Sono proprio dei burloni i magistrati della procura di Roma.
Avete presente il decreto di perquisizione con cui hanno ordinato ai Ros di frugare in tutte le abitazioni di Gioacchino Genchi e portarne via tutto il materiale informatico e tutti gli archivi relativi ad indagini in corso? Avete presente la serie di accuse con cui Genchi è stato inserito nel registro degli indagati per abuso d'ufficio, violazione della privacy e attentato alla sicurezza nazionale? Come ben sapete (e avrete sicuramente appreso dai principali organi di informazione) il Tribunale del Riesame ha ridicolizzato tutta questa montatura, ha annullato il sequestro dei documenti di proprietà di Genchi ritenendolo un atto assolutamente illegittimo e ingiustificato alla luce del comportamento sempre limpido e ineccepibile tenuto dal consulente di De Magistris.
Il decreto della Procura di Roma non solo era illegittimo per il fatto che essa non ha alcuna competenza su Palermo, ma, se anche l'avesse avuta, le ragioni per cui era stato emesso si sono rivelate assolutamente campate per arie, inconsistenti, basate sul nulla giuridico. Questo è quanto è scritto a chiare lettere nella sentenza del Tribunale del Riesame. Quanto basterebbe per far vergognare un'intera procura per aver inscenato un polverone assolutamente gratuito sull'onda dell'indignazione popolare alimentata da politici collusi e da stampa compiacente, che si divertiva a sparare cifre a caso, sempre più astronomiche, sempre più eclatanti. A un certo punto sembrava che Genchi fosse riuscito a spiare qualcosa come una famiglia italiana su tre. Pensate un po'.
Ci è voluto poco perchè la montatura si sciogliesse, si disintegrasse, anzi scomparisse del tutto di fronte al primo alito di verità. Genchi ha mantenuto sempre un atteggiamento perfetto e irreprensibile. Ha dimostrato come un uomo delle istituzioni dovrebbe sempre affrontare certe situazioni, anche di fronte alla mistificazione più orrenda e palese. Genchi si è sempre difeso nel processo. All'interno del processo. Ha sempre mantenuto la più lucida fiducia nella Giustizia e ha dimostrato, documenti alla mano, l'assoluta correttezza delle sue azioni. Non ha mai sbraitato contro i giudici. Non si è mai difeso dal processo. Ci si è sottoposto e ha vinto alla grande la sua battaglia. E ora si sta prendendo delle rivincite mica da ridere.
Peccato che ci sia un però. E' che i magistrati della Procura di Roma sono proprio dei burloni. A quanto pare, anche in seguito all'annullamento del sequestro da parte del Tribunale, si sono, a tutt'oggi, dimenticati di restituire il materiale al legittimo proprietario. Anzi, sembra proprio che non abbiano la minima intenzione di restituirlo. Voi direte: è uno scherzo. E ve l'ho detto: sono dei burloni! In quelle carte sono contenuti delicatissimi documenti su indagini ancora in corso, coperte da segreto istruttorio. Perchè, dovete sapere che gli hanno portato via tutto. Tutto. Non solo le carte relative all'indagine Why not. Con la scusa di fare chiarezza, gli hanno portato via tutti i documenti più scottanti, raccolti da Genchi nel corso della sua carriera di consulente informatico.
A che titolo la Procura di Roma si riserva di riconsegnare il tutto? Perchè non ha ancora dato esecuzione al decreto del tribunale del Riesame? In base a cosa si rifiuta di sganciare il maltolto? O è uno scherzo o siamo di fronte ad uno degli atti più terroristici della storia della giustizia italiana.
Genchi ha parlato di "un atto eversivo di gravità inaudita" e si è rivolto direttamente al Capo dello Stato con un appello per riavere immediatamente ciò che gli spetta. Il suo avvocato, Fabio Repici, ha commentato così la vicenda: "Siamo oltre il porto delle nebbie. Oggi la Procura di Roma ha fatto ammutinamento rispetto ai provvedimenti dei giudici che hanno decretato l’illegittimità totale dell’operato della stessa Procura. I reperti che la Procura di Roma sta mantenendo abusivamente in sequestro sono tutti di proprietà del dr. Gioacchino Genchi. Per questo oggi i Pm di Roma si sono resi responsabili, tra l’altro, dei reati di rifiuto di atti d’ufficio e di appropriazione indebita".
Io non so se il Capo dello Stato reagirà con la stessa prontezza con la quale si affrettò a censurare la ormai leggendaria "guerra tra procure". Vorrei solo far notare che, in quel caso, è stato chiamato in causa da tutte le principali istituzioni il CSM perchè intervenisse e punisse i contendenti, ovvero le procure di Salerno e Catanzaro. Il CSM alla fine, nonostante anche allora il Tribunale del Riesame avesse decretato che Salerno aveva operato nella piena legittimità, decise di annientarne d'ufficio la procura, cacciando Apicella dalla magistratura e trasferendo i sostituti Nuzzi e Verasani. Un atto di ingiustizia legalizzata tanto grave quanto fatto passare sotto silenzio.
Credevo avessimo toccato il fondo. Invece no. La vicenda Genchi supera la più fervida fantasia. La cosa grave, anzi gravissima, è che la ragione per cui la Procura di Roma si sta rifiutando, come un bambino capriccioso, di restituire materiale delicatissimo che detiene illegalmente è che in quei documenti ci sono anche le carte relative ad indagini che Genchi stava portando avanti nei confronti dei Ros e dei magistrati stessi della Procura di Roma!
Un leggendario conflitto di interessi. I magistrati della procura di Roma, su cui Genchi aveva iniziato ad indagare dopo averne ricevuto l'incarico dall'Autorità Giudiziaria, inventano delle accuse folli nei suoi confronti con il solo scopo di mettere le mani sugli incartamenti che li riguardano direttamente e vedere dunque a che punto è l'indagine e cosa è stato raccolto contro di loro. Questo è quanto è avvenuto. Sotto gli occhi complici di un CSM inerme, tanto zelante quando si tratta di punire chi fa il proprio dovere, ma assente nel momento delle ingiustizie più grandi e atroci.
Lo spiega ancora chiaramente l'avvocato Repici: "Peraltro, nei supporti informatici trattenuti ci sono atti relativi a delicate indagini per le quali il dr. Genchi aveva ricevuto incarichi dall’Autorità giudiziaria. E ci sono perfino atti e intercettazioni che riguardano il procuratore aggiunto di Roma Toro: tra l’altro sue conversazioni nelle quali nel maggio 2006 concordava con altra persona, con insospettabili capacità profetiche, gli incarichi al ministero della giustizia presso l’appena nominato ministro Mastella e presso altri ministeri, riferendo anche gli incarichi graditi da altri magistrati romani, ivi compreso il dr. Nello Rossi".
Voi capite che siamo di fronte ad un atteggiamento criminale da parte della Procura di Roma. Non ho ancora sentito nessun Gasparri agitarsi, non ho sentito ancora nessun Berlusconi gridare allo scandalo, non ho sentito purtroppo nessun Napolitano parlare di "atti di una gravità inaudita", nonostante questi lo siano, davvero, fatti di una gravità inaudita. Anzi, c'è da sperare solamente che il CSM non intervenga, magari per punire e trasferire d'ufficio tutto il Tribunale del Riesame, che ha dato ragione a Genchi. Considerato l'andazzo, non ci sarebbe nulla di cui stupirsi.
Ma se volete qualcos'altro di cui stupirvi, eccone un'altra. Fresca fresca. Clementina Forleo, il giudice che per anni è stata al centro degli attacchi della maggioranza per aver intaccato gli interessi di politici e banchieri e per non aver assecondato la propaganda di regime, è da oggi senza scorta e senza alcuna misura di protezione. A darne l'annuncio è stata Sonia Alfano, presidente dell'Associazione Famigliari Vittime della Mafia e candidata al Parlamento Europeo come indipendente nelle fila dell'Idv.
Spiega: "E' evidente che la decisione di revocare la scorta ad un giudice destinatario di gravi e numerose minacce sia motivata da pura rappresaglia politica. Mi chiedo - ha aggiunto Sonia Alfano - come sia possibile che mentre alla dottoressa Forleo, la cui incolumità è palesemente a rischio, viene revocata la scorta, ad altri, che non rischiano nulla perchè parte integrante di quel sistema che il Giudice Forleo ha sempre combattuto, viene concesso ogni tipo di protezione e di tutela".
Mentre l'Italia si interroga dubbiosa se il nostro presidente del consiglio festeggerà o meno il 25 aprile e, se sì, dove, e se dove, con chi, e se con chi, perchè, la giustizia in Italia muore sotto i colpi eversivi di parte di una magistratura deviata. La stessa magistratura corrotta che era finita nel mirino delle indagini di De Magistris e per cui De Magistris è stato bloccato prima che potesse scoperchiare il marcio che, secondo le accuse dello stesso De Magistris, sembra essersi ormai diffuso in modo endemico in tutta Italia: "Una nuova P2 sta tentando di prendere il potere in Italia".
Mentre Franceschini, forse per imitare Berlusconi, si fa fotografare con il cappellino da capo stazione e parte in treno per non si sa bene dove, la giustizia in Italia muore e lo fa nel peggiore dei modi: nel silenzio assordante delle Istituzioni.
Mi vengono in mente allora, e ho i brividi, le parole di Paolo Borsellino che, quando vide che tutto cospirava contro Falcone e il suo pool antimafia, ebbe il coraggio di esporsi in prima persona e, mettendo a rischio la sua stessa carriera di magistrato, lanciò accuse di fuoco al CSM gridando: "Se il pool antimafia deve essere eliminato, l'opinione pubblica lo deve sapere! Lo deve conoscere! Il pool antimafia deve morire davanti a tutti, non deve morire in silenzio!".
Esistono ancora magistrati, purtroppo sempre più pochi, che fanno il proprio dovere, che non sono ancora stati fermati e che servono lo Stato nel solco dell'esempio lasciato da Falcone e Borsellino. A loro dobbiamo rimanere stretti attorno. A loro dobbiamo aggrapparci, se ancora volgiamo credere in una Giustizia che è sì moribonda, ma, ancora morta, no.
Avete presente il decreto di perquisizione con cui hanno ordinato ai Ros di frugare in tutte le abitazioni di Gioacchino Genchi e portarne via tutto il materiale informatico e tutti gli archivi relativi ad indagini in corso? Avete presente la serie di accuse con cui Genchi è stato inserito nel registro degli indagati per abuso d'ufficio, violazione della privacy e attentato alla sicurezza nazionale? Come ben sapete (e avrete sicuramente appreso dai principali organi di informazione) il Tribunale del Riesame ha ridicolizzato tutta questa montatura, ha annullato il sequestro dei documenti di proprietà di Genchi ritenendolo un atto assolutamente illegittimo e ingiustificato alla luce del comportamento sempre limpido e ineccepibile tenuto dal consulente di De Magistris.
Il decreto della Procura di Roma non solo era illegittimo per il fatto che essa non ha alcuna competenza su Palermo, ma, se anche l'avesse avuta, le ragioni per cui era stato emesso si sono rivelate assolutamente campate per arie, inconsistenti, basate sul nulla giuridico. Questo è quanto è scritto a chiare lettere nella sentenza del Tribunale del Riesame. Quanto basterebbe per far vergognare un'intera procura per aver inscenato un polverone assolutamente gratuito sull'onda dell'indignazione popolare alimentata da politici collusi e da stampa compiacente, che si divertiva a sparare cifre a caso, sempre più astronomiche, sempre più eclatanti. A un certo punto sembrava che Genchi fosse riuscito a spiare qualcosa come una famiglia italiana su tre. Pensate un po'.
Ci è voluto poco perchè la montatura si sciogliesse, si disintegrasse, anzi scomparisse del tutto di fronte al primo alito di verità. Genchi ha mantenuto sempre un atteggiamento perfetto e irreprensibile. Ha dimostrato come un uomo delle istituzioni dovrebbe sempre affrontare certe situazioni, anche di fronte alla mistificazione più orrenda e palese. Genchi si è sempre difeso nel processo. All'interno del processo. Ha sempre mantenuto la più lucida fiducia nella Giustizia e ha dimostrato, documenti alla mano, l'assoluta correttezza delle sue azioni. Non ha mai sbraitato contro i giudici. Non si è mai difeso dal processo. Ci si è sottoposto e ha vinto alla grande la sua battaglia. E ora si sta prendendo delle rivincite mica da ridere.
Peccato che ci sia un però. E' che i magistrati della Procura di Roma sono proprio dei burloni. A quanto pare, anche in seguito all'annullamento del sequestro da parte del Tribunale, si sono, a tutt'oggi, dimenticati di restituire il materiale al legittimo proprietario. Anzi, sembra proprio che non abbiano la minima intenzione di restituirlo. Voi direte: è uno scherzo. E ve l'ho detto: sono dei burloni! In quelle carte sono contenuti delicatissimi documenti su indagini ancora in corso, coperte da segreto istruttorio. Perchè, dovete sapere che gli hanno portato via tutto. Tutto. Non solo le carte relative all'indagine Why not. Con la scusa di fare chiarezza, gli hanno portato via tutti i documenti più scottanti, raccolti da Genchi nel corso della sua carriera di consulente informatico.
A che titolo la Procura di Roma si riserva di riconsegnare il tutto? Perchè non ha ancora dato esecuzione al decreto del tribunale del Riesame? In base a cosa si rifiuta di sganciare il maltolto? O è uno scherzo o siamo di fronte ad uno degli atti più terroristici della storia della giustizia italiana.
Genchi ha parlato di "un atto eversivo di gravità inaudita" e si è rivolto direttamente al Capo dello Stato con un appello per riavere immediatamente ciò che gli spetta. Il suo avvocato, Fabio Repici, ha commentato così la vicenda: "Siamo oltre il porto delle nebbie. Oggi la Procura di Roma ha fatto ammutinamento rispetto ai provvedimenti dei giudici che hanno decretato l’illegittimità totale dell’operato della stessa Procura. I reperti che la Procura di Roma sta mantenendo abusivamente in sequestro sono tutti di proprietà del dr. Gioacchino Genchi. Per questo oggi i Pm di Roma si sono resi responsabili, tra l’altro, dei reati di rifiuto di atti d’ufficio e di appropriazione indebita".
Io non so se il Capo dello Stato reagirà con la stessa prontezza con la quale si affrettò a censurare la ormai leggendaria "guerra tra procure". Vorrei solo far notare che, in quel caso, è stato chiamato in causa da tutte le principali istituzioni il CSM perchè intervenisse e punisse i contendenti, ovvero le procure di Salerno e Catanzaro. Il CSM alla fine, nonostante anche allora il Tribunale del Riesame avesse decretato che Salerno aveva operato nella piena legittimità, decise di annientarne d'ufficio la procura, cacciando Apicella dalla magistratura e trasferendo i sostituti Nuzzi e Verasani. Un atto di ingiustizia legalizzata tanto grave quanto fatto passare sotto silenzio.
Credevo avessimo toccato il fondo. Invece no. La vicenda Genchi supera la più fervida fantasia. La cosa grave, anzi gravissima, è che la ragione per cui la Procura di Roma si sta rifiutando, come un bambino capriccioso, di restituire materiale delicatissimo che detiene illegalmente è che in quei documenti ci sono anche le carte relative ad indagini che Genchi stava portando avanti nei confronti dei Ros e dei magistrati stessi della Procura di Roma!
Un leggendario conflitto di interessi. I magistrati della procura di Roma, su cui Genchi aveva iniziato ad indagare dopo averne ricevuto l'incarico dall'Autorità Giudiziaria, inventano delle accuse folli nei suoi confronti con il solo scopo di mettere le mani sugli incartamenti che li riguardano direttamente e vedere dunque a che punto è l'indagine e cosa è stato raccolto contro di loro. Questo è quanto è avvenuto. Sotto gli occhi complici di un CSM inerme, tanto zelante quando si tratta di punire chi fa il proprio dovere, ma assente nel momento delle ingiustizie più grandi e atroci.
Lo spiega ancora chiaramente l'avvocato Repici: "Peraltro, nei supporti informatici trattenuti ci sono atti relativi a delicate indagini per le quali il dr. Genchi aveva ricevuto incarichi dall’Autorità giudiziaria. E ci sono perfino atti e intercettazioni che riguardano il procuratore aggiunto di Roma Toro: tra l’altro sue conversazioni nelle quali nel maggio 2006 concordava con altra persona, con insospettabili capacità profetiche, gli incarichi al ministero della giustizia presso l’appena nominato ministro Mastella e presso altri ministeri, riferendo anche gli incarichi graditi da altri magistrati romani, ivi compreso il dr. Nello Rossi".
Voi capite che siamo di fronte ad un atteggiamento criminale da parte della Procura di Roma. Non ho ancora sentito nessun Gasparri agitarsi, non ho sentito ancora nessun Berlusconi gridare allo scandalo, non ho sentito purtroppo nessun Napolitano parlare di "atti di una gravità inaudita", nonostante questi lo siano, davvero, fatti di una gravità inaudita. Anzi, c'è da sperare solamente che il CSM non intervenga, magari per punire e trasferire d'ufficio tutto il Tribunale del Riesame, che ha dato ragione a Genchi. Considerato l'andazzo, non ci sarebbe nulla di cui stupirsi.
Ma se volete qualcos'altro di cui stupirvi, eccone un'altra. Fresca fresca. Clementina Forleo, il giudice che per anni è stata al centro degli attacchi della maggioranza per aver intaccato gli interessi di politici e banchieri e per non aver assecondato la propaganda di regime, è da oggi senza scorta e senza alcuna misura di protezione. A darne l'annuncio è stata Sonia Alfano, presidente dell'Associazione Famigliari Vittime della Mafia e candidata al Parlamento Europeo come indipendente nelle fila dell'Idv.
Spiega: "E' evidente che la decisione di revocare la scorta ad un giudice destinatario di gravi e numerose minacce sia motivata da pura rappresaglia politica. Mi chiedo - ha aggiunto Sonia Alfano - come sia possibile che mentre alla dottoressa Forleo, la cui incolumità è palesemente a rischio, viene revocata la scorta, ad altri, che non rischiano nulla perchè parte integrante di quel sistema che il Giudice Forleo ha sempre combattuto, viene concesso ogni tipo di protezione e di tutela".
Mentre l'Italia si interroga dubbiosa se il nostro presidente del consiglio festeggerà o meno il 25 aprile e, se sì, dove, e se dove, con chi, e se con chi, perchè, la giustizia in Italia muore sotto i colpi eversivi di parte di una magistratura deviata. La stessa magistratura corrotta che era finita nel mirino delle indagini di De Magistris e per cui De Magistris è stato bloccato prima che potesse scoperchiare il marcio che, secondo le accuse dello stesso De Magistris, sembra essersi ormai diffuso in modo endemico in tutta Italia: "Una nuova P2 sta tentando di prendere il potere in Italia".
Mentre Franceschini, forse per imitare Berlusconi, si fa fotografare con il cappellino da capo stazione e parte in treno per non si sa bene dove, la giustizia in Italia muore e lo fa nel peggiore dei modi: nel silenzio assordante delle Istituzioni.
Mi vengono in mente allora, e ho i brividi, le parole di Paolo Borsellino che, quando vide che tutto cospirava contro Falcone e il suo pool antimafia, ebbe il coraggio di esporsi in prima persona e, mettendo a rischio la sua stessa carriera di magistrato, lanciò accuse di fuoco al CSM gridando: "Se il pool antimafia deve essere eliminato, l'opinione pubblica lo deve sapere! Lo deve conoscere! Il pool antimafia deve morire davanti a tutti, non deve morire in silenzio!".
Esistono ancora magistrati, purtroppo sempre più pochi, che fanno il proprio dovere, che non sono ancora stati fermati e che servono lo Stato nel solco dell'esempio lasciato da Falcone e Borsellino. A loro dobbiamo rimanere stretti attorno. A loro dobbiamo aggrapparci, se ancora volgiamo credere in una Giustizia che è sì moribonda, ma, ancora morta, no.
3 commenti:
secondo me la giustizia è morta il 19 luglio del 1992.
avrebbe potuto rinascere con De Magistris ma non le è stato concesso.
Quindi, caro Federico, non la giustizia che muore, ma la giustizia è morta.
federico scusa ma un modo per contattarti in privato c'è?
Scrivimi pure sulla email. Non ti assicuro che la controllo tutti i giorni, ma ogni tanto sì :)
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