venerdì 5 dicembre 2008

Il finto tonto


Ci risiamo. La potente macchina della (dis)informazione di massa si è rimessa in moto. Anche se, sarebbe meglio dire, non si è mai arrestata. In queste ore sta dando smagliante prova di nel proporre, nello spiegare, nell'esporre la scottante questione esplosa intorno all'operato di Luigi De Magistris, che perfino il Presidente della Repubblica, risvegliandosi improvvisamente da sonno letargico, ha definito come "una cosa di gravità inaudita e senza precedenti".

Senza che sia stato ancora chiarito dal Quirinale a chi si riferissero quelle parole, se alla condotta di De Magistris, o alla condotta dei calunniatori di De Magistris, o alla condotta della Procura di Salerno che indaga sulla condotta della Procura di Catanzaro che indaga sulla inchieste sottratte a De Magistris, o infine alla condotta della Procura di Catanzaro che ha definito la condotta della Procura di Salerno un '"atto eversivo", bene, senza che sia stata chiarita la richiesta, decisamente irrituale, di Napolitano di venire a conoscenza di atti sottoposti a segreto, oggi, su tutte le prime pagine dei principali quotidiani nazionali, campeggiavano espressioni del tipo: "Guerra tra procure" (La Repubblica), "Rissa tra procure" (Il Corriere), "Guerra tra magistrati" (La Stampa) e via dicendo sulla stessa falsa riga.

Come se non bastasse, La Repubblica oggi propone un saggio di giornalismo del suo ormai famoso Vicedirettore Giuseppe D'Avanzo, il difensore d'ufficio di Schifani. Ve lo ricordate? Quello che per sputtanare Travaglio ad ogni costo tirò fuori una storia meschina di alberghi pagati da presunti mafiosi, storia poi rivelatasi una montatura architettata dallo stesso D'Avanzo, che prima lanciava il sasso e poi ritraeva la mano facendo il finto tonto. Bene. E' sempre lui. Il suo editoriale di oggi si intitola "Il prestigio infranto della giustizia italiana".

Leggetelo, vi prego. E' un'accozzaglia di banalità e menzogne infarcite di ragionamenti fumosi e devianti. Parte col dire che ieri è stato un giorno trionfante per Silvio Berlusconi, un giorno di "piena, gratificante gioia". E' vero, sono d'accordo. Ma il finto tonto finge di non capire che sono proprio articoli come i suoi quelli che permettono a Berlusconi di gridare vittoria. Quale migliore assist si poteva offrire al premier per dire ancora una volta che i magistrati sono una metastasi del paese e che, invece di lavorare, passano il loro tempo a farsi la guerra a vicenda per sporchi giochi di potere?

E' a questo punto che una stampa seria, libera e onesta avrebbe dovuto intervenire immediatamente a spiegare per filo e per segno cosa sta succedendo attorno alla vicenda De Magistris. Avrebbe dovuto intervenire con precisione chirurgica per sbrogliare la matassa, per fare dei distinguo, delle precisazioni doverose. In punta di penna, con la massima accuratezza e delicatezza possibile. Perchè la situazione è talmente complessa che basta poco, un niente per confondere la gente, per deviarne le opinioni da una parte o dall'altra.

E invece, la stampa, come un bulldozer in una cristalleria, ha buttato tutto nello stesso calderone. Con una superficialità disarmante ha ridotto tutta la vicenda a una squallida lotta tra bande. Ha di nuovo, consapevolmente, mistificato la realtà senza rendere giustizia alla verità dei fatti.

Qui non c'è nessuna guerra in corso. Non ci sono bande, non ci sono eserciti. C'è solo l'ennesimo, dirompente, mastodontico scandalo italiano scoperchiato dalla Procura di Salerno. Un magistrato che ha osato toccare le più alte personalità della politica, della finanza, della giustizia e dell'imprenditoria, ucciso e disintegrato professionalmente per impedirgli di arrivare a concludere le proprie indagini. Gliele hanno fatte sparire da sotto gli occhi, sul più bello, quando si accingeva a mettere la parola fine. Non una. Ben due volte. Calunniato, denigrato, trasferito. Con il silenzio complice delle istituzioni tutte. Con il silenzio complice dell'informazione tutta.

Scrive D'Avanzo: "La magistratura si infligge da sola, come in preda a una follia autodistruttiva, un'umiliazione che lascerà tracce durevoli. Coinvolge nella mischia, ingaggiata irresponsabilmente da due procure (Salerno, Catanzaro) anche il capo dello Stato". Eccolo qui il teorema deviato: le due procure (messe rigorosamente sullo stesso piano) sono soltanto dei bambini capricciosi, irresponsabili ed egoisti che per fame di potere non esitano a far fare alla magistratura una figura di palta.

Purtroppo il finto tonto fa finta di non capire che la figura di palta, alla magistratura, gliel'hanno voluta far fare i giornalisti come lui che, senza entrare nel merito della vergognosa storia di accerchiamento ai danni di De Magistrtis, senza voler capire che cosa effettivamente sta succedendo, offre alla gente una visione distorta della realtà.

Bacchetta tutto e tutti, D'Avanzo. Butta tutti nello stesso pentolone. De Magistris, Catanzaro, Salerno. Tutti uguali, tutti colpevoli. Perchè così fa comodo. Perchè così è più semplice. Una bella mano di palta e la gente non ha bisogno di capire chi ha ragione e chi ha torto. Hanno torto tutti, sono tutti colpevoli, vittime della loro arroganza. Il populismo fatto giornalismo.

D'Avanzo argomenta la sua tesi sostenendo che 1700 pagine per un decreto di perquisizione siano decisamente troppe. Ci mette pure il punto esclamativo: 1700! Per il finto tonto si tratta solo di una trovata pubblicitaria, una sparata per fare un po' di casino ed attirare sulla Procura di Salerno un po' di narcisistica attenzione. Senza nemmeno aver letto una riga di quelle 1700 pagine, D'Avanzo ha già fatto calare il suo giudizio: "Il magistrato che firma un decreto come quello, alto due spanne, di migliaia di pagine, non vuole chiudere davvero l'inchiesta. Pretende solo che si sappia di quali ingredienti, ancora tutti da accertare, sia fatta l'inchiesta. Vuole un'eco pubblica ingrassata dalle suggestioni e non da fatti accertati e documentati. Chiede soltanto pubblicità e, al di fuori del processo, prima di un processo, una condanna pubblica per i coinvolti, quale che sia il loro coinvolgimento".

Ma cosa ne sa D'Avanzo se ci sono fatti accertati o meno? Cosa ne sa? E in fatti non sa nulla, il finto tonto, di cosa ci sia scritto in quelle due spanne, ma tanto gli basta per additare i magistrati che le hanno scritte come meschini individui assetati di facile pubblicità. Dice che invece di un perquisizione dal sapore sensazionalistico sarebbe stato più opportuno che Salerno semplicemente richiedesse gli atti a Catanzaro. Il finto tonto, se avesse letto solo l'introduzione di quelle 1700 pagine, si sarebbe accorto che è da febbraio che è in sospeso una richiesta da parte di Salerno. Catanzaro ha sempre cincischiato e opposto un comportamento ostruzionistico. Conseguenza ovvia: Salerno ha deciso di rompere gli indugi e muoversi "in modo più fattivo". Ma il finto tonto fa finta di non saperlo. Non una parola invece sul contenuto esplosivo che quelle due spanne contengono. Non una.

Anzi. D'Avanzo ne ha anche per De Magistrtis. Imbracciando la toga, da esperto e fine conoscitore della legge, pontifica sull'operato del magistrato partenopeo. Con un po' di compassione lo definisce "un generoso magistrato lasciato colpevolmente isolato in un opaco ufficio giudiziario". Insomma, un povero sfigato, che si era montato la testa con queste inchieste più grandi lui. Lo fa intendere espressamente.

Ricorda che le inchieste su cui De Magistris lavorava sono state valutate poi da altri organi competenti e sono state tutte rigorosamente archiviate. Come dire: De Magistris era un visionario, ci metteva sì tanta buona volontà, ma proprio la legge non era il suo mestiere. Lo dice senza vergogna: "Sempre De Magistris ha avuto torto. Circostanza sufficiente per concludere, come in passato, che le sue inchieste sono eccellenti e attendibili ricostruzioni "giornalistiche" di un sistema di potere, ma un fragile quadro penale".

Sta qui il geniale ribaltamento del problema. De Magistris ha sempre avuto torto perchè le sue inchieste poi sono state archiviate. Quindi De Magistris era più un giornalista che un magistrato. Si basava su prove fragili e aleatorie.

Il finto tonto fa finta di non capire che, forse, quelle inchieste gli sono state sottratte proprio perchè arrivassero nelle mani di chi poi le avrebbe potute archiviare nel silenzio totale. Il finto tonto fa finta di non capire che il problema non sta nel sapere se le indagini di De Magistrtis avrebbero poi, in futuro, portato a condanna o assoluzione gli imputati, ma nel meccanismo perverso che si è messo in moto per impedirgli, quelle indagini, addirittura di portarle a termine. Il finto tonto nemmeno si chiede, come mai, se quelle indagini fossero state solo "invenzioni giornalistiche", si sia mosso compatto un fronte istituzionale-imprenditoriale-giuridico per stroncargli la carriera e chiudergli la bocca.

Il finto tonto, come al solito, rigira il problema come gli pare a lui, per un fine a noi sconosciuto, ma dai risvolti chiari ed immediati: il depistaggio mediatico dell'opinione pubblica.

E' grazie a personaggi come D'Avanzo, che si professano liberi pensatori, che questo paese vive in una sorta di narcosi e necrosi collettiva. E' grazie ai finti tonti come lui che il Regime, che apparentemente D'Avanzo vuol far credere di combattere, invece si irrobustisce, cresce e prolifera indisturbato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao Fede!
sto cercando casa a Roma e al momento ho davvero poco tempo per gli extra.
Comunque continua a scrivere tu! Torno a ripetere che i tuoi articoli dovrebbero essere su tutte le prime pagine dei giornali nazionali (come editoriali, ovvio) Su tutti i giornale tranne sul Giornale!
:D
a presto!