"Una volta per togliere di mezzo un magistrato scomodo si usava il tritolo. Oggi non serve più. Basta trasferirlo d'ufficio, calunniarlo, infamarlo, delegittimarlo e soprattutto togliergli dalle mani le inchieste su cui sta lavorando".
Lo va ripetendo instancabilmente Salvatore Borsellino in giro per l'Italia. Lui un magistrato scomodo, tolto di mezzo con un bel po' di tritolo, ce l'aveva in famiglia: il fratello Paolo. Ora, a sedici anni di distanza dal botto di via D'Amelio, ogni volta che sente pronunciare il nome di De Magistris gli si illuminano gli occhi e gli sale una rabbia dentro, così forte da farlo gridare . In De Magistris rivede l'abnegazione del fratello, la sua forza, la sua onestà morale. "Se Paolo oggi fosse qui - dice - sarebbe già stato, come minimo, trasferito da Palermo".
Luigi De Magistris è uno di quei magistrati la cui unica colpa è stata quella di aver toccato i fili mortali dell'alta tensione, quelli che legano le realtà mafiose locali con i salotti più esclusivi della politica e delle istituzioni. Gli stessi che stava seguendo il giudice Paolo prima di saltare in aria.
All'inizio del 2005, in seguito alla segnalazione di molti turisti che si lamentavano delle condizioni di devastante inquinamento delle coste calabresi, la Corte dei Conti scoprì che nella gestione dei fondi per i depuratori vi erano state gravi irregolarità, tangenti pagate, appalti concessi con superficialità, lavori iniziati e mai terminati, collaudi certificati ma in realtà mai avvenuti. De Magistris inizia ad indagare, l'inchiesta è denominata con fine ironia "Poseidon", il dio del mare. Il magistrato scopre un intreccio sporco di collusioni e corruzione che permette alla politica di gestire in modo affaristico e clientelare un giro d'affari milionario costituito dai fondi che piovono a valanga dall'Unione Europea, dalla Regione e dallo Stato.
Nella rete finiscono importanti personalità del mondo politico, tra cui Giuseppe Chiaravallotti, ex Procuratore Generale a Catanzaro prima e Reggio Calabria poi, dal 2001 al 2005 Presidente della Regione Calabria nel partito di Forza Italia. Nei confronti di De Magistris inizia una campagna mediatica di delegittimazione, il fronte affaristico-politico-giudiziario si fa compatto nell'additare il magistrato come un esaltato mitomane che opera al di fuori della legge. Una vera e propria opera di accerchiamento. Chiaravallotti, divenuto nel frattempo Vicepresidente dell'Autorità Garante della Privacy, in alcune intercettazioni definisce De Magistris "un poverino", "un pagliaccio" e lancia su di lui un agghiacciante anatema: "Questa gliela facciamo pagare. Lo dobbiamo ammazzare. No gli facciamo cause civili per risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana. Vedrai, passerà gli anni suoi a difendersi".
La profezia di Chiaravallotti si avvera immediatamente. Contro De Magistris si intensificano le interpellanze parlamentari (saranno un centinaio in un paio d'anni) e le ispezioni ministeriali, partite con il ministro Castelli e proseguite con il ministro Mastella. Il 29 marzo, dopo che nella rete di De Magistris cade pure Gianfranco Pittelli, avvocato e senatore di Forza Italia, difensore di tutti gli indagati dell'inchiesta Poseidon, Mariano Lombardi, suo capo e procuratore di Catanzaro, lo accusa apertamente di violazioni procedurali e gli sottrae l'indagine.
Nell'ottobre 2007 De Magistris viene convocato dal CSM per spiegare la propria condotta. Difende la correttezza del proprio operato e spiega come siano emersi riscontri, in base ad intercettazioni telefoniche, della presenza in procura di "talpe" che danneggiavano le sue indagini: i nomi sono proprio quelli di Pittelli e Lombardi.
Privato dell'inchiesta Poseidon, De Magistris continua a lavorare su un altro filone di indagine, che riguarda la gestione dei fondi per l'informatizzazione della Calabria. Stando alla quantità di finanziamenti piovuti dall'Unione Europea la Calabria dovrebbe essere la regione più informatizzata d'Europa. E invece tutti quei soldi sono spariti magicamente. Il 5 settembre 2006 viene inviato un avviso di garanzia al vicepresidente DS della giunta regionale Nicola Adamo per reato di associazione per delinquere, truffa e abuso d'ufficio. L'inchiesta, denominata "Why not", scoperchia un sistema di tangenti, favori, raccomandazioni e appalti truccati. Una melma che ricopre in modo bipartisan tutto lo schieramento politico, da destra a sinistra.
Vengono coinvolti subito personaggi di spicco come Antonio Saladino, leader calabrese della Compagnia delle Opere. E tramite lui, De Magistris arriva a toccare i piani alti della politica. Prima il Ministro della Giustizia Clemente Mastella, poi addirittura il capo del governo Romano Prodi, che risultano avere intrattenuto rapporti precisi e non saltuari con il Saladino, una sorta di boss calabrese dotato di poteri politico-istituzionali abnormi, che gli permettono di fare il bello e il cattivo tempo nella gestione degli appalti in Calabria. Sia Prodi che Mastella vengono iscritti nel registro degli indagati.
Mastella reagisce come un indemoniato. Ministro delle Giustiza da poco più di un mese, sguinzaglia ispettori ministeriali alla ricerca di scorrettezze procedurali da parte di De Magistris, che viene pubblicamente accusato di avere dimostrato "scarsa riservatezza" e "disinvolti rapporti con la stampa". Sulla base delle relazioni degli ispettori Mastella si arroga il diritto di chiedere al Csm il trasferimento cautelare di De Magistris, che si vedrà sottrarre, dopo Poseidon, anche l'inchiesta Why not, insieme con il suo consulente di fiducia Gioacchino Genchi, mago dei tabulati telefonici, che aveva evidentemente messo il naso in cose che non gli riguardavano.
Ieri, siccome la Giustizia è lenta ma prima o poi arriva, sono scattate le perquisizioni negli uffici della procura di Catanzaro. Sono state messe sotto sequestro e congelate, a seguito della richiesta della procura Campana, proprio le inchieste Poseidon e Why not, che erano state strappate con forza dalle mani di Luigi De Magistris. Sarebbero state gestite "con la finalità di favorire indagati e danneggiare l'originario titolare dott. De Magistris, le persone informate sui fatti e i consulenti tecnici nominati dall'originario pm".
Al Presidente della sezione del Tribunale di Catanzaro Bruno Arcuri, al Procuratore Generale di Catanzaro Enzo Iannelli, al procuratore aggiunto Salvatore Murone vengono contestati i reati di abuso d'ufficio, falso ideologico, calunnia e diffamazione. Secondo i pm campani costoro "effettuavano attivita' illegale tesa a disintegrare professionalmente il dott. De Magistris ostacolando anche la sua progressione in carriera e procurandogli danni anche di natura economica. Attivita' che si inseriva in quella tesa al trasferimento d'ufficio del dott. De Magistris poi ottenuto".
E' emerso che "corretta e doverosa era l'indagine del dott. De Magistris nei confronti dell'allora ministro della Giustizia Clemente Mastella e che l'avocazione del fascicolo ha impedito la prosecuzione della stessa anche nei confronti di Mastella. Vi è stata una patologica attivita' di interferenza in un disegno corruttivo teso a favorire, tra gli altri, Antonio Saladino, Giancarlo Pittelli, ed il ministro della Giustizia Mastella".
Rileggete bene queste parole, perchè testimoniano il degrado democratico in cui è crollato questo paese. Nel frattempo, Nicola Mancino ha commentato così alcune indiscrezioni che lo vedrebbero indagato dalla procura di Salerno per i suoi rapporti con Saladino: "Non ne so nulla".
Così come dice di non sapere nulla dell'incontro a Roma del 1 luglio 1992 con Paolo Borsellino, in cui il magistrato si trovò di fronte, a sorpresa, Bruno Contrada e l'allora Capo della Polizia Parisi. Proprio quel Contrada che qualche minuto prima il pentito Gaspare Mutolo gli aveva riferito essere un burattino nelle mani di Cosa Nostra.
Mancino allora era Ministro dell'Interno.
Oggi è vicepresidente del Csm.
Paolo Borsellino allora venne fatto esplodere.
Oggi Luigi De Magistris inizia, forse, ad avere giustizia.
Lo va ripetendo instancabilmente Salvatore Borsellino in giro per l'Italia. Lui un magistrato scomodo, tolto di mezzo con un bel po' di tritolo, ce l'aveva in famiglia: il fratello Paolo. Ora, a sedici anni di distanza dal botto di via D'Amelio, ogni volta che sente pronunciare il nome di De Magistris gli si illuminano gli occhi e gli sale una rabbia dentro, così forte da farlo gridare . In De Magistris rivede l'abnegazione del fratello, la sua forza, la sua onestà morale. "Se Paolo oggi fosse qui - dice - sarebbe già stato, come minimo, trasferito da Palermo".
Luigi De Magistris è uno di quei magistrati la cui unica colpa è stata quella di aver toccato i fili mortali dell'alta tensione, quelli che legano le realtà mafiose locali con i salotti più esclusivi della politica e delle istituzioni. Gli stessi che stava seguendo il giudice Paolo prima di saltare in aria.
All'inizio del 2005, in seguito alla segnalazione di molti turisti che si lamentavano delle condizioni di devastante inquinamento delle coste calabresi, la Corte dei Conti scoprì che nella gestione dei fondi per i depuratori vi erano state gravi irregolarità, tangenti pagate, appalti concessi con superficialità, lavori iniziati e mai terminati, collaudi certificati ma in realtà mai avvenuti. De Magistris inizia ad indagare, l'inchiesta è denominata con fine ironia "Poseidon", il dio del mare. Il magistrato scopre un intreccio sporco di collusioni e corruzione che permette alla politica di gestire in modo affaristico e clientelare un giro d'affari milionario costituito dai fondi che piovono a valanga dall'Unione Europea, dalla Regione e dallo Stato.
Nella rete finiscono importanti personalità del mondo politico, tra cui Giuseppe Chiaravallotti, ex Procuratore Generale a Catanzaro prima e Reggio Calabria poi, dal 2001 al 2005 Presidente della Regione Calabria nel partito di Forza Italia. Nei confronti di De Magistris inizia una campagna mediatica di delegittimazione, il fronte affaristico-politico-giudiziario si fa compatto nell'additare il magistrato come un esaltato mitomane che opera al di fuori della legge. Una vera e propria opera di accerchiamento. Chiaravallotti, divenuto nel frattempo Vicepresidente dell'Autorità Garante della Privacy, in alcune intercettazioni definisce De Magistris "un poverino", "un pagliaccio" e lancia su di lui un agghiacciante anatema: "Questa gliela facciamo pagare. Lo dobbiamo ammazzare. No gli facciamo cause civili per risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana. Vedrai, passerà gli anni suoi a difendersi".
La profezia di Chiaravallotti si avvera immediatamente. Contro De Magistris si intensificano le interpellanze parlamentari (saranno un centinaio in un paio d'anni) e le ispezioni ministeriali, partite con il ministro Castelli e proseguite con il ministro Mastella. Il 29 marzo, dopo che nella rete di De Magistris cade pure Gianfranco Pittelli, avvocato e senatore di Forza Italia, difensore di tutti gli indagati dell'inchiesta Poseidon, Mariano Lombardi, suo capo e procuratore di Catanzaro, lo accusa apertamente di violazioni procedurali e gli sottrae l'indagine.
Nell'ottobre 2007 De Magistris viene convocato dal CSM per spiegare la propria condotta. Difende la correttezza del proprio operato e spiega come siano emersi riscontri, in base ad intercettazioni telefoniche, della presenza in procura di "talpe" che danneggiavano le sue indagini: i nomi sono proprio quelli di Pittelli e Lombardi.
Privato dell'inchiesta Poseidon, De Magistris continua a lavorare su un altro filone di indagine, che riguarda la gestione dei fondi per l'informatizzazione della Calabria. Stando alla quantità di finanziamenti piovuti dall'Unione Europea la Calabria dovrebbe essere la regione più informatizzata d'Europa. E invece tutti quei soldi sono spariti magicamente. Il 5 settembre 2006 viene inviato un avviso di garanzia al vicepresidente DS della giunta regionale Nicola Adamo per reato di associazione per delinquere, truffa e abuso d'ufficio. L'inchiesta, denominata "Why not", scoperchia un sistema di tangenti, favori, raccomandazioni e appalti truccati. Una melma che ricopre in modo bipartisan tutto lo schieramento politico, da destra a sinistra.
Vengono coinvolti subito personaggi di spicco come Antonio Saladino, leader calabrese della Compagnia delle Opere. E tramite lui, De Magistris arriva a toccare i piani alti della politica. Prima il Ministro della Giustizia Clemente Mastella, poi addirittura il capo del governo Romano Prodi, che risultano avere intrattenuto rapporti precisi e non saltuari con il Saladino, una sorta di boss calabrese dotato di poteri politico-istituzionali abnormi, che gli permettono di fare il bello e il cattivo tempo nella gestione degli appalti in Calabria. Sia Prodi che Mastella vengono iscritti nel registro degli indagati.
Mastella reagisce come un indemoniato. Ministro delle Giustiza da poco più di un mese, sguinzaglia ispettori ministeriali alla ricerca di scorrettezze procedurali da parte di De Magistris, che viene pubblicamente accusato di avere dimostrato "scarsa riservatezza" e "disinvolti rapporti con la stampa". Sulla base delle relazioni degli ispettori Mastella si arroga il diritto di chiedere al Csm il trasferimento cautelare di De Magistris, che si vedrà sottrarre, dopo Poseidon, anche l'inchiesta Why not, insieme con il suo consulente di fiducia Gioacchino Genchi, mago dei tabulati telefonici, che aveva evidentemente messo il naso in cose che non gli riguardavano.
Ieri, siccome la Giustizia è lenta ma prima o poi arriva, sono scattate le perquisizioni negli uffici della procura di Catanzaro. Sono state messe sotto sequestro e congelate, a seguito della richiesta della procura Campana, proprio le inchieste Poseidon e Why not, che erano state strappate con forza dalle mani di Luigi De Magistris. Sarebbero state gestite "con la finalità di favorire indagati e danneggiare l'originario titolare dott. De Magistris, le persone informate sui fatti e i consulenti tecnici nominati dall'originario pm".
Al Presidente della sezione del Tribunale di Catanzaro Bruno Arcuri, al Procuratore Generale di Catanzaro Enzo Iannelli, al procuratore aggiunto Salvatore Murone vengono contestati i reati di abuso d'ufficio, falso ideologico, calunnia e diffamazione. Secondo i pm campani costoro "effettuavano attivita' illegale tesa a disintegrare professionalmente il dott. De Magistris ostacolando anche la sua progressione in carriera e procurandogli danni anche di natura economica. Attivita' che si inseriva in quella tesa al trasferimento d'ufficio del dott. De Magistris poi ottenuto".
E' emerso che "corretta e doverosa era l'indagine del dott. De Magistris nei confronti dell'allora ministro della Giustizia Clemente Mastella e che l'avocazione del fascicolo ha impedito la prosecuzione della stessa anche nei confronti di Mastella. Vi è stata una patologica attivita' di interferenza in un disegno corruttivo teso a favorire, tra gli altri, Antonio Saladino, Giancarlo Pittelli, ed il ministro della Giustizia Mastella".
Rileggete bene queste parole, perchè testimoniano il degrado democratico in cui è crollato questo paese. Nel frattempo, Nicola Mancino ha commentato così alcune indiscrezioni che lo vedrebbero indagato dalla procura di Salerno per i suoi rapporti con Saladino: "Non ne so nulla".
Così come dice di non sapere nulla dell'incontro a Roma del 1 luglio 1992 con Paolo Borsellino, in cui il magistrato si trovò di fronte, a sorpresa, Bruno Contrada e l'allora Capo della Polizia Parisi. Proprio quel Contrada che qualche minuto prima il pentito Gaspare Mutolo gli aveva riferito essere un burattino nelle mani di Cosa Nostra.
Mancino allora era Ministro dell'Interno.
Oggi è vicepresidente del Csm.
Paolo Borsellino allora venne fatto esplodere.
Oggi Luigi De Magistris inizia, forse, ad avere giustizia.
2 commenti:
La verità è agghiacciante... ma è ancor più agghiacciante il pensiero che non verrà MAI neppure sfiorata dai mass media...
(PS: sono tornato ;) )
Ciao
forse sono disillusa, ma dire che De Magistris inizia ad avere giustizia, mi sembra troppo.
Sarà che parto dal fatto che cose del genere in un paese 'democratico' non si dovrebbero neanche sognare nel peggiore degli incubi notturni, e consolarsi col dire, forse stiamo migliorando, 16 anni fa Falcone e Borsellino furono cancellati col tritolo, De Magistris è ancora vivo.
Credo che sia semplicemente cambiato il modo di agire di certi poteri, meglio far passare De Magistris e Forleo per 2 incompetenti visionari, piuttosto che far piangere il popolo altre morti!
E soprattutto proviamo a pensare che 16 anni fa il controllo dei media non è quello di oggi, è molto più semplice alterare la realtà quando si controlla l'informazione.
La speranza, il desiderio di giustizia, l'umiltà e tante altre cose, mi fanno avere ancora tanta voglia di impegnarmi a cambiare le cose, personalmente. :-)
Ciao Fede
da frada :-)
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