domenica 19 aprile 2009

Silvan contro Silvio


Se qualcuno avesse ancora dubbi sul tipo di regime sovietico che vige negli studi della Rai, ascolti questa storia. L'ho letta due giorni fa in prima pagina su La Stampa e non volevo crederci. Ho pensato che fosse un'esagerazione del giornalista e non le ho dato molto peso. Poi sono andato su Youtube, ho ritrovato il filmato in questione e devo dire che sono rimasto di sasso.

La scenetta è agghiacciante. Siamo a Domenica In, RaiUno. In studio il mago Silvan, che sta presentando uno dei soliti stantii giochi di prestigio al grido "Sim sala bim" con tanto di fazzolettino rosso e bacchetta magica. Di fianco a lui, a reggere il fazzolettino, la conduttrice Lorena Bianchetti, nota al grande pubblico come volto immagine della comunicazione religiosa della Rai. A un certo punto a Silvan, quasi di sfuggita, scappa una battuta: "Questa bacchetta magica poi la regaleremo a Berlusconi". E' un evidente richiamo alla frase del premier di qualche giorno fa in cui spiegava di non avere la bacchetta magica per ricostruire l'Abruzzo.

Sacrilegio, grande sacrilegio! Panico in studio. Il volto della Bianchetti da sorridente si trasforma in funereo, quasi disgustato. Diventa pallida, la mano che regge il fazzolettino quasi tremante, lo sguardo fisso davanti a lei, uno sguardo di puro terrore. Le passano davanti le immagini di tutta la sua vita, una carriera gloriosa che rischia di essere stroncata dall'imprudenza di un mago cialtrone. Chissà cosa pensa. Sarebbe divertente saperlo. Quell'immobilità, quella paralisi, quel ghigno sulla bocca, come di un condannato a morte in attesa della sedia elettrica. Sembra che stia quasi per scoppiare in lacrime. Poi si riprende, si guarda attorno a cercar aiuto. Il mago che prosegue nel suo patetico spettacolino. Ma quando la smette questo guitto? Devo riparare, devo riparare! Devo riequilibrare, devo riequilibrare! Sembra una belva in gabbia. Non si contiene più, fa cenno a qualcuno fuori campo che è tutto sotto controllo e ci penserà lei a riportare la trasmissione nei binari della decenza.

Ecco che Silvan termina la sua scenetta, l'anello è scomparso come da copione, ma in studio nessuno ha voglia di ridere, nessuno ha voglia di applaudire. E' un momento triste per la televisione pubblica. Dopo le polemiche su Santoro, un altro impertinente che ha osato pronunciare il nome di Berlusconi invano. La Bianchetti prende subito la parola, è palesemente imbarazzata, si dissocia dall'orribile battuta del mago Silvan e parte in un pistolotto sulla magnificenza e sulla straordinarietà delle Istituzioni "che stanno mostrando sul campo davvero un impegno concreto". Il mago si guarda attorno sconcertato.

E' evidente che siamo arrivati a livelli di indecenza che travalicano il ridicolo. Il solo fatto che negli studi della Rai vi sia un supervisore fisso che controlla affinchè non una parola sconveniente scappi agli ospiti in studio, fosse solo la semplice parola "Berlusconi" pronunciata invano, il solo fatto che la conduttrice si senta in dovere di rassicurare l'occulto supervisore, il solo fatto che poi si prostri in ginocchio, con la lingua a spazzolare i pavimenti di Domenica In, e prenda le distanze da niente po' po' di meno che il noto pericoloso comunista mago Silvan, dimostra i livelli infimi in cui è crollata la televisione di stato.

Berlusconi è il padrone di tutto, ma soprattutto di tutti. Non sarà un caso che a livello di libertà di informazione il nostro paese è all'ottantesimo posto su scala mondiale, insieme agli stati dittatoriali africani. Berlusconi, con la colpevole complicità della sinistra, è riuscito in tutti questi anni nel clamoroso intento di stravolgere un paese, di diventare padrone delle coscienze, raggiungendo livelli di consenso imbarazzanti, anomali per un paese democratico.

Si nomina più uguale degli altri, al di sopra della legge, con un lodo che straccia i principi cardine della Costituzione e aumenta i consensi. Regala la parte sana di Alitalia ad un gruppo di imprenditori avvoltoi in pieno conflitto di interesse e ne riversa sui contribuenti tutti i debiti e aumenta i consensi. Difende un ladro morto latitante come Bettino Craxi, demonizza l'operazione Mani Pulite e aumenta i consensi. Inneggia all'eroe Vittorio Mangano, mafioso ergastolano pluriomicida e aumenta i consensi. Insulta i magistrati e aumenta i consensi. Irride Obama, fa il pagliaccio tra i capi di stato, fa innervosire la regina e aumenta i consensi. Racconta barzellette dal gusto orrendo sui campi di sterminio e sui desaparecidos argentini e aumenta i consensi. Promette di militarizzare lo stato e aumenta i consensi. Nega la crisi e prende per il culo i disoccupati e aumenta i consensi. Passeggia sui morti d'Abruzzo, prende per il culo gli sfollati, censura la stampa, stramaledice i giudici e aumenta i consensi.

Tutto ciò è il sintomo inequivocabile di uno stato degenerato, morto, finito. Come è stato possibile tutto questo? La massima colpa è dei giornalisti. Berlusconi sarebbe nulla senza la stampa e le televisioni. Sono loro che creano il consenso. In loro è il potere di sancire vita e morte di una persona. Per questo il loro lavoro è di una delicatezza estrema. Per questo ci vorrebbero giornalisti seri, indipendenti che facessero sentire la loro voce, forte e autorevole, ogni volta che ce ne sia bisogno. E' chiaro che una campagna d'odio orchestrata ad arte dai media, anche fondata sul nulla, ha il potere di distruggere chiunque.

Guardate per esempio il caso Genchi, a cui dedicherò uno dei prossimi post. E' stato crocifisso per mesi. E' stato dipinto come il mostro che attentava alla stabilità democratica dello stato. E' stato preso un degno servitore dello stato, della valenza di un Falcone o di un Borsellino per intenderci, ed è stato esposto alla pubblica gogna per aver indagato su fatti troppo scottanti. Fatti che devono rimanere nascosti. Primo su tutti la strage di Via D'Amelio. Berlusconi parlò del più grande scandalo della storia italiana. Rutelli annunciò che era in pericolo la democrazia. Gasparri, sempre molto contenuto, chiese l'intervento della Corte Marziale.

La stampa, anzichè smontare la montagna di fandonie raccontate sul conto di Genchi, per mesi alimentò i sospetti, ne demonizzò la figura (non scorderò mai un paio di editoriali vergognosi del vicedirettore di Repubblica D'Avanzo sul tema) e face a gara a sparare cifre a caso, sempre più esorbitanti, sempre più ridicole. Una volta terminata l'offensiva mediatica, nel silenzio più totale, Genchi, solo e abbandonato, è stato cacciato dalla Polizia, con tanto di ritiro di pistola, tesserino e distintivo, con un pretesto che definire comico è riduttivo. E' stato indagato dalla Procura di Roma per violazione della privacy. Ha poi subito la perquisizione del suo ufficio da parte dei Ros che gli hanno sequestrato tutti gli archivi e tutto il materiale custodito. Lui ha fatto ricorso e in questi giorni il Riesame gli ha dato ragione. Il sequestro operato dai Ros era assolutamente illegittimo. Genchi ha sempre operato nella legalità e per conto dei magistrati. Attendo ancora le scuse di tutti quanti hanno gridato al mostro. Attendo un editoriale riparatore di D'Avanzo.

La verità è che i giornalisti hanno nelle mani un potere enorme, ma l'hanno svenduto al dio Berlusconi, il nuovo idolo a cui offrire preghiere, ori e sacrifici riparatori. Non è un linguaggio paradossale il mio. L'episodio, di per stupido del mago Silvan, dimostra come si sia arrivati ad un culto quasi religioso della divinità Berlusconi. Il solo nominarlo a sproposito crea imbarazzo, terrore, panico. L'ira degli dei è pronta ad abbattersi tremenda su chiunque non ne tessa le lodi, luminose lodi.

E' una situazione talmente grave e soffocante che non credo la gente nemmeno se ne renda più conto. Il giornalismo in Italia è una struttura marcia, nauseabonda, organica al potere per il potere. Sono i giornalisti i veri responsabili dell'abisso antidemocratico in cui è sprofondata l'Italia. Hanno sulle loro spalle una responsabilità tremenda, per non aver mai detto ciò che la gente avrebbe dovuto sapere, per aver taciuto, per aver coperto, per essere stati ed essere collusi col regime italiano più autocrate dopo il ventennio.

Bisognerebbe prendere sul serio l'appello di Antonio Tabucchi che propone di denunciare al Consiglio d'Europa l'inaccettabile stato dell'informazione in Italia. La totale mancanza di libertà sui giornali e soprattutto sulle televisioni, palesemente schierate a tutela e difesa ad oltranza di ogni nefandezza operata dal governo, è una vergogna di chiaro stampo comunista che deve essere conosciuta e urlata al di fuori dei patrii confini.

Se gli Italiani sono morti, l'ultima speranza sono i Tedeschi, i Francesi, gli Spagnoli.

Per favore, salvateci.

5 commenti:

Alfiere ha detto...

Mi rifiuto di vedere il video...

Barbara Tampieri ha detto...

Silvan un sovversivo. Se me l'avessero detto da piccola...

Anonimo ha detto...

Teniamoci stretti il nostro cervello!!!
altrimenti è la fine!!!

panormo ha detto...

Agghiacciante quella manina che rassicura il supervisore fuori campo.
Quel gesto, già visto alla tv di Ceaucescu, rimanda ad una struttura di cui il "gran comunicatore" si sarà dotato. In un suo precedente governo mise la segretaria sua personale nella stanza dei bottoni dell'unica altra azienda concorrente, a "curargli l'immagine", come si dice in azienda. Avrà ramificato l'organizzazione, ed ora, dati d'ascolto alla mano, cura i target interessanti. E quando si passa dal linguaggio aziendale a quello politico che tutto questo ha un bruttissimo altro suono.

Enrico Grazioli ha detto...

Ahi ahi ahi dove vai se la bacchetta non hai?