domenica 26 aprile 2009

I liberatori


Giorgio Bocca l'ha definito "il 25 aprile più brutto della sua vita". E c'è da capirlo, poveretto. Per lui che un partigiano lo è stato per davvero, vedersi le piazze arringate da Berlusconi e Formigoni e i caduti commemorati da Fini, Alemanno e La Russa, deve essere stato un trauma non da poco. "Un 25 aprile patrocinato dai fascisti". Lo dice con sconsolata amarezza. Lo dice perchè ha capito l'inganno, ha capito il pericolo che c'è dietro.

E il pericolo è che, dopo averci preso tutto, Berlusconi ci prenda pure la memoria. Intendiamoci bene. Non che ci sia niente di scandaloso nel discorso pronunciato ieri dal presidente del consiglio, risultato abbastanza cauto, a grandi spanne condivisibile e più politicamente corretto di quanto probabilmente avrebbe voluto. Il punto non è questo, perchè, in fondo, le parole di circostanza, dovute per posizione istituzionale, lasciano un po' il tempo che trovano. Ciò che conta, più che altro, sono i fatti. E quelli, mi spiace, non tornano per niente. E' stato un 25 aprile troppo anomalo, quello di ieri. Spirava un vento diverso, non necessariamente migliore.

I fatti sono che a Silvio Berlusconi fino a ieri non era mai fregato niente del 25 aprile. Non ci aveva mai messo piede, tacciandolo sdegnosamente di "ricorrenza comunista". Si era sempre vantato di non essersi mai immischiato nei festeggiamenti e nelle celebrazioni. Vederlo ieri con il tricolore al collo porgere omaggio ai "caduti comunisti" stride e non poco. Sa tanto di piazzata pubblicitaria. Il suo fine dichiarato è quello di raggiungere la maggioranza assoluta per aver mano libera in parlamento e, per poter arrivare ad ottenere il fatidico 51% dei consensi, deve necessariamente proporsi come "il presidente di tutti". Per questo, l'invito di Franceschini, più che risultare d'imbarazzo, si è trasformato in un vero e proprio invito a nozze.

I fatti sono che Silvio Berlusconi non più tardi di qualche mese fa stava attentando alla Costituzione usando come ariete il corpo morente di Eluana. Aveva definito in modo sprezzante la Carta Costituzionale "di chiara ispirazione bolscevica". Aveva messo il Capo dello Stato con le spalle al muro intimandogli di firmare un decreto incostituzionale e minacciandolo, in caso contrario, di riformare la Costituzione a proprio piacimento e riconsegnare il proprio mandato al popolo. Una svolta populista e autoritaria, almeno a parole, di chiaro stampo mussoliniano, stoppata sul nascere dal rifiuto netto di Napolitano a cedere all'ennesimo ricatto. Vederlo ieri celebrare la Costituzione, "sulla quale si fonda la nostra libertà" e nella cui stesura si condensò "la saggezza di comunisti e cattolici, socialisti e liberali, azionisti e monarchici" suona per lo meno molto strano.

I fatti sono che Silvio Berlusconi, che, ogni due per tre, si riempie la bocca della parola "libertà", è l'espressione più lampante di un personaggio dalle chiare pulsioni autoritarie e dittatoriali, liberticide e illiberali. Lo testimonia il suo curriculum vitae. Il suo partito è costruito in questo senso come un organismo in cui a decidere è uno solo e la libertà dei componenti assomiglia molto alla libertà dei sudditi, quella cioè di applaudire il sovrano. Il fatto che la parola "libertà" compaia poi nel nome stesso del suo partito è un esempio ancora più evidente dell'equivoco e dell'inganno perpetrato. Non c'è persona che sappia meno di Berlusconi cosa significhi la parola "libertà". Berlusconi è colui che ha dimostrato in tutta la sua vita di non avere il mio rispetto del concetto di libertà. La libertà di corrompere tutto e tutti, questa è l'unica libertà che conosce Berlusconi.

Berlusconi ha corrotto la mafia per poter liberamente estendere le proprie televisioni al sud. Ha corrotto la mafia per poter liberamente veicolare centinaia di migliaia di voti sul suo partito. Ha corrotto la guardia di finanza per poter continuare a fare liberamente i suoi affari. Ha corrotto Bettino Craxi per poter continuare liberamente a trasmettere in tutta Italia illegalmente. Ha corrotto gli avvocati Cesare Previti e Attilio Pacifico perchè corrompessero i giudici Renato Squillante e Filippo Verde per poter liberamente mettere le mani sulla SME. Ha corrotto gli avvocati Cesare Previti e Attilio Pacifico perchè corrompessero i giudici Arnaldo Vitale e Vittorio Metta per poter liberamente mettere le mani su Mondadori. Corruzione per osmosi. Ha corrotto l'avvocato londinese David Mills perchè liberamente mentisse in un paio di processi a suo carico e, tacendo sulle molteplici società off-shore in cui si riciclava liberamente il denaro sporco, lo tenesse liberamente alla larga dai guai.

Questo è ciò che Silvio Berlusconi chiama "libero mercato". Questo è quello che Berlusconi definisce "moralità del fare".

I fatti sono questi. I fatti sono che Silvio Berlusconi ha in programma una legge liberticida sull'informazione (intercettazioni) e una legge illiberale sulla giustizia (riforma delle competenze dei pm). Ha il monopolio pressochè completo dell'informazione e ha appena deciso a casa sua chi dei suoi scagnozzi Mediaset andrà a dirigere i programmi Rai. Un uomo che è un conflitto di interessi ambulante. Dove, giova ricordarlo, il conflitto di interessi rappresenta l'estrema mortificazione del concetto di libertà. Un personaggio così, che, in tutto ciò che ha fatto e detto in vita sua, ha dimostrato sempre e solo uno sprezzo irrisorio per la vera Libertà, dovrebbe avere solo il buon gusto, come per altro ha fatto in tutti questi anni, di tenersi alla larga da una manifestazione come il 25 aprile.

Il fatto che invece, per la prima volta, ci vada e ottenga consensi più o meno unanimi la dice lunga su quanto l'Italia berlusconizzata sia pronta a vendersi al suo sorriso a trentadue denti e a salutare con ovazioni di massa il nuovo statista. Fa niente se i fatti poi fanno a pugni con le parole.

Due considerazioni conclusive.

La prima. Stiamo ben attenti a difendere le parole. Le singole parole. Non facciamo in modo che la propaganda berlusconiana ci porti via anche quelle. L'auspicio di Berlusconi affinchè il 25 aprile diventi "la festa della libertà" anzichè "della liberazione" è tanto apparentemente insignificante quanto pericoloso. La differenza sembra impercettibile, ma è carica di significati. Se concediamo ora che il 25 aprile si trasformi in una generica celebrazione della libertà in senso lato, significherà in un futuro prossimo accettare l'idea che questa data venga svuotata del suo senso fondamentale.

Il 25 aprile non rappresenta in la Libertà, quanto la Liberazione. Son due concetti adiacenti, che si toccano, ma che non si sovrappongono. Stiamo bene attenti. Non cediamo nemmeno di un millimetro su questo. La Liberazione costituisce la premessa alla Libertà, di cui essa è una diretta conseguenza. La Liberazione implica una lotta, implica uno sforzo, implica un sacrificio alto e supremo nei confronti dei soprusi di un oppressore. Non esiste Libertà senza Liberazione. E' ipocrita celebrare la Libertà senza ricordare chi è morto per essa. In nome di una non ben definita unità e pacificazione nazionale. Non vorrei che, tra un po', il 25 aprile da Festa della Libertà si trasformasse in Festa (del Popolo) della Libertà. Sapete, il passo è breve.

E qui arrivo alla seconda considerazione. Stiamo bene attenti a difendere la memoria. Non facciamo in modo che la propaganda berlusconiana ci porti via anche quella. Volenti o nolenti il 25 aprile è la festa della vittoria del movimento partigiano contro l'incubo del nazifascismo. E, volenti o nolenti, il movimento partigiano è legato, anche se non completamente annesso, a una precisa connotazione politica. Non può essere negato, può essere dimenticato. Non cediamo nemmeno di un millimetro su questo. Il 25 aprile appartiene ai partigiani e solo a loro. I cosiddetti Repubblichini, i fedeli al regime nazifascista, che tanto oggi vanno di moda e per i quali si chiede sempre più insistentemente la pietà, il rispetto, se non addirittura una certa riabilitazione, non c'entrano nulla con il 25 aprile. Non erano ingenui idealisti che combattevano "dalla parte sbagliata" senza saperlo, come si sente dire in questi giorni da più parti. Erano persone che, nonostante tutto, sono rimaste fedeli al Duce e si sono messe a disposizione di Hitler (la repubblica di Salò era uno stato fantoccio nelle mani del Reich) con cui hanno condiviso le leggi razziali e la soluzione finale dello sterminio di massa.

La pietà che a loro si deve è la stessa pietà umana che si deve ad un morto, per il fatto stesso di essere morto. E' la stessa pietà che si può avere per un Hitler suicida nel suo bunker o per un Mussolini impiccato a testa in giù a Piazzale Loreto. Cosa c'entra tutto ciò con il 25 aprile? Niente. Cosa c'entra tutto ciò con la pacificazione nazionale? Niente. E che colpa ne hanno gli Italiani se oggi al governo ci sono coloro che, volenti o nolenti, furono gli eredi dei Repubblichini?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

il mio pensiero nelle tue parole, grande!
mi consola l'idea che esistano nuovi partigiani pronti a liberare l'italia da questo morbo endemico che la sta devastando anche se a volte credo che le sole parole non bastino più
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Alfiere ha detto...

E' brutto riuscire a prevedere ciò che sta per accadere e non poter fare nulla per evitarlo...

Credo che noi blogger siamo i novelli "Cassandri"