Silvio Berlusconi, senza chiedere il permesso a nessuno, ha firmato un paio di giorni fa un accordo con il primo ministro francese Sarkozy in nome del popolo italiano per la riproliferazione del nucleare nel nostro paese. Peccato che il popolo italiano non sia minimamente stato messo al corrente delle trattative in corso. Ma, come al solito, è stato posto di fronte al fatto compiuto. Prendere o lasciare. Così come è accaduto per la fantomatica cordata per il salvataggio Alitalia. Così come è accaduto per gli accordi sottobanco con Gheddafi. D'altra parte l'idea distorta che Berlusconi ha della democrazia è che, siccome il popolo l'ha votato, lui può fare quello che vuole, senza rendere conto a nessuno del proprio operato. Come se il voto delle urne fosse un assegno in bianco. L'annuncio è infatti arrivato a sorpresa, quando tutto era già stato deciso a tavolino, calato dall'alto e giustificato con la solita manfrina del "fanatismo ideologico di una parte politica".
Ora in tanti si chiedono se questo accordo sia da considerare legittimo o se invece calpesti illegalmente la volontà popolare espressa nel referendum dell'87 che diede il "la" di fatto alla rinuncia in toto all'energia nucleare e allo smantellamento delle quattro centrali nucleari già presenti sul territorio.
E' bene fare un po' di chiarezza su questo punto, vista la disinformazione totale che viene data in pasto all'opinione pubblica. Il punto è che i tre quesiti referendari proposti non parlavano esplicitamente di rinuncia al nucleare. Il primo quesito riguardava la possibilità o meno da parte del Cipe di aggirare l'ostruzionismo dei piccoli comuni in cui si sarebbero dovute costruire nuove centrali nucleari. Il secondo riguardava l'abolizione degli incentivi economici a quei comuni che accettavano di installare nel proprio territorio delle centrali nucleari. Il terzo riguardava la possibilità da parte dell'Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero.
Dunque nessun esplicito rifiuto del nucleare. Semplicemente abrogazione di norme che ne avrebbero facilitato la proliferazione. La differenza è sottile, ma fondamentale. Con quel referendum l'Italia non si impegnava a rinunciare al nucleare per sempre, ma poneva semplicemente dei paletti che ne avrebbero ostacolato uno sviluppo futuro.
E perchè allora in modo così drastico si decise di mettere la parola fine all'energia atomica in Italia e si decise di smantellare con furia iconoclasta le quattro centrali attive in Italia, tre delle quali erano tra l'altro arrivate alla fine del loro ciclo produttivo? Semplicemente perchè quel referendum fu interpretato come volontà popolare di dire addio definitivamente a quel tipo di energia.
E qui arriviamo al punto nodale. Alla mistificazione, che Berlusconi vuole far passare, contando sulla mancanza di memoria dei cittadini, di una decisione, presa vent'anni fa, in realtà per motivi molto più complessi che non per semplice accondiscendenza verso un manipolo di "fanatici ambientalisti".
La verità, come al solito, è esattamente il contrario di quella che vuol fare credere il nostro premier. Ma siccome è molto più semplice agitare il fantasma del "pericolo rosso" e liquidare ogni questione come "fanatismo di sinistra" che invece informarsi e capire come effettivamente sono andate le cose, ci ritroviamo oggi con molta gente che dà ragione al presidente del consiglio, insulta coloro che si oppongono, per i motivi più disparati, al nucleare, e, senza sapere di cosa sta parlando, li accusa dell'arretratezza e della dipendenza energetica dell'Italia dalla Francia.
Perchè se solo si andasse indietro a rileggersi la storia di questi giorni si scoprirebbe che le cose stanno in maniera completamente diversa.
Tutto scaturisce dal disastroso incidente di Cernobyl dell'anno precedente. L'eco mediatica del terrore si diffonde in tutta Europa. A quel tempo, in Italia, sono presenti sul territorio ed operano già da una ventina d'anni ben quattro centrali nucleari. A quel punto, se da una parte è sicuramente indubbio che le proteste ambientaliste cercarono in tutti i modi di combattere la battaglia della "denuclearizzazione", dall'altra è innegabile che questa richiesta di rinuncia al nucleare, sull'onda dell'emozione per i fatti di Cernobyl, fu cavalcata, gestita, sfruttata e manovrata a livelli assai più alti.
Il governo in carica si adoperò per la promozione dei referendum "anti-nucleare", la popolazione fu spinta in massa a votare SI all'abrogazione delle leggi pro-nucleare, tant'è che il referendum finì con un plebiscito: più dell'80% dei votanti si espresse a favore delle richieste degli ambientalisti.
Erano tutti fanatici sinistroidi? Manco per sogno.
E soprattutto, chi c'era al governo a sostenere con forza il referendum?
C'era quello che da lì a poco sarebbe diventato l'amico intimo di Silvio Berlusconi, ovvero Bettino Craxi, che, in una conferenza stampa memorabile, si impegnava in una campagna decisa contro il nucleare. A quel tempo Craxi godeva di una leadership notevole, invidiata e ostacolata in tutti i modi dalla DC (contraria all'abolizione del nucleare), ma soprattutto esercitava un fascino dirompente su gran parte della popolazione. Anche per questo il referendum ebbe quell'esito tanto perentorio. Altro che esaltati comunisti.
La rinuncia al nucleare fu benedetta proprio da Bettino Craxi, il mentore di colui che ora punta il dito contro i fanatismi della sinistra.
Ma non solo Craxi. Anche i governi democristiani che si successero di lì a poco alla fine continuarono su quella strada interpretando il referendum e imponendo moratorie di cinque anni in cinque anni sulla costruzione di centrali nucleari in Italia. Anzi quelle poche che c'erano furono smantellate con il pieno consenso dei governi social-democristiani.
E qui si arriva al nocciolo della questione. Perchè i governi cavalcarono le paure della gente, probabilmente molte delle quali infondate? Perchè la stampa ingigantì il problema, fece disinformazione totale sui rischi del nucleare facendone il ritratto di una forma di energia diabolica e da rigettare in toto? Perchè nessun governo si oppose al "fanatismo degli ambientalisti", ma anzi lo incoraggiò e lo supportò con tutte le forze a disposizione?
La verità è che la "minaccia del nucleare" era in realtà una minaccia per le compagnie petrolifere. Se in Italia si fosse continuato sulla strada del nucleare, come si fece più o meno in tutto il resto d'Europa nonostante l'effetto Cernobyl, i grandi petrolieri avrebbero visto i loro guadagni ridotti drasticamente.
La battaglia contro il nucleare era in realtà una battaglia combattuta sul campo dagli ambientalisti, ma gestita a livelli più alti dalle compagnie petrolifere, alle quali i governi, volenti o nolenti, dovevano rendere conto.
Ma non solo. Ci furono aspetti molto più loschi e meschini per cui Craxi in primis fu favorevole allo stop unilaterale al nucleare. Lo smantellamento delle tre centrali già esistenti, ma ormai vecchie e la riconversione in impianto a carbone, olio combustibile e gas di quella più nuova di Montalto di Castro in Maremma, costituivano delle occasioni di lucro troppo ghiotte. Tanto è vero che il marcio venne scoperto proprio nell'ambito dell'inchiesta di Mani Pulite. Fu proprio in quel periodo infatti che Di Pietro & C. consegnarono a Craxi un'avviso di garanzia in cui il leader del PSI era accusato di aver intascato una tangente di trecento milioni di lire per i lavori di riconversione della centrale nucleare di Montalto di Castro, pagati a nome di una cordata di imprese da Enzo Papi, l'ex amministratore delegato della Cogefar Impresit.
Ora, quando Berlusconi e suoi adepti di nuovo torneranno alla carica con la favoletta dei "verdi oltranzisti che hanno frenato lo sviluppo energetico ed economico del paese" per giustificare il patto scellerato con Sarkozy che, dopo l'accordo Airfrance-Alitalia, ci ha venduto l'ennesima sòla di una tecnologia oltremodo dispendiosa, che produce meno di quello che consuma, ormai vecchia e che tra vent'anni quando entrerà in funzione sarà ormai decrepita, fate loro notare che forse, in materia di nucleare, bisognerebbe dare ascolto a chi, come per esempio il nobel per la fisica Carlo Rubbia, di nucleare se ne intende veramente.
E probabilmente non a chi crede che l'energia nucleare si ricavi "dalla scomposizione delle cellule". Parola del nostro presidente del consiglio.
Ora in tanti si chiedono se questo accordo sia da considerare legittimo o se invece calpesti illegalmente la volontà popolare espressa nel referendum dell'87 che diede il "la" di fatto alla rinuncia in toto all'energia nucleare e allo smantellamento delle quattro centrali nucleari già presenti sul territorio.
E' bene fare un po' di chiarezza su questo punto, vista la disinformazione totale che viene data in pasto all'opinione pubblica. Il punto è che i tre quesiti referendari proposti non parlavano esplicitamente di rinuncia al nucleare. Il primo quesito riguardava la possibilità o meno da parte del Cipe di aggirare l'ostruzionismo dei piccoli comuni in cui si sarebbero dovute costruire nuove centrali nucleari. Il secondo riguardava l'abolizione degli incentivi economici a quei comuni che accettavano di installare nel proprio territorio delle centrali nucleari. Il terzo riguardava la possibilità da parte dell'Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero.
Dunque nessun esplicito rifiuto del nucleare. Semplicemente abrogazione di norme che ne avrebbero facilitato la proliferazione. La differenza è sottile, ma fondamentale. Con quel referendum l'Italia non si impegnava a rinunciare al nucleare per sempre, ma poneva semplicemente dei paletti che ne avrebbero ostacolato uno sviluppo futuro.
E perchè allora in modo così drastico si decise di mettere la parola fine all'energia atomica in Italia e si decise di smantellare con furia iconoclasta le quattro centrali attive in Italia, tre delle quali erano tra l'altro arrivate alla fine del loro ciclo produttivo? Semplicemente perchè quel referendum fu interpretato come volontà popolare di dire addio definitivamente a quel tipo di energia.
E qui arriviamo al punto nodale. Alla mistificazione, che Berlusconi vuole far passare, contando sulla mancanza di memoria dei cittadini, di una decisione, presa vent'anni fa, in realtà per motivi molto più complessi che non per semplice accondiscendenza verso un manipolo di "fanatici ambientalisti".
La verità, come al solito, è esattamente il contrario di quella che vuol fare credere il nostro premier. Ma siccome è molto più semplice agitare il fantasma del "pericolo rosso" e liquidare ogni questione come "fanatismo di sinistra" che invece informarsi e capire come effettivamente sono andate le cose, ci ritroviamo oggi con molta gente che dà ragione al presidente del consiglio, insulta coloro che si oppongono, per i motivi più disparati, al nucleare, e, senza sapere di cosa sta parlando, li accusa dell'arretratezza e della dipendenza energetica dell'Italia dalla Francia.
Perchè se solo si andasse indietro a rileggersi la storia di questi giorni si scoprirebbe che le cose stanno in maniera completamente diversa.
Tutto scaturisce dal disastroso incidente di Cernobyl dell'anno precedente. L'eco mediatica del terrore si diffonde in tutta Europa. A quel tempo, in Italia, sono presenti sul territorio ed operano già da una ventina d'anni ben quattro centrali nucleari. A quel punto, se da una parte è sicuramente indubbio che le proteste ambientaliste cercarono in tutti i modi di combattere la battaglia della "denuclearizzazione", dall'altra è innegabile che questa richiesta di rinuncia al nucleare, sull'onda dell'emozione per i fatti di Cernobyl, fu cavalcata, gestita, sfruttata e manovrata a livelli assai più alti.
Il governo in carica si adoperò per la promozione dei referendum "anti-nucleare", la popolazione fu spinta in massa a votare SI all'abrogazione delle leggi pro-nucleare, tant'è che il referendum finì con un plebiscito: più dell'80% dei votanti si espresse a favore delle richieste degli ambientalisti.
Erano tutti fanatici sinistroidi? Manco per sogno.
E soprattutto, chi c'era al governo a sostenere con forza il referendum?
C'era quello che da lì a poco sarebbe diventato l'amico intimo di Silvio Berlusconi, ovvero Bettino Craxi, che, in una conferenza stampa memorabile, si impegnava in una campagna decisa contro il nucleare. A quel tempo Craxi godeva di una leadership notevole, invidiata e ostacolata in tutti i modi dalla DC (contraria all'abolizione del nucleare), ma soprattutto esercitava un fascino dirompente su gran parte della popolazione. Anche per questo il referendum ebbe quell'esito tanto perentorio. Altro che esaltati comunisti.
La rinuncia al nucleare fu benedetta proprio da Bettino Craxi, il mentore di colui che ora punta il dito contro i fanatismi della sinistra.
Ma non solo Craxi. Anche i governi democristiani che si successero di lì a poco alla fine continuarono su quella strada interpretando il referendum e imponendo moratorie di cinque anni in cinque anni sulla costruzione di centrali nucleari in Italia. Anzi quelle poche che c'erano furono smantellate con il pieno consenso dei governi social-democristiani.
E qui si arriva al nocciolo della questione. Perchè i governi cavalcarono le paure della gente, probabilmente molte delle quali infondate? Perchè la stampa ingigantì il problema, fece disinformazione totale sui rischi del nucleare facendone il ritratto di una forma di energia diabolica e da rigettare in toto? Perchè nessun governo si oppose al "fanatismo degli ambientalisti", ma anzi lo incoraggiò e lo supportò con tutte le forze a disposizione?
La verità è che la "minaccia del nucleare" era in realtà una minaccia per le compagnie petrolifere. Se in Italia si fosse continuato sulla strada del nucleare, come si fece più o meno in tutto il resto d'Europa nonostante l'effetto Cernobyl, i grandi petrolieri avrebbero visto i loro guadagni ridotti drasticamente.
La battaglia contro il nucleare era in realtà una battaglia combattuta sul campo dagli ambientalisti, ma gestita a livelli più alti dalle compagnie petrolifere, alle quali i governi, volenti o nolenti, dovevano rendere conto.
Ma non solo. Ci furono aspetti molto più loschi e meschini per cui Craxi in primis fu favorevole allo stop unilaterale al nucleare. Lo smantellamento delle tre centrali già esistenti, ma ormai vecchie e la riconversione in impianto a carbone, olio combustibile e gas di quella più nuova di Montalto di Castro in Maremma, costituivano delle occasioni di lucro troppo ghiotte. Tanto è vero che il marcio venne scoperto proprio nell'ambito dell'inchiesta di Mani Pulite. Fu proprio in quel periodo infatti che Di Pietro & C. consegnarono a Craxi un'avviso di garanzia in cui il leader del PSI era accusato di aver intascato una tangente di trecento milioni di lire per i lavori di riconversione della centrale nucleare di Montalto di Castro, pagati a nome di una cordata di imprese da Enzo Papi, l'ex amministratore delegato della Cogefar Impresit.
Ora, quando Berlusconi e suoi adepti di nuovo torneranno alla carica con la favoletta dei "verdi oltranzisti che hanno frenato lo sviluppo energetico ed economico del paese" per giustificare il patto scellerato con Sarkozy che, dopo l'accordo Airfrance-Alitalia, ci ha venduto l'ennesima sòla di una tecnologia oltremodo dispendiosa, che produce meno di quello che consuma, ormai vecchia e che tra vent'anni quando entrerà in funzione sarà ormai decrepita, fate loro notare che forse, in materia di nucleare, bisognerebbe dare ascolto a chi, come per esempio il nobel per la fisica Carlo Rubbia, di nucleare se ne intende veramente.
E probabilmente non a chi crede che l'energia nucleare si ricavi "dalla scomposizione delle cellule". Parola del nostro presidente del consiglio.
8 commenti:
Ciao! Mi hai dato delle vere e proprie notizie e delucidazioni su argomenti a cui non trovavo risposta ,come la questione validità del referendum!
E poi la presenza molto attiva di Craxi!
Ti ringrazio proprio e ti faccio i complimenti !
Un grande esempio di informazione !
a presto
Mi associo a Moon che mi ha segnalato il link al tuo post. Ottimo, direi. Ciao fino alla prossima visita.
Arte.
Veramente illuminante!
Non potrei mai rinunciare a leggere il tuo blog!
Alla prossima.
come è già stato detto da altri le centrali nucleari le devono fare a villa san martino e nella sua villa in sardegna...
Ma cosa dici? Casini è più competente di Rubbia in materia di energia! auhauhauha sto scherzando!
ps: Ho giàà aggiunto il tuo blog nel mio blogroll. Ti va di contraccambiare?
@ alexilgrande
Ok, per un interista questo e altro..haha
post molto interessante!!! complimenti
di solito non mi faccio pubblicità, ma ritengo che il mio post su why not vada letto da più persone possibili.
Federico, se sei d'accordo ti chiedo di pubblicarlo sul tuo sito!
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