La notizia è passata inosservata. Hanno tentato di nasconderla tra le righe. L'hanno riportata, questo sì, perchè dopo tutto non siamo ancora in un regime dittatoriale, ma si sono premurati di farla scomparire al più presto.
Fa quasi tenerezza. Vederli così scatenati e fanfaroni nello strombazzare e dare risalto a ridicole accuse e poi, una volta che queste accuse si dimostrano evidentemente infondate e senza senso, vederli così impacciati, goffi nel tentativo immane di dover riportare una verità, nascondendola.
Parlo ovviamente di come i media hanno trattato l'inconsistente questione del presunto "insulto eversivo" al Capo dello Stato da parte di Antonio Di Pietro. Non era ancora terminata la manifestazione di Piazza Farnese che già le agenzia di stampa, controllate ad arte da menti molto raffinate, spargevano voci incontrollate di un Di Pietro fuori di testa, che aveva osato dare del mafioso a Napolitano. Tutte le televisioni in coro, senza visionare e senza mostrare nemmeno per un momento l'intervento dal leader dell'Idv, per giorni e giorni hanno fatto riecheggiare la favola di un Di Pietro "eversivo", che mina le basi stesse dello Stato, che punta alla strategia del "tanto peggio, meno peggio", che non ha più rispetto di niente e di nulla, che nella sua "foga populista, demagogica, giustizialista" non si fa scrupoli a sparare a zero perfino su colui che dovrebbe essere il custode della nostra repubblica.
Ma le menzogne, anche se grosse, gigantesche e ingigantite, prima o poi crollano. Il problema è che il fine di coloro che spargono menzogne non è quello di impedire che la menzogna venga smascherata (perchè prima o poi ogni menzogna viene smascherata), ma quello di farla durare il più possibile e fare in modo che crei più danni possibili, consapevoli che l'onta procurata in questo modo non sarà mai e poi mai controbilanciata dalla riaffermazione della verità. E' un principio diabolico, ma efficacissimo.
Chi si è fatto principale interprete ed attore dell'ennesima menzogna è un tal Oreste Dominioni, sconosciuto ai più, accidentalmente anche Presidente di un'associazione, denominata Unione delle Camere Penali, organismo che dovrebbe, secondo il suo statuto, vigilare sulla conservazione del principio di libertà, legalità e giustizia in Italia. Un compito nobile, ma decisamente arduo. Dominioni è diventato improvvisamente famoso per aver fatto una cosa che non avrebbe potuto e dovuto fare: denunciare Di Pietro per vilipendio al Capo dello Stato.
Perchè non avrebbe potuto farlo? Semplice. Perchè una denuncia, per definizione stessa di denuncia, serve a far presente ad un'autorità giudiziaria una notizia di reato, che, in mancanza di quella denuncia, rimarrebbe sconosciuto e quindi, potenzialmente, impunito. Ora, l'intervento di Di Pietro a Piazza Farnese è avvenuto in un luogo pubblico, di fronte a qualche migliaio di persone, è stato seguito in diretta da Sky e in streaming di centinaia di migliaia di internauti. Tutte le televisioni ne hanno parlato, tutti i giornali ci hanno scritto e ricamato sopra. E' stata la notizia principale per diversi giorni consecutivi. Bene. Che bisogno c'era di denunciare qualcosa che era noto a tutti? Nessuno, infatti. Se qualche pm di qualche procura d'Italia avesse avuto l'impressione che effettivamente le parole di Di Pietro potessero costituire un reato, non avrebbe avuto altro da fare che andare su Youtube, ascoltarsi i 5 minuti incriminati e iscrivere Di Pietro nel registro degli indagati.
Nessuno l'aveva fatto. Perchè ovviamente nessun pm sano di mente avrebbe seguito una notizia di reato tanto incosistente. Allora ci ha pensato quest'uomo, Oreste Dominioni, a farsi giustizia da solo, apparentemente turbato e profondamente preoccupato della pericolosità delle parole pronunciate da Di Pietro, tanto gravi ed eversive. A questo punto, per atto dovuto, il pm Amato, a cui è stata sottoposta la denuncia, ha dovuto spendere il proprio tempo per cercare di capire se si dovesse procedere legalmente o archiviare il tutto. Un kamikaze, come l'ha definito lo stesso Di Pietro. Espressione che ritengo azzeccatissima, perchè individua perfettamente il senso di questa azione scriteriata. E' chiaro che Dominioni era consapevole fin dall'inizio che la sua denuncia si sarebbe risolta nel nulla. Ma, nonostante ciò, si è lanciato sull'obiettivo, proprio come un kamikaze che si lancia contro un carro armato, senza alcuna possibilità di tornare vincitore. E infatti non è questo l'obiettivo del vero kamikaze. Il kamikaze non agisce per impulso personale, ma su ordine di mandanti esterni. Non cerca la vittoria, ma il maggior danno possibile del nemico.
Ma perchè Dominioni dovrebbe avercela tanto con Di Pietro? Perchè dovrebbe avere dei mandanti? Perchè invece non è semplicemente una persona di saldissimi principi che davvero ritiene, con la propria denuncia, di contribuire alla salvaguardia delle istituzioni democratiche?
Beh, se uno si documenta un pochino, qualche dubbio comincia a venirgli. Chi è in realtà Oreste Dominioni?
Oreste Dominioni è avvocato personale (uno dei tanti) della famiglia Berlusconi. Ha in passato difeso il fratello di Silvio, Paolo Berlusconi, che ha preferito pagare ingenti risarcimenti pur di uscire con un patteggiamento, senza rischi di carcerazione, dal processo per tangenti sulle discariche lombarde: 55 milioni di euro più altri 76 miliardi di lire pagati al fisco per chiudere il contenzioso tributario. Ha poi difeso lo stesso premier Silvio Berlusconi nel processo All Iberian, quello sul falso in bilancio poi depenalizzato dallo stesso Berlusconi. Nel corso di quel processo, Dominioni cercò in tutti i modi di convincere il Tribunale a sottoporsi alla vergognosa legge sulle rogatorie internazionali, appena varata ad hoc dal governo Berlusconi, che di fatto, con dei cavilli burocratici, rendeva nulle le documentazioni fatte pervenire dalla Svizzera che dimostravano movimenti illeciti di denaro.
Ma siccome la famigghia è sempre la famigghia, Dominioni ha pure difeso il compare di Berlusconi, Marcello Dell'Utri, in un processo conclusosi con la condanna in Cassazione per false fatturazioni per un totale di due anni e tre mesi di reclusione con la pena accessoria dell' interdizione dai pubblici uffici. Dominioni cercò fino all'ultimo di imbrogliare le carte consigliando a Dell'Utri di patteggiare e poi di ritrattare. I giudici ritennero però che la richiesta di patteggiamento fosse arrivata troppo tardi e quindi confermarono la loro sentenza di condanna.
Detto questo, risulta fin troppo evidente il perchè Dominioni si sia lanciato in una battaglia persa in partenza e soprattutto chi sia il mandante esterno. Non stupisce dunque sapere che lo stesso si è espresso, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, a favore della sciagurata legge sulle intercettazioni. Non stupisce di sentirlo parlare con acrimonia di un servitore dello Stato quale è Gioacchino Genchi, il cui fantomatico archivio viene bollato come "cancro in metastasi" (questa storia della metastasi l'ho già sentita...). Non stupisce sentirgli sputare parole di fuoco contro il CSM, reo di aver trasferito De Magistris al Tribunale del Riesame di Napoli, un incarico "troppo delicato" per le sue possibilità (probabilmente avrebbe voluto che lo mandassero a pulire i cessi). Non stupisce infine sentirlo promuovere la riforma della giustizia a firma del ministro Alfano e tuonare contro una magistratura che negli anni "ha acquisito troppo potere nei confronti di una politica troppo debole".
Non so voi, ma sapere che un uomo che ha certe posizioni, con il curriculum professionale che lo contraddistingue, è il Presidente dell'associazione che dovrebbe tutelare la giustizia e la legalità in Italia, mi lascia un tantino turbato. Non troppo, giusto un po'. Non è certo Dominioni il male d'Italia. Dominioni è solamente uno dei tanti personaggi, quelli che Grillo chiama "nani e ballerine", che si aggirano nella corte del sultano, pronti ad obbedire ad ogni cenno del loro padrone. Che credibilità può avere l'ennesimo avvocato della famiglia Berlusconi che si nasconde dietro lo scudo dell'Unione delle Camere Penali per portare avanti una faziosa e vigliacca battaglia politica? Personalmente, nessuna.
Tanto più ora che, per un perverso scherzo del destino, sono stati proprio il suo assistito Silvio Berlusconi e il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri a lanciare accuse pesantissime, queste sì devastanti e al limite dell'eversione, nei confronti sia del Capo dello Stato, accusato esplicitamente di essere il responsabile morale dell'omicidio di Eluana, sia della Costituzione stessa, definita in modo spregiativo, nonostante patetiche quanto prevedibili ritrattazioni, "di ispirazione bolscevica".
Bene, da un uomo tanto integerrimo e dal senso delle istituzioni tanto solido come Dominioni mi sarei aspettato, come minimo, una serie di denunce a raffica, per vilipendio alla Repubblica, nei confronti dei due interessati. Invece, incredibilmente, nemmeno una parola. Era troppo impegnato evidentemente a seguire gli sviluppi delle indagini contro Di Pietro e gli devono essere sfuggite quelle esternazioni. Si rifarà alla prossima.
Ah, dimenticavo. La notizia.
La notizia, oscurata dai media, è che il pm Amato ha chiesto l'archiviazione dell'indagine. Di Pietro, quando parlava di "silenzio mafioso", si riferifa evidentemente a se stesso. Deduzione a cui sarebbe pervenuto chiunque avesse solo provato ad ascoltare per un paio di minuti il discorso di Piazza Farnese. La richiesta di archiviazione ora dovrà essere valutata dal gip.
Ma Dominioni non ha perso tempo ed ha già risposto con un comunicato ufficiale sul sito dell'Unione delle Camere Penali. Grida scandalizzato che la richiesta del pm è "sconcertante" e, prima ancora che il gip si sia pronunciato sulla questione, interviene a gambe unite sullo svolgimento dell'indagine per esternare il proprio disappunto. Sempre, par di capire, in nome della legalità e della libertà della giustizia.
Dominioni avrebbe solo una cosa dignitosa da fare. Presentare immediatamente le proprie dimissioni da Presidente dell'Unione delle Camere Penali, istituzione che ha dimostrato di usare come proprietà privata per condurre, in qualità di prestanome, una codarda lotta politica, chiaramente gestita, a un livello superiore, dal nostro presidente del consiglio.
Fa quasi tenerezza. Vederli così scatenati e fanfaroni nello strombazzare e dare risalto a ridicole accuse e poi, una volta che queste accuse si dimostrano evidentemente infondate e senza senso, vederli così impacciati, goffi nel tentativo immane di dover riportare una verità, nascondendola.
Parlo ovviamente di come i media hanno trattato l'inconsistente questione del presunto "insulto eversivo" al Capo dello Stato da parte di Antonio Di Pietro. Non era ancora terminata la manifestazione di Piazza Farnese che già le agenzia di stampa, controllate ad arte da menti molto raffinate, spargevano voci incontrollate di un Di Pietro fuori di testa, che aveva osato dare del mafioso a Napolitano. Tutte le televisioni in coro, senza visionare e senza mostrare nemmeno per un momento l'intervento dal leader dell'Idv, per giorni e giorni hanno fatto riecheggiare la favola di un Di Pietro "eversivo", che mina le basi stesse dello Stato, che punta alla strategia del "tanto peggio, meno peggio", che non ha più rispetto di niente e di nulla, che nella sua "foga populista, demagogica, giustizialista" non si fa scrupoli a sparare a zero perfino su colui che dovrebbe essere il custode della nostra repubblica.
Ma le menzogne, anche se grosse, gigantesche e ingigantite, prima o poi crollano. Il problema è che il fine di coloro che spargono menzogne non è quello di impedire che la menzogna venga smascherata (perchè prima o poi ogni menzogna viene smascherata), ma quello di farla durare il più possibile e fare in modo che crei più danni possibili, consapevoli che l'onta procurata in questo modo non sarà mai e poi mai controbilanciata dalla riaffermazione della verità. E' un principio diabolico, ma efficacissimo.
Chi si è fatto principale interprete ed attore dell'ennesima menzogna è un tal Oreste Dominioni, sconosciuto ai più, accidentalmente anche Presidente di un'associazione, denominata Unione delle Camere Penali, organismo che dovrebbe, secondo il suo statuto, vigilare sulla conservazione del principio di libertà, legalità e giustizia in Italia. Un compito nobile, ma decisamente arduo. Dominioni è diventato improvvisamente famoso per aver fatto una cosa che non avrebbe potuto e dovuto fare: denunciare Di Pietro per vilipendio al Capo dello Stato.
Perchè non avrebbe potuto farlo? Semplice. Perchè una denuncia, per definizione stessa di denuncia, serve a far presente ad un'autorità giudiziaria una notizia di reato, che, in mancanza di quella denuncia, rimarrebbe sconosciuto e quindi, potenzialmente, impunito. Ora, l'intervento di Di Pietro a Piazza Farnese è avvenuto in un luogo pubblico, di fronte a qualche migliaio di persone, è stato seguito in diretta da Sky e in streaming di centinaia di migliaia di internauti. Tutte le televisioni ne hanno parlato, tutti i giornali ci hanno scritto e ricamato sopra. E' stata la notizia principale per diversi giorni consecutivi. Bene. Che bisogno c'era di denunciare qualcosa che era noto a tutti? Nessuno, infatti. Se qualche pm di qualche procura d'Italia avesse avuto l'impressione che effettivamente le parole di Di Pietro potessero costituire un reato, non avrebbe avuto altro da fare che andare su Youtube, ascoltarsi i 5 minuti incriminati e iscrivere Di Pietro nel registro degli indagati.
Nessuno l'aveva fatto. Perchè ovviamente nessun pm sano di mente avrebbe seguito una notizia di reato tanto incosistente. Allora ci ha pensato quest'uomo, Oreste Dominioni, a farsi giustizia da solo, apparentemente turbato e profondamente preoccupato della pericolosità delle parole pronunciate da Di Pietro, tanto gravi ed eversive. A questo punto, per atto dovuto, il pm Amato, a cui è stata sottoposta la denuncia, ha dovuto spendere il proprio tempo per cercare di capire se si dovesse procedere legalmente o archiviare il tutto. Un kamikaze, come l'ha definito lo stesso Di Pietro. Espressione che ritengo azzeccatissima, perchè individua perfettamente il senso di questa azione scriteriata. E' chiaro che Dominioni era consapevole fin dall'inizio che la sua denuncia si sarebbe risolta nel nulla. Ma, nonostante ciò, si è lanciato sull'obiettivo, proprio come un kamikaze che si lancia contro un carro armato, senza alcuna possibilità di tornare vincitore. E infatti non è questo l'obiettivo del vero kamikaze. Il kamikaze non agisce per impulso personale, ma su ordine di mandanti esterni. Non cerca la vittoria, ma il maggior danno possibile del nemico.
Ma perchè Dominioni dovrebbe avercela tanto con Di Pietro? Perchè dovrebbe avere dei mandanti? Perchè invece non è semplicemente una persona di saldissimi principi che davvero ritiene, con la propria denuncia, di contribuire alla salvaguardia delle istituzioni democratiche?
Beh, se uno si documenta un pochino, qualche dubbio comincia a venirgli. Chi è in realtà Oreste Dominioni?
Oreste Dominioni è avvocato personale (uno dei tanti) della famiglia Berlusconi. Ha in passato difeso il fratello di Silvio, Paolo Berlusconi, che ha preferito pagare ingenti risarcimenti pur di uscire con un patteggiamento, senza rischi di carcerazione, dal processo per tangenti sulle discariche lombarde: 55 milioni di euro più altri 76 miliardi di lire pagati al fisco per chiudere il contenzioso tributario. Ha poi difeso lo stesso premier Silvio Berlusconi nel processo All Iberian, quello sul falso in bilancio poi depenalizzato dallo stesso Berlusconi. Nel corso di quel processo, Dominioni cercò in tutti i modi di convincere il Tribunale a sottoporsi alla vergognosa legge sulle rogatorie internazionali, appena varata ad hoc dal governo Berlusconi, che di fatto, con dei cavilli burocratici, rendeva nulle le documentazioni fatte pervenire dalla Svizzera che dimostravano movimenti illeciti di denaro.
Ma siccome la famigghia è sempre la famigghia, Dominioni ha pure difeso il compare di Berlusconi, Marcello Dell'Utri, in un processo conclusosi con la condanna in Cassazione per false fatturazioni per un totale di due anni e tre mesi di reclusione con la pena accessoria dell' interdizione dai pubblici uffici. Dominioni cercò fino all'ultimo di imbrogliare le carte consigliando a Dell'Utri di patteggiare e poi di ritrattare. I giudici ritennero però che la richiesta di patteggiamento fosse arrivata troppo tardi e quindi confermarono la loro sentenza di condanna.
Detto questo, risulta fin troppo evidente il perchè Dominioni si sia lanciato in una battaglia persa in partenza e soprattutto chi sia il mandante esterno. Non stupisce dunque sapere che lo stesso si è espresso, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, a favore della sciagurata legge sulle intercettazioni. Non stupisce di sentirlo parlare con acrimonia di un servitore dello Stato quale è Gioacchino Genchi, il cui fantomatico archivio viene bollato come "cancro in metastasi" (questa storia della metastasi l'ho già sentita...). Non stupisce sentirgli sputare parole di fuoco contro il CSM, reo di aver trasferito De Magistris al Tribunale del Riesame di Napoli, un incarico "troppo delicato" per le sue possibilità (probabilmente avrebbe voluto che lo mandassero a pulire i cessi). Non stupisce infine sentirlo promuovere la riforma della giustizia a firma del ministro Alfano e tuonare contro una magistratura che negli anni "ha acquisito troppo potere nei confronti di una politica troppo debole".
Non so voi, ma sapere che un uomo che ha certe posizioni, con il curriculum professionale che lo contraddistingue, è il Presidente dell'associazione che dovrebbe tutelare la giustizia e la legalità in Italia, mi lascia un tantino turbato. Non troppo, giusto un po'. Non è certo Dominioni il male d'Italia. Dominioni è solamente uno dei tanti personaggi, quelli che Grillo chiama "nani e ballerine", che si aggirano nella corte del sultano, pronti ad obbedire ad ogni cenno del loro padrone. Che credibilità può avere l'ennesimo avvocato della famiglia Berlusconi che si nasconde dietro lo scudo dell'Unione delle Camere Penali per portare avanti una faziosa e vigliacca battaglia politica? Personalmente, nessuna.
Tanto più ora che, per un perverso scherzo del destino, sono stati proprio il suo assistito Silvio Berlusconi e il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri a lanciare accuse pesantissime, queste sì devastanti e al limite dell'eversione, nei confronti sia del Capo dello Stato, accusato esplicitamente di essere il responsabile morale dell'omicidio di Eluana, sia della Costituzione stessa, definita in modo spregiativo, nonostante patetiche quanto prevedibili ritrattazioni, "di ispirazione bolscevica".
Bene, da un uomo tanto integerrimo e dal senso delle istituzioni tanto solido come Dominioni mi sarei aspettato, come minimo, una serie di denunce a raffica, per vilipendio alla Repubblica, nei confronti dei due interessati. Invece, incredibilmente, nemmeno una parola. Era troppo impegnato evidentemente a seguire gli sviluppi delle indagini contro Di Pietro e gli devono essere sfuggite quelle esternazioni. Si rifarà alla prossima.
Ah, dimenticavo. La notizia.
La notizia, oscurata dai media, è che il pm Amato ha chiesto l'archiviazione dell'indagine. Di Pietro, quando parlava di "silenzio mafioso", si riferifa evidentemente a se stesso. Deduzione a cui sarebbe pervenuto chiunque avesse solo provato ad ascoltare per un paio di minuti il discorso di Piazza Farnese. La richiesta di archiviazione ora dovrà essere valutata dal gip.
Ma Dominioni non ha perso tempo ed ha già risposto con un comunicato ufficiale sul sito dell'Unione delle Camere Penali. Grida scandalizzato che la richiesta del pm è "sconcertante" e, prima ancora che il gip si sia pronunciato sulla questione, interviene a gambe unite sullo svolgimento dell'indagine per esternare il proprio disappunto. Sempre, par di capire, in nome della legalità e della libertà della giustizia.
Dominioni avrebbe solo una cosa dignitosa da fare. Presentare immediatamente le proprie dimissioni da Presidente dell'Unione delle Camere Penali, istituzione che ha dimostrato di usare come proprietà privata per condurre, in qualità di prestanome, una codarda lotta politica, chiaramente gestita, a un livello superiore, dal nostro presidente del consiglio.
4 commenti:
DOpo il polverone... il nulla!
w l'itaglia!
ops... ho sbagliato!
vorrei ricordare che Oreste Dominioni è presidente dell' Unione delle Cmere Penali,definita nello stato della medesima, un'Associazione Volontaria. ASSOCIAZIONE, cioè sggetto di diritto privato e non organo istituzionale, quindi non condivido, nè tantomeno capisco, il disappunto per la denuncia nei confronti di Di Pietro. che si possa o meno essere d'accordo riguardo l'esistenza dei motivi che fondano la denuncia, mi pare lecito e ragionevole, ma non mi sembra che esistano i presupposti che permettano di avanzare dubbi circa la legittimazione di Dominioni a far ciò che ha fatto.
Caro IG, nel post mi sembra di aver specificato abbastanza chiaramente che si tratta di un'associazione e non di un organo istituzionale, quindi non capisco il tuo commento.
Sul perchè sia da considerare vergognoso che un uomo si nasconda dietro al nome di un'associazione prestigiosa a cui aderiscono fior fiore di avvocati e uomioni di legge, che dovrebbe vigilare sulla libertà e la giustizia in Italia, per portare avanti un'evidente lotta politica mi sembra di aver già spiegato in dettaglio tutti i motivi. E sono veramente tanti. Mi dispiace se a te non sembrano sufficienti.
Great reading your blogg
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