E' bastato un pm che ha preso in mano da una parte la Costituzione italiana, dall'altra il testo del lodo Alfano e ne ha fatto notare le leggerissime incongruenze, per far saltare tutto e scatenare il putiferio.
Il pm si chiama Fabio De Pasquale. Si occupa di uno dei tanti processi a carico di Silvio Berlusconi: irregolarità nella compra-vendita dei diritti televisivi Mediaset. Come il bimbo di Andersen che vede l'imperatore nudo e giustamente osserva: "L'imperatore è nudo", mentre tutti gli altri intorno a lui elogiano l'eleganza di una stoffa inesistente, così De Pasquale ha eccepito in modo assolutamente elementare sulla legittimità del lodo: viola palesemente la Costituzione. Punto.
Una ridda di voci si sono sollevate. Ma come osa! Ma cosa sta dicendo? Ma chi si crede di essere? Ma non lo sa che Napolitano ha firmato il lodo in meno di ventiquattro ore? E allora cosa vuole questo magistratuncolo che sotto la toga nera ne nasconde sicuro una rossa? Peccato che questi discorsi, del tipo "lei non sa chi sono io", in Procura, ogni tanto, non trovano terreno dove attecchire. C'è poco da girarci intorno. Il lodo è o no anticostituzionale? Viola o no l'articolo 3 che sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge senza distinzioni di condizione sociale? Beh, insomma, uno può dire tutto quello che vuole, si può arrampicare sugli specchi fin quando ne ha voglia, ma la risposta non può che essere affermativa. Il lodo Alfano è dal punto di vista costituzionale una porcata tremenda, tanto più che fa a pezzi uno degli articoli fondanti di tutte le democrazie liberali (l'uguaglianza delle persone) con semplice legge ordinaria (violando dunque anche l'articolo 138).
E' tanto palese la cosa, che i giudici, che fino a prova contraria sono superpartes, non hanno potuto che accogliere in toto tutti i rilievi mossi dal pm De Pasquale, decretare immediatamente la sospensione del processo per tutti e 12 gli imputati e rinviare il lodo al giudizio della Consulta, che con ogni probabilità lo stroncherà, come aveva già fatto con il lodo Schifani, con somma vergogna del Capo dello Stato, che si è sentito in dovere di apporre la propria firma in fretta e furia senza nemmeno rinviare formalmente alle camere (come aveva fatto Ciampi con il lodo Schifani).
E' bastato dunque un pm che ha fatto il proprio dovere di magistrato per scatenare il putiferio. Il primo a prendere parola è stato ovviamente il legale di fiducia di Silvio Berlusconi, nonchè badante personale del ministro della Giustizia, Niccolò Ghedini. Dopo aver fatto di tutto e di più, ai limiti della legalità, per impedire che il processo Mills procedesse spedito verso una condanna dell'imputato inglese (Berlusconi è immune grazie al lodo) che avrebbe comunque sparato fango sul premier, ora con quell'insopportabile voce mielosa dichiara che è grave per il paese il fatto che i magistrati milanesi si trovino politicamente vicini alle posizioni della sinistra nel ritenere il lodo anticostituzionale. E conclude: "Si vede che i magistrati di Milano hanno un particolare affetto per Silvio Berlusconi".
Un attacco non da lui. Una battuta che trasuda di amaro. Un'ammissione di sconfitta. Di solito controbatteva colpo su colpo, carte alla mano, con quell'eloquenza studiata ad arte, che sa convincerti di tutto e il contrario di tutto. Questa volta no. Non ha potuto che liquidare la faccenda con la solita battuta sulle toghe politicizzate. Roba che di solito lascia dire al suo assistito. Segno di un nervosismo palese, di un'insofferenza per come si stanno mettendo le cose, per un'apparente incapacità di riuscire ad arginare una giustizia che, con tutti gli intoppi e gli inciampi che ci puoi mettere davanti, alla fine sembra andare dritta per la sua strada.
Che il clima in casa Berlusconi sia assolutamente teso e i nervi a fior di pelle, lo testimonia l'aggressione verbale, assolutamente ingiustificata e fuori luogo, da parte del Ministro della giustizia Angelino Alfano nei confronti del CSM nella stessa giornata di ieri, a Parma, di fronte alla platea delle Camere penali. Urla la propria fermezza nel portare avanti la riforma della giustizia. "Le carriere saranno separate e non accadrà più che mentre il giudice e il pm si danno del tu, l'avvocato è costretto a dare del lei a tutti e due!" Scrosci di applausi. "Vogliamo decidere noi e non ci fermeremo davanti ai veti dei magistrati!". E' un Alfano completamente scatenato. Palamara, presidente dell'associazione magistrati, si dice sconsolato per tanta acredine: "Non l'avevo mai visto così. C'è aria di regolamento di conti".
Come se non bastasse, oggi lo stesso Berlusconi ha approfittato ed è intervenuto a piedi uniti sulla faccenda. "Basta intercettazioni su qualsivoglia reato! I pm non potranno più intervenire con controlli sulle telefonate per qualsivoglia reato e davvero quindi rispettare la privacy, che è uno dei primi diritti di tutti noi!".
Parole di un pazzo allo sbando. Non certo di un presidente del consiglio di un paese democratico. Un delirio di onnipotenza che fa paura e orrore allo stesso tempo. Berlusconi ha annunciato che la riforma della giustizia è pronta e si farà in tempi brevi. Bercia che i processi sono troppo lunghi e quindi le carriere dei pm e dei giudici devono essere divise, senza rendersi conto che non c'è alcun nesso ragionevole tra le due cose. Dice di ispirarsi a Falcone dimenticandosi che proprio Falcone non sarebbe potuto diventare quel che divenne se allora le carriere fossero state separate. Urla: "Questi magistrati non ci fermeranno!"
E' bastato un pm che ha fatto il suo dovere per scatenare questa reazione spropositata e violenta del governo, una controffensiva militare in piena regola dove Berlusconi ha mandato in prima fila a sparare i propri cecchini, prima Ghedini, poi Alfano e infine lui stesso.
La riforma della giustizia ideata da uno come Berlusconi, che ha dimostrato negli anni di non avere alcun rispetto per la giustizia e la legalità, non può che essere un attacco alle fondamenta costituzionali del paese. La situazione è gravissima.
Pezzo per pezzo si sta smantellando quello che rimane del nostro ordinamento democratico.
Il pm si chiama Fabio De Pasquale. Si occupa di uno dei tanti processi a carico di Silvio Berlusconi: irregolarità nella compra-vendita dei diritti televisivi Mediaset. Come il bimbo di Andersen che vede l'imperatore nudo e giustamente osserva: "L'imperatore è nudo", mentre tutti gli altri intorno a lui elogiano l'eleganza di una stoffa inesistente, così De Pasquale ha eccepito in modo assolutamente elementare sulla legittimità del lodo: viola palesemente la Costituzione. Punto.
Una ridda di voci si sono sollevate. Ma come osa! Ma cosa sta dicendo? Ma chi si crede di essere? Ma non lo sa che Napolitano ha firmato il lodo in meno di ventiquattro ore? E allora cosa vuole questo magistratuncolo che sotto la toga nera ne nasconde sicuro una rossa? Peccato che questi discorsi, del tipo "lei non sa chi sono io", in Procura, ogni tanto, non trovano terreno dove attecchire. C'è poco da girarci intorno. Il lodo è o no anticostituzionale? Viola o no l'articolo 3 che sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge senza distinzioni di condizione sociale? Beh, insomma, uno può dire tutto quello che vuole, si può arrampicare sugli specchi fin quando ne ha voglia, ma la risposta non può che essere affermativa. Il lodo Alfano è dal punto di vista costituzionale una porcata tremenda, tanto più che fa a pezzi uno degli articoli fondanti di tutte le democrazie liberali (l'uguaglianza delle persone) con semplice legge ordinaria (violando dunque anche l'articolo 138).
E' tanto palese la cosa, che i giudici, che fino a prova contraria sono superpartes, non hanno potuto che accogliere in toto tutti i rilievi mossi dal pm De Pasquale, decretare immediatamente la sospensione del processo per tutti e 12 gli imputati e rinviare il lodo al giudizio della Consulta, che con ogni probabilità lo stroncherà, come aveva già fatto con il lodo Schifani, con somma vergogna del Capo dello Stato, che si è sentito in dovere di apporre la propria firma in fretta e furia senza nemmeno rinviare formalmente alle camere (come aveva fatto Ciampi con il lodo Schifani).
E' bastato dunque un pm che ha fatto il proprio dovere di magistrato per scatenare il putiferio. Il primo a prendere parola è stato ovviamente il legale di fiducia di Silvio Berlusconi, nonchè badante personale del ministro della Giustizia, Niccolò Ghedini. Dopo aver fatto di tutto e di più, ai limiti della legalità, per impedire che il processo Mills procedesse spedito verso una condanna dell'imputato inglese (Berlusconi è immune grazie al lodo) che avrebbe comunque sparato fango sul premier, ora con quell'insopportabile voce mielosa dichiara che è grave per il paese il fatto che i magistrati milanesi si trovino politicamente vicini alle posizioni della sinistra nel ritenere il lodo anticostituzionale. E conclude: "Si vede che i magistrati di Milano hanno un particolare affetto per Silvio Berlusconi".
Un attacco non da lui. Una battuta che trasuda di amaro. Un'ammissione di sconfitta. Di solito controbatteva colpo su colpo, carte alla mano, con quell'eloquenza studiata ad arte, che sa convincerti di tutto e il contrario di tutto. Questa volta no. Non ha potuto che liquidare la faccenda con la solita battuta sulle toghe politicizzate. Roba che di solito lascia dire al suo assistito. Segno di un nervosismo palese, di un'insofferenza per come si stanno mettendo le cose, per un'apparente incapacità di riuscire ad arginare una giustizia che, con tutti gli intoppi e gli inciampi che ci puoi mettere davanti, alla fine sembra andare dritta per la sua strada.
Che il clima in casa Berlusconi sia assolutamente teso e i nervi a fior di pelle, lo testimonia l'aggressione verbale, assolutamente ingiustificata e fuori luogo, da parte del Ministro della giustizia Angelino Alfano nei confronti del CSM nella stessa giornata di ieri, a Parma, di fronte alla platea delle Camere penali. Urla la propria fermezza nel portare avanti la riforma della giustizia. "Le carriere saranno separate e non accadrà più che mentre il giudice e il pm si danno del tu, l'avvocato è costretto a dare del lei a tutti e due!" Scrosci di applausi. "Vogliamo decidere noi e non ci fermeremo davanti ai veti dei magistrati!". E' un Alfano completamente scatenato. Palamara, presidente dell'associazione magistrati, si dice sconsolato per tanta acredine: "Non l'avevo mai visto così. C'è aria di regolamento di conti".
Come se non bastasse, oggi lo stesso Berlusconi ha approfittato ed è intervenuto a piedi uniti sulla faccenda. "Basta intercettazioni su qualsivoglia reato! I pm non potranno più intervenire con controlli sulle telefonate per qualsivoglia reato e davvero quindi rispettare la privacy, che è uno dei primi diritti di tutti noi!".
Parole di un pazzo allo sbando. Non certo di un presidente del consiglio di un paese democratico. Un delirio di onnipotenza che fa paura e orrore allo stesso tempo. Berlusconi ha annunciato che la riforma della giustizia è pronta e si farà in tempi brevi. Bercia che i processi sono troppo lunghi e quindi le carriere dei pm e dei giudici devono essere divise, senza rendersi conto che non c'è alcun nesso ragionevole tra le due cose. Dice di ispirarsi a Falcone dimenticandosi che proprio Falcone non sarebbe potuto diventare quel che divenne se allora le carriere fossero state separate. Urla: "Questi magistrati non ci fermeranno!"
E' bastato un pm che ha fatto il suo dovere per scatenare questa reazione spropositata e violenta del governo, una controffensiva militare in piena regola dove Berlusconi ha mandato in prima fila a sparare i propri cecchini, prima Ghedini, poi Alfano e infine lui stesso.
La riforma della giustizia ideata da uno come Berlusconi, che ha dimostrato negli anni di non avere alcun rispetto per la giustizia e la legalità, non può che essere un attacco alle fondamenta costituzionali del paese. La situazione è gravissima.
Pezzo per pezzo si sta smantellando quello che rimane del nostro ordinamento democratico.
6 commenti:
Ciao Federico! un complimento per questa semplice e dettagliata spiegazione della situazione!
Spero non ti dispiaccia il fatyto che te la "rubi" per il mio blog!
e come commento che posso dire,apasrte che una schifo ed uno vargogna! il nome del tuo blog sarebbe verameete un bel finale di articolo!con un "ma" davanti però! a presto
ottimo articolo. ormai siamo in pieno regime fascista. si salvi chi può... ciao
spero anch'io quel giorno, al più presto.
@ moon81
Figurati! Passa ancora a trovarci quando vuoi. Sperando che arrivi presto un giorno...
Grazie a Dio devo andare due mesi in Irlanda.
Già tremo al pensiero del ritorno.
come al solito graande fede!
comunque, secondo me, mister B ha una paura matta ultimamente! altro che relax in umbria
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