consenso del padrone. Da quando in qua un giornalista libero deve preoccuparsi dell'effetto che una certa notizia farà sull'elettorato? Da quando in qua un direttore di telegiornale libero mostra degli interessi sui risultati politici delle elezioni? Da quando in qua la concomitanza di elezioni costituisce un discrimine per la pubblicazione di una notizia? Non dovrebbe l'unico metro di giudizio essere l'interesse che quella determinata notizia suscita nell'opinione pubblica? E' una notizia interessante per l'opinione pubblica? Sì? Bene: la notizia si pubblica. No? Bene: la notizia è scartata. Evidentemente Minzolini ha ritenuto che gli Italiani non fossero interessati a sapere che esistono delle indagini in corso per accertare se il presidente del consiglio è implicato nella compravendita di ragazzine, in un giro di corruzione e appalti truccati. Evidentemente Minzolini ha ritenuto che gli Italiani non fossero interessati a sapere che il loro presidente del consiglio è sotto ricatto da parte di una mignotta, che Berlusconi ha invitato a Palazzo Grazioli sotto lauto compenso, che ha portato a letto e a cui aveva promesso aiuti per le sue imprese e perfino una candidatura alle Europee.
Minzolini continua spiegando che il "Tg1 ha assunto una posizione prudente sull'ultimo gossip, sull'ultimo pettegolezzo del momento, le famose cene, feste o chiamatele come vi pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi". Notate la finezza del linguaggio che, con poche parole, riesce a stravolgere completamente la realtà dei fatti. Il silenzio più totale è definito atteggiamento "prudente", l'inchiesta della procura di Bari è definita "gossip, pettegolezzo", il giro di mignotte pagate a botte di 2000 euro alla volta vengono trasformate in innocenti "cene o feste, o chiamatele come vi pare". Ecco Minzolini, io infatti le chiamo come mi pare. Con il loro nome: bordelli di Stato.
Minzolini continua la sua lezione con una cantilena che sa di stantio. Sembra quasi una voce robotizzata. Recita. E molto male, per giunta. Non fa le pause giuste, spezza le frasi a metà. Dà l'impressione di stare leggendo un comunicato non scritto da lui e di cui non capisce neanche bene il senso. E forse è così. Mi piace pensare che sia così. Farebbe di certo più bella figura.
Dice che il motivo del silenzio del Tg1 è "semplice" da capire. Questa è infatti una storia "piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali: non esiste ancora una notizia certa, nè un'ipotesi di reato che coinvolga il presidente del consiglio o i suoi collaboratori". Da quando in qua i giornalisti sono tenuti a decidere sull'attendibilità dei testimoni che compaiono in un inchiesta? Non dovrebbe essere quello un compito che spetta ai magistrati? Non dovrebbe bastare ad un giornalista sapere semplicemente che l'autorità giudiziaria ha aperto un'inchiesta sulla base di quelle testimonianze ritenendole evidentemente credibili? Non capisce Minzolini che il fatto che esistano dei "rancori personali" dietro quelle testimonianze non significhi necessariamente che quelle testimonianze siano fasulle, ma anzi dimostrano verosimilmente la posizione indecente di un premier ricattabile e ricattato? Cosa intende Minzolini per "notizia certa"? Forse che sono degne di pubblicazione solo notizie certificate dalla Cassazione? E ancora. Cosa intende Minzolini per "collaboratori" del presidente del consiglio? Quelli che gli gestivano il giro di mignotte? Perchè se è così, Minzolini, forse tu non te ne sei accorto, ma quelli, sì, sono sotto indagine.
Appunto: le indagini. Che ne pensa Minzolini? Per lui sono solo "semplici ipotesi", puri "chiacchiericci". Da quando in qua un giornalista libero ha il diritto di nascondere l'apertura di un indagine che coinvolge pesantemente il primo ministro italiano semplicemente perchè, a sua personale discrezione, trattasi di "chiacchiericcio"? Aggiunge che molto spesso questi chiacchiericci vengono poi usati per "strumentalizzazioni politiche o interessi economici". Verissimo. Ma cosa c'entra? Perchè mai un giornalista libero dovrebbe preoccuparsi delle possibili strumentalizzazioni che la politica farà della notizia? Perchè, ancora una volta, Minzolini è così preoccupato degli effetti politici che la notizia può suscitare? E' compito del giornalista libero autocensurarsi per paura che le notizie da lui fornite vengano strumentalizzate?
Con aria da maestrino Minzolini esemplifica il problema proponendoci il paragone con il "tentativo di colpire il presidente del consiglio di allora Romano Prodi con una foto che ritraeva un suo collaboratore in una situazione definita scabrosa". Si riferisce alla foto di Silvio Sircana, seduto nella sua macchina intento ad abbordare un travone sul marciapiede. Bene. Dunque, secondo il ragionamento di Minzolini, quelle foto non si sarebbero dovute pubblicare, perchè si prestavano a strumentalizzazioni politiche. Da quando in qua un giornalista libero censura del materiale che potrebbe ledere l'immagine di un uomo politico? E' questo allora ciò che intendeva Minzolini quando parlava di atteggiamento "prudente"? Essere prudenti significa evitare di far passare informazioni che in qualche modo possano far perdere consensi al potente di turno?
Parla di "un improvviso moralismo che ha messo sotto i riflettori la vita privata del premier". Da quando in qua un giornalista libero basa la decisione di pubblicare o meno una notizia sulle implicazioni di carattere morale che ne derivano? Da quando in qua compete al giornalista decidere se un comportamento di un uomo pubblico sia morale o meno, e in base a ciò tacere o meno il caso? Non dovrebbe semplicemente limitarsi ad offrire un'informazione all'opinione pubblica, che poi autonomamente deciderà se tale comportamento è morale o no e ne trarrà le dovute conseguenze?
Con un strano sorrisino beffardo Minzolini prosegue la sua lezioncina di giornalismo spiegandoci che "queste strumentalizzazioni, questi processi mediatici non hanno nulla a che vedere con l'informazione del servizio pubblico". Conosce Minzolini la differenza tra il portare avanti un "processo mediatico" (espressione di cui Bettino Craxi ha il copyright) e il cancellare completamente una notizia? Non crede il beffardo Minzolini che possa esistere un giornalismo serio che sappia stare nel mezzo e fare informazione onesta, senza censure nè accanimento? Evidentemente no. Alla scuola di giornalismo deve aver saltato quella lezione.
Sempre con quel sorrisino strafottente stampato sulla faccia, conclude parlando degli eventi a cui invece giustamente il suo Tg1 ha preferito dar risalto. Sono: il piano economico di Obama, il "caso-Iran" (sic) e la vigilia del G8. Con cotanto materiale "sarebbe stato incomprensibile privilegiare polemiche sul gossip nazionale". Ricordo solamente allo strafottente Minzolini di cosa il Tg1 è riuscito a trovar tempo di parlare. Nell'ordine: la tromba d'aria abbattutasi sul litorale a nord di Roma, il pericolo dei pirati nel porto di Napoli, la visita del Papa a Porto Rotondo, la terribile afa che attanaglia il centro Italia, il megaconcerto per l'Abruzzo, i problemi interni della Somalia, gli arresti per pedofilia, la tremenda piaga della creduloneria e della superstizione, il costo delle vacanze in Sardegna, la rinata moda dei viaggi in pullman, l'aumento della coscienza culinaria degli Italiani, la ripresa della caccia alle balene in Islanda, il cartone animato di Obama, le prove di Formula1, la conferenza stampa di Lippi prima della partita con il Brasile. Effettivamente, con questo po' po' di argomenti, sarebbe stato proprio "incomprensibile" parlare dell'indagine di Bari.
Propongo a Minzolini di rileggersi le parole di un grande giornalista del passato che così parlava nell'ottobre del '94: "Abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. Il rinnovamento del Parlamento italiano è un fenomeno anche sociologico di cui la stampa deve dare conto: io non dimentico mai che il mio referente è il lettore e non il politico e che il mio compito è quello di rappresentarlo come è senza mediazioni. Rappresentarlo anche nei suoi aspetti privati? E' giusto frugare nella vita intima di chi ci governa, è utile? Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a Tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico".
Volete sapere chi era questo grande giornalista del passato che osò ai tempi pronunciare queste illuminanti parole? Biagi? Montanelli? Manco per sogno.
Tenetevi forti: si chiamava Augusto Minzolini.
11 commenti:
immediatamente pubblica su agoravox!!!
immediatamente!
:D
finalmente si potrà parlare di editoriali seri!
mitico federico!
Bravissimo Federico
Grazie! Troppo buoni! :D
Grazie Ste per il tuo commento su agoravox! Prima o poi ti dovrò pagare una cena ;)
ma che scherzi???
continua a informare piuttosto...
pelandrone
:D
Ok, ok...hahaha
lo sapevo che avresti sfondato au AgoraVox.
I tuoi articoli possono avere finalmente quella considerazione che meritano.
Devi solo continuare ciò che hai sempre fatto: analizzare, confrontare e scrivere.
Bravo Fede!
;)
la cena la voglio io :D
Ah però. Ma tanto... in un paese che ha elevato a topos la frase : - la coerenza è la virtù degli imbecilli - non ci si poteva aspettare altro che questo.
come si fa a parlare con gente che crede alla tv. COme si fa a dire loro che sono incapaci di intendere e volere se credono alla tv. E' dura cambiare un sistema cosi ben studiato, cosi manipolato.
minchiolini è una delle cose piu brutte che abbia mai visto
http://www.ilballodisanvito.com/2009/06/17/pure-gianni-letta-indagato-per-business-sullimmigrazione-e-non-solo/
Hai detto che Riotta "passò alla storia come colui che ritoccò la platea vuota di fronte a cui parlava Silvio Berlusconi facendola sembrare piena di persone entusiastiche e plaudenti".
... Ma quello non era Mimun? O forse è successo più di una volta... A quanto so fu Mimun che in un'assemblea delle Nazioni Unite fece vedere una folla di persone che applaudivano estasiate (in realtà gli applausi erano rivolti a Kofi Annan! Quando parlò berlusconi era ora di pranzo e non lo ascoltò nessuno).
O mi sbaglio?
Comunque ottimo articolo.
Celeste
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