Vi eravate dimenticati di lui? Credevate che fosse scomparso dopo tutti i problemi giudiziari in cui è stato coinvolto? Pensavate che se ne stesse quatto quatto tra i banchi del senato nelle file dell'UDC tirando a campare, cercando di non dare troppo nell'occhio e di non farsi riconoscere come l'ex presidente della regione Sicilia condannato a cinque anni di carcere per favoreggiamento alla mafia?
Manco per sogno. Salvatore Cuffaro, per gli amici Totò, dopo la sentenza del 18 gennaio 2008 che lo dichiarava colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le "talpe" alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha visto la sua carriera impennarsi tutto d'un colpo. In pratica è stato accertato che Cuffaro aveva informato un noto boss mafioso come Giuseppe Guttadauro, collega medico di Miceli, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, e un importante imprenditore siciliano nel settore della sanità come Michele Aiello, anch'egli indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate, legate alle indagini in corso che li vedeva coinvolti. Ha cercato insomma di tirare fuori dai guai due mafiosi rivelando loro segreti d'ufficio, in particolare mettendoli al corrente di essere sotto intercettazione mediante microspie.
Il procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone aveva chiesto per Cuffaro otto anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazioni di segreti d'ufficio. Se l'è cavata con un "favoreggiamento semplice", non essendosi potuto dimostrare cosa Cuffaro avrebbe ottenuto in cambio dai mafiosi. Pier Ferdinando Casini, colui che in questi giorni ha annunciato di voler fondare un partito nazionale per l'Italia per rimettere in sesto un intero paese, appena saputo della condanna a soli cinque anni si è congratulato con lui e gli ha proposto un scranno in parlamento. Totò, che per gli amici, si sa, ha un debole, prima ha fatto finta di resistere alle avances, ha brindato e festeggiato la condanna per favoreggiamento semplice con un bel vassoio di cannoli freschi e poi, quando la foto decisamente sconveniente ha fatto il giro del mondo, ha deciso di dimettersi da presidente della regione Sicilia per assurgere ad un compito ben più illustre e prestigioso: senatore della Repubblica Italiana tra le fila dell'Udc.
Come ricompensa per i meriti acquisiti sul campo.
E' stato eletto alle scorse elezioni di aprile. O meglio: Casini l'ha eletto. Come prima cosa, il primo giorno da senatore, è andato a baciare ed abbracciare un caro vecchio amico, Marcello Dell'Utri, che come lui condivide una bella condanna a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Curiosità: entrambi hanno studiato all'istituto dei salesiani "Don Bosco" di Palermo. Stesse radici, stessa pasta. Dopo quel giorno, di lui non si sono avute più notizie. Non ha mai rilasciato dichiarazioni, non si à mai visto in televisione. Probabilmente gli hanno consigliato di far perdere le tracce per un po'. Quel tanto che basta per far sì che gli Italiani con lo riconoscano quando lo incontrano per strada.
Dopo tutto era molto strano e sospetto questo suo astenersi dall'apparire, vista la sua nota indole esplosiva di siciliano verace. Chi non ricorda la storica puntata di Samarcanda, condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show, in cui un ancora sconosciuto Cuffaro prendeva la parola tra il pubblico e attaccava tutto e tutti, si faceva difensore dell'onore della Sicilia, prendeva le parti del pluri-indagato Mannino e infamava addirittura il giudice Giovanni Falcone, presente in studio, scagliandosi contro quella che lui definì "una magistratura che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana". E come non ricordare la più recente apparizione in tv, sempre nello studio di Santoro, in cui, ostentando con orgoglio una coppola, tentava di discolparsi dalle accuse a lui mosse dal Tribunale di Palermo.
Come mai ora, invece, questo silenzio? Semplice. Totò si stava preparando a tornare sulla scena dalla porta secondaria. Quatto quatto, zitto zitto mirava ad una poltrona succulenta, quella che gli avrebbe permesso di vendicarsi di tanti "torti", di regolare tanti conti in sospeso. Totò Cuffaro mirava ad un posto alla Vigilanza RAI. Chissà quanto ha sofferto in tutti questi mesi, in cui la cocciutaggine di Di Pietro nel non cedere sul nome di Leoluca Orlando ha fatto sì che i vertici di controllo della RAI rimanessero di fatto inoperanti. Ora però che, dopo mesi di farsesche riunioni in cui Villari parlava più o meno a se stesso, la normalità è stata ripristinata con l'elezione del presidente Sergio Zavoli, tutto si è rimesso a posto. La spartizione della torta, o sarebbe meglio dire dei cannoli, è ricominciata senza intoppi. Il Pdl ha piazzato i suoi diciotto uomini in commissione, Veltroni, che da lì a poco sarebbe stato dimissionario, ha trovato il tempo per piazzarne quattordici, la Lega ne ha messi tre, Casini uno: Giampiero D'Alia, presidente dei senatori dell'Udc. Per l'Idv, che si era rifiutata di partecipare alla spartizione, ne sono stati scelti d'ufficio due, direttamente dai presidenti di camera e senato. Questo il 30 gennaio scorso.
Poi, esattamente tre settimane dopo, nel silenzio più generale, Giampiero D'Alia, quello, tanto per intenderci, che vorrebbe chiudere d'un sol colpo Youtube e Facebook, si è defilato. Ha abdicato al proprio ruolo e ha deciso di lasciare il proprio posto in commissione vigilanza RAI ad un altro rappresentante del proprio partito. La notizia non è praticamente passata sulle televisioni. Ne ha parlato solo un articolo sulla Stampa. Per il resto, buio totale.
Questo il comunicato stampa di D'Alia, sobrio e sintetico: "Comunico di aver designato in mia sostituzione come componente in commissione di Vigilanza Rai il collega Salvatore Cuffaro, cui formulo i migliori auguri di buon lavoro".
Eccolo lì, il nostro Totò. Tornato in un sol colpo ai lustri del passato, in sella al massimo organismo di controllo della televisione pubblica. Quella televisione che ha sempre dimostrato di amare, di conoscere e di saper usare per acquisire visibilità e potere. Ora potrà direttamente controllarla dall'alto. Dirigerla. Prendere decisioni su programmi e personaggi. Avremo trasmissioni come Annozero direttamente passate al setaccio da Totò Cuffaro. Non vi sentite tutti più sollevati?
L'ennesimo schiaffo, l'ennesimo insulto alla decenza e all'intelligenza di un popolo rimbambito e dormiente. I cittadini italiani dovrebbero avere il diritto di sapere che la RAI, la televisione di stato, sarà controllata da un personaggio che è stato condannato a cinque anni di galera per aver fatto comunella con dei boss mafiosi. Invece non lo sanno. Perchè nessuno si prende la briga di dirglielo. Meglio dedicare la prima pagina al processo show sul delitto di Garlasco.
Ma sapete cosa fa più ribrezzo. Il fatto che la condanna in primo grado preveda anche l'interdizione assoluta da tutti i pubblici uffici.
Ora qualcuno potrebbe spiegarmi per favore, magari con un bel disegnino e con una buona dose di pazienza, perchè le cariche di senatore della repubblica e di commissario di vigilanza RAI non rientrino tra i pubblici uffici?
Attendo chiarimenti.
Manco per sogno. Salvatore Cuffaro, per gli amici Totò, dopo la sentenza del 18 gennaio 2008 che lo dichiarava colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le "talpe" alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha visto la sua carriera impennarsi tutto d'un colpo. In pratica è stato accertato che Cuffaro aveva informato un noto boss mafioso come Giuseppe Guttadauro, collega medico di Miceli, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, e un importante imprenditore siciliano nel settore della sanità come Michele Aiello, anch'egli indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate, legate alle indagini in corso che li vedeva coinvolti. Ha cercato insomma di tirare fuori dai guai due mafiosi rivelando loro segreti d'ufficio, in particolare mettendoli al corrente di essere sotto intercettazione mediante microspie.
Il procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone aveva chiesto per Cuffaro otto anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazioni di segreti d'ufficio. Se l'è cavata con un "favoreggiamento semplice", non essendosi potuto dimostrare cosa Cuffaro avrebbe ottenuto in cambio dai mafiosi. Pier Ferdinando Casini, colui che in questi giorni ha annunciato di voler fondare un partito nazionale per l'Italia per rimettere in sesto un intero paese, appena saputo della condanna a soli cinque anni si è congratulato con lui e gli ha proposto un scranno in parlamento. Totò, che per gli amici, si sa, ha un debole, prima ha fatto finta di resistere alle avances, ha brindato e festeggiato la condanna per favoreggiamento semplice con un bel vassoio di cannoli freschi e poi, quando la foto decisamente sconveniente ha fatto il giro del mondo, ha deciso di dimettersi da presidente della regione Sicilia per assurgere ad un compito ben più illustre e prestigioso: senatore della Repubblica Italiana tra le fila dell'Udc.
Come ricompensa per i meriti acquisiti sul campo.
E' stato eletto alle scorse elezioni di aprile. O meglio: Casini l'ha eletto. Come prima cosa, il primo giorno da senatore, è andato a baciare ed abbracciare un caro vecchio amico, Marcello Dell'Utri, che come lui condivide una bella condanna a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Curiosità: entrambi hanno studiato all'istituto dei salesiani "Don Bosco" di Palermo. Stesse radici, stessa pasta. Dopo quel giorno, di lui non si sono avute più notizie. Non ha mai rilasciato dichiarazioni, non si à mai visto in televisione. Probabilmente gli hanno consigliato di far perdere le tracce per un po'. Quel tanto che basta per far sì che gli Italiani con lo riconoscano quando lo incontrano per strada.
Dopo tutto era molto strano e sospetto questo suo astenersi dall'apparire, vista la sua nota indole esplosiva di siciliano verace. Chi non ricorda la storica puntata di Samarcanda, condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show, in cui un ancora sconosciuto Cuffaro prendeva la parola tra il pubblico e attaccava tutto e tutti, si faceva difensore dell'onore della Sicilia, prendeva le parti del pluri-indagato Mannino e infamava addirittura il giudice Giovanni Falcone, presente in studio, scagliandosi contro quella che lui definì "una magistratura che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana". E come non ricordare la più recente apparizione in tv, sempre nello studio di Santoro, in cui, ostentando con orgoglio una coppola, tentava di discolparsi dalle accuse a lui mosse dal Tribunale di Palermo.
Come mai ora, invece, questo silenzio? Semplice. Totò si stava preparando a tornare sulla scena dalla porta secondaria. Quatto quatto, zitto zitto mirava ad una poltrona succulenta, quella che gli avrebbe permesso di vendicarsi di tanti "torti", di regolare tanti conti in sospeso. Totò Cuffaro mirava ad un posto alla Vigilanza RAI. Chissà quanto ha sofferto in tutti questi mesi, in cui la cocciutaggine di Di Pietro nel non cedere sul nome di Leoluca Orlando ha fatto sì che i vertici di controllo della RAI rimanessero di fatto inoperanti. Ora però che, dopo mesi di farsesche riunioni in cui Villari parlava più o meno a se stesso, la normalità è stata ripristinata con l'elezione del presidente Sergio Zavoli, tutto si è rimesso a posto. La spartizione della torta, o sarebbe meglio dire dei cannoli, è ricominciata senza intoppi. Il Pdl ha piazzato i suoi diciotto uomini in commissione, Veltroni, che da lì a poco sarebbe stato dimissionario, ha trovato il tempo per piazzarne quattordici, la Lega ne ha messi tre, Casini uno: Giampiero D'Alia, presidente dei senatori dell'Udc. Per l'Idv, che si era rifiutata di partecipare alla spartizione, ne sono stati scelti d'ufficio due, direttamente dai presidenti di camera e senato. Questo il 30 gennaio scorso.
Poi, esattamente tre settimane dopo, nel silenzio più generale, Giampiero D'Alia, quello, tanto per intenderci, che vorrebbe chiudere d'un sol colpo Youtube e Facebook, si è defilato. Ha abdicato al proprio ruolo e ha deciso di lasciare il proprio posto in commissione vigilanza RAI ad un altro rappresentante del proprio partito. La notizia non è praticamente passata sulle televisioni. Ne ha parlato solo un articolo sulla Stampa. Per il resto, buio totale.
Questo il comunicato stampa di D'Alia, sobrio e sintetico: "Comunico di aver designato in mia sostituzione come componente in commissione di Vigilanza Rai il collega Salvatore Cuffaro, cui formulo i migliori auguri di buon lavoro".
Eccolo lì, il nostro Totò. Tornato in un sol colpo ai lustri del passato, in sella al massimo organismo di controllo della televisione pubblica. Quella televisione che ha sempre dimostrato di amare, di conoscere e di saper usare per acquisire visibilità e potere. Ora potrà direttamente controllarla dall'alto. Dirigerla. Prendere decisioni su programmi e personaggi. Avremo trasmissioni come Annozero direttamente passate al setaccio da Totò Cuffaro. Non vi sentite tutti più sollevati?
L'ennesimo schiaffo, l'ennesimo insulto alla decenza e all'intelligenza di un popolo rimbambito e dormiente. I cittadini italiani dovrebbero avere il diritto di sapere che la RAI, la televisione di stato, sarà controllata da un personaggio che è stato condannato a cinque anni di galera per aver fatto comunella con dei boss mafiosi. Invece non lo sanno. Perchè nessuno si prende la briga di dirglielo. Meglio dedicare la prima pagina al processo show sul delitto di Garlasco.
Ma sapete cosa fa più ribrezzo. Il fatto che la condanna in primo grado preveda anche l'interdizione assoluta da tutti i pubblici uffici.
Ora qualcuno potrebbe spiegarmi per favore, magari con un bel disegnino e con una buona dose di pazienza, perchè le cariche di senatore della repubblica e di commissario di vigilanza RAI non rientrino tra i pubblici uffici?
Attendo chiarimenti.
6 commenti:
"no comment" (sto vomitando.........)
mark
Beh, l'interdizion ai pubblici uffici dovrebbe scattare nel momento in cui la condanna diventa definitiva, ma considerato che questo galantuomo avrà fatto sicuramente appello, e considerato che l'appello parte dalla condanna di I grado a scendere, di sicuro se mai si arriverà alla condanna definitiva questa sarà moooolto più mite. D'altro canto non abbiamo più carnevale per la cassazione ma vuoi mettere quanti emuli ci sono in giro e non lo sappiamo nemmeno?
Eh, putroppo lo so che le pene entrano in vigore solo a sentenza passata in giudicato, ma com'è possibile che questa gente non abbia alcun tipo di freni inibitori? E se non li hanno loro, è mai possibile che non ce li abbiamo nememno le persone attorno a loro che addirttura li premiano e danno loro posizioni di potere? E' come dire che un pedofilo condannato in primo grado viene messo a dirigere una scuola elementare. Tanto, finchè non arriva la condanna definitiva, non sappiamo se è davvero pericoloso...
continuo...
La verità è che in Italia il presunto stupratore lo si vuole in galera prima ancora che inizi il processo; l'accertato favoreggiatore di mafiosi invece se ne può stare in senato e in commissione Rai a fare e disfare in attesa di un giudizio di terzo grado che non arriverà mai.
Cose dell'altro mondo.
no no.
qua ti sbagli federico!
quali cose dell'altro mondo? In Italia è tutto normale!
Be la soluzione forse ci sarebbe stata,
se ci fosse un canale libero da organi politici, forse sarebbe stata europa7, una informazione vera ci sarebbe stata e alcuni programmi sarebbero andati in onda tranquillamente così come alcuni personaggi, la vedete voi una rubrica quotidiana condotta da travaglio o peter gomez?
Ma per questo ringraziamo la sinistra che quando era al governo ha fatto finta di niente per cambiare la cosa piu importante forse.
PD permettendo
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