Mentre divampa la polemica sulle ronde, i sindacati di polizia stanno da tempo tentando di far sentire la propria voce per denunciare lo stato disastroso in cui versano le forze dell'ordine italiane che dovrebbero in teoria garantire la sicurezza del territorio, ma che sempre più spesso si vedono impossibilitate persino ad accendere un'autovettura: semplicemente manca la benzina oppure non ci sono i soldi per le necessarie riparazioni.
Ora, tra tutte le emergenze presunte sventolate dal governo in questi mesi, emergenza sicurezza, emergenza stupri, emergenza clandestini, emergenza rifiuti, emergenza Alitalia, emergenza giustizia e chi più ne ha più ne metta, mi pare che questa emergenza che riguarda una polizia ridotta sul lastrico sia davvero da considerare tale e meriterebbe un'attenzione prioritaria. Ma siccome non serve a nessuno sottolineare l'insufficienza dei mezzi che lo Stato mette a disposizione per contrastare la criminalità, semplicemente non se ne parla o addirittura si mistifica la realtà dichiarando, come hanno fatto in più occasioni sia La Russa che Maroni, che "le forze dell'ordine sono contentissime dei provvedimenti adottati dal governo".
Niente di più bugiardo. Sono mesi ormai che tutti i sindacati di polizia tentano di urlare il loro disappunto e il loro imbarazzo nel dover far fronte al tanto invocato "bisogno di sicurezza" senza avere in tasca il becco di un quattrino. La denuncia che sale dalla base è pesante e meriterebbe le prime pagine dei giornali.
Uno stato che non riesce a trovare i soldi per finanziare a livello almeno decente l'operato delle proprie forze dell'ordine è uno stato clinicamente fallito.
Uno stato che lascia la polizia allo sbando, senza fondi, senza mezzi e che la umilia continuamente con l'introduzione sempre maggiore di forze armate nelle strade è uno stato oggettivamente fallito.
Uno stato che rinuncia per manifesta incapacità ad assicurare la protezione istituzionale del territorio e dei cittadini e che non trova niente di meglio che delegare ai cittadini stessi la tutela della loro incolumità è uno stato che si dichiara fallito.
L'introduzione delle ronde, indipendentemente dal fatto che esse saranno composte da bravi cittadini con uno spiccato senso civico animati da buone intenzioni o da esaltati nostalgici del ventennio, è il marchio di fallimento di uno stato.
E sarebbe ora che gli Italiani e il governo in primis ne prendessero coscienza e lo ammettessero. L'Italia, in balia della delinquenza e della criminalità organizzata, è fallita. Punto.
E i sono i numeri a dirlo. I freddi numeri.
I tagli imposti da Tremonti, anche per finanziare il famigerato Ponte-fantasma, prevedono una riduzione di 254 milioni di euro per il 2009, 270 milioni per il 2010 e 480 milioni per 2011. Un totale di più di un miliardo di euro in tre anni sottratti al finanziamento dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Ma di che sicurezza parlano allora questi cialtroni?
In particolare sono stati tagliati 16 milioni per gli straordinari, 2 milioni per le trasferte, 13 milioni per le spese telefoniche (non riusciranno più nemmeno a pagare le bollette del telefono), 5,5 milioni per l'informatica (addio computer e stampanti) e 6 milioni per l'armamento (nella fondina metteranno probabilmente le pistole giocattolo).
I risultati di questi tagli indiscriminati sono devastanti e paradossali. Fa male elencarli, ma è necessario per capire fino a che punto l'Italia si sia ridotta. I trenta poliziotti che hanno catturato qualche mese fa il boss Lo Piccolo, capo di Cosa Nostra dopo l'arresto di Provenzano, è da un anno che attendono di vedersi pagare gli straordinari. Quelli che arrestarono nel 2006 Provenzano, giustamente esaltati e osannati da tutta Italia, hanno dovuto scendere in piazza per vederseli riconosciuti. A Rimini i poliziotti che hanno preso parte a missioni di polizia giudiziaria per conto della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna stanno vedendo gli anticipi ottenuti tagliati dalle proprie buste paga. A Genova il comune ha dovuto intervenire direttamente e metterci di tasca propria 300 mila euro per dotare la polizia delle minime attrezzature necessarie, come torce, moto e computer. A Palermo, il questore si è visto costretto a porre un tetto mensile di 33 mila euro per le indagini antimafia.
A Verona, il capoluogo che sarebbe dovute fungere da esperimento per la sicurezza, il gioiello della legalità padana, il prototipo della città a rischio zero, in cui il sindaco leghista Flavio Tosi continua a richiamare militari da tutta Italia (ne sono arrivati 75 più 12 agenti di polizia di altre regioni), si contano la miseria di tre, dicansi tre, volanti di polizia, di cui una è ferma in piantonamento stabile al tribunale. Le altre due servono per scortare i 12 agenti esterni che non hanno la minima idea di come orientarsi tra il centro storico e i quartieri industriali della periferia.
Ma di che sicurezza parlano allora questi cialtroni?
Il 30 dicembre scorso la Direzione centrale dei Servizi Tecnico-logistici e della Gestione patrimoniale del Dipartimento di Polizia ha inviato un fax inquietante alle sedi della polizia di tutta Italia raccomandando di "circoscrivere le spese ai soli rifornimenti di carburante posto che gli stanziamenti per la gestione e manutenzione dei veicoli risultano di gran lunga insufficienti". Giusto un po' di benzina, ma non troppa, per far andare avanti le auto che ci sono. Quelle da riparare rimarranno per sempre in garage.
A Napoli e a Roma ce ne sono 250 di volanti ferme in officina, a Milano 257, a Bari la metà esatta di quelle funzionanti. A Palermo 140 sono in attesa di riparazione e sul territorio ce ne sono attive 12, che si riducono a 6 nei turni di notte. I mafiosi staranno tremando.
Ma non preoccupatevi, ci saranno le ronde a difendervi. Armate solo di cellulare, si intende! Così, appena avvisteranno un possibile criminale, chiameranno immediatamente la polizia.
C'è solo da sperare che nel frattempo la Telecom non gli abbia staccato la linea.
Ora, tra tutte le emergenze presunte sventolate dal governo in questi mesi, emergenza sicurezza, emergenza stupri, emergenza clandestini, emergenza rifiuti, emergenza Alitalia, emergenza giustizia e chi più ne ha più ne metta, mi pare che questa emergenza che riguarda una polizia ridotta sul lastrico sia davvero da considerare tale e meriterebbe un'attenzione prioritaria. Ma siccome non serve a nessuno sottolineare l'insufficienza dei mezzi che lo Stato mette a disposizione per contrastare la criminalità, semplicemente non se ne parla o addirittura si mistifica la realtà dichiarando, come hanno fatto in più occasioni sia La Russa che Maroni, che "le forze dell'ordine sono contentissime dei provvedimenti adottati dal governo".
Niente di più bugiardo. Sono mesi ormai che tutti i sindacati di polizia tentano di urlare il loro disappunto e il loro imbarazzo nel dover far fronte al tanto invocato "bisogno di sicurezza" senza avere in tasca il becco di un quattrino. La denuncia che sale dalla base è pesante e meriterebbe le prime pagine dei giornali.
Uno stato che non riesce a trovare i soldi per finanziare a livello almeno decente l'operato delle proprie forze dell'ordine è uno stato clinicamente fallito.
Uno stato che lascia la polizia allo sbando, senza fondi, senza mezzi e che la umilia continuamente con l'introduzione sempre maggiore di forze armate nelle strade è uno stato oggettivamente fallito.
Uno stato che rinuncia per manifesta incapacità ad assicurare la protezione istituzionale del territorio e dei cittadini e che non trova niente di meglio che delegare ai cittadini stessi la tutela della loro incolumità è uno stato che si dichiara fallito.
L'introduzione delle ronde, indipendentemente dal fatto che esse saranno composte da bravi cittadini con uno spiccato senso civico animati da buone intenzioni o da esaltati nostalgici del ventennio, è il marchio di fallimento di uno stato.
E sarebbe ora che gli Italiani e il governo in primis ne prendessero coscienza e lo ammettessero. L'Italia, in balia della delinquenza e della criminalità organizzata, è fallita. Punto.
E i sono i numeri a dirlo. I freddi numeri.
I tagli imposti da Tremonti, anche per finanziare il famigerato Ponte-fantasma, prevedono una riduzione di 254 milioni di euro per il 2009, 270 milioni per il 2010 e 480 milioni per 2011. Un totale di più di un miliardo di euro in tre anni sottratti al finanziamento dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Ma di che sicurezza parlano allora questi cialtroni?
In particolare sono stati tagliati 16 milioni per gli straordinari, 2 milioni per le trasferte, 13 milioni per le spese telefoniche (non riusciranno più nemmeno a pagare le bollette del telefono), 5,5 milioni per l'informatica (addio computer e stampanti) e 6 milioni per l'armamento (nella fondina metteranno probabilmente le pistole giocattolo).
I risultati di questi tagli indiscriminati sono devastanti e paradossali. Fa male elencarli, ma è necessario per capire fino a che punto l'Italia si sia ridotta. I trenta poliziotti che hanno catturato qualche mese fa il boss Lo Piccolo, capo di Cosa Nostra dopo l'arresto di Provenzano, è da un anno che attendono di vedersi pagare gli straordinari. Quelli che arrestarono nel 2006 Provenzano, giustamente esaltati e osannati da tutta Italia, hanno dovuto scendere in piazza per vederseli riconosciuti. A Rimini i poliziotti che hanno preso parte a missioni di polizia giudiziaria per conto della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna stanno vedendo gli anticipi ottenuti tagliati dalle proprie buste paga. A Genova il comune ha dovuto intervenire direttamente e metterci di tasca propria 300 mila euro per dotare la polizia delle minime attrezzature necessarie, come torce, moto e computer. A Palermo, il questore si è visto costretto a porre un tetto mensile di 33 mila euro per le indagini antimafia.
A Verona, il capoluogo che sarebbe dovute fungere da esperimento per la sicurezza, il gioiello della legalità padana, il prototipo della città a rischio zero, in cui il sindaco leghista Flavio Tosi continua a richiamare militari da tutta Italia (ne sono arrivati 75 più 12 agenti di polizia di altre regioni), si contano la miseria di tre, dicansi tre, volanti di polizia, di cui una è ferma in piantonamento stabile al tribunale. Le altre due servono per scortare i 12 agenti esterni che non hanno la minima idea di come orientarsi tra il centro storico e i quartieri industriali della periferia.
Ma di che sicurezza parlano allora questi cialtroni?
Il 30 dicembre scorso la Direzione centrale dei Servizi Tecnico-logistici e della Gestione patrimoniale del Dipartimento di Polizia ha inviato un fax inquietante alle sedi della polizia di tutta Italia raccomandando di "circoscrivere le spese ai soli rifornimenti di carburante posto che gli stanziamenti per la gestione e manutenzione dei veicoli risultano di gran lunga insufficienti". Giusto un po' di benzina, ma non troppa, per far andare avanti le auto che ci sono. Quelle da riparare rimarranno per sempre in garage.
A Napoli e a Roma ce ne sono 250 di volanti ferme in officina, a Milano 257, a Bari la metà esatta di quelle funzionanti. A Palermo 140 sono in attesa di riparazione e sul territorio ce ne sono attive 12, che si riducono a 6 nei turni di notte. I mafiosi staranno tremando.
Ma non preoccupatevi, ci saranno le ronde a difendervi. Armate solo di cellulare, si intende! Così, appena avvisteranno un possibile criminale, chiameranno immediatamente la polizia.
C'è solo da sperare che nel frattempo la Telecom non gli abbia staccato la linea.
2 commenti:
Ma una volta che l'Italia fallisce, questi potenti cosa faranno?
Tagliente, spietato, oggettivo.
Un'ottima veduta d'insieme della questione.
Come ho già detto non c'è da preoccuparsi: nostalgici amanti del ventennio italico armati di spranghe e cellulari vigilano sulla vostra incolumità alla ricerca del delinquente di turno.
Di che avete paura?
:D
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