"Scusi, scende?"
"No, veramente sto partendo..."
"No. Non ha capito. La mia non era una domanda. Era un ordine".
Il presidente della FIGC Abete oggi schiuma rabbia e grida: "Adesso basta!".
Adesso???
Hahaha. Che grasse risate.
Sotto i riflettori è ancora una volta il mondo del calcio. No. A pensarci bene, il calcio non c'entra assolutamente nulla. Sotto i riflettori c'è semplicemente uno spaccato di questa Italia, povera, malata e impotente.
La scorsa mattinata è stata una domenica di ordinaria follia alla stazione dei treni di Napoli. Mille e cinquecento (1500) ragazzotti hanno assaltato un intero convoglio ferroviario in partenza per il nord. Motivo: dovevano assolutamente raggiungere lo stadio Olimpico a Roma, dove di lì a poche ore si sarebbe disputata la sfida tra Roma e Napoli. Come possono 1500 ragazzotti scalmanati stare tutti in un treno sovraffollato di turisti in rientro dalle vacanze? Infatti non ci possono stare. Non ci starebbero nemmeno se il treno fosse vuoto. Figuriamoci in una delle giornate da bollino rosso per la mobilità.
La scena è da terzo mondo. I passeggeri vengono minacciati brutalmente e costretti a scendere immediatamente dai vagoni. Non c'è ragione che tenga. Mamme con bambini. Famiglie con le valigie. Semplici viaggiatori della domenica. Pendolari del weekend. Tutti giù. Tra urla, minacce, cariche, fumogeni, pianti di bambini, bandiere, insulti, spranghe, teste incappucciate, cori deliranti. Tutti giù. Arriva l'armata dei deficienti. Centinaia di persone prese letteralmente in ostaggio. Non c'è ragione che tenga. Loro sono di più, sono più grossi e più incazzati. Nell'impotenza generale, raccolgono in fretta e furia le loro cose, giornali, libri, borse, valigie, carrozzine e saltano letteralmente giù dal convoglio preso d'assalto da una mandria incontrollata e apparentemente incontrollabile.
E la polizia dov'è? "Erano in troppi, non potevamo intervenire". Questa la spiegazione a caldo. Ora, che la tifoseria napoletana sia una delle più intemperanti non lo si scopre certo adesso. Che la trasferta a Roma sia una delle più sentite è arcinoto. Che la partita fosse la prima di campionato e che quindi calamitasse tutte le aspettative di un intero calcio d'agosto passato solo ad aspettare il fischio d'inizio è un dato di fatto, impossibile da sottovalutare. Bene, cosa aveva predisposto la questura in vista di tutto ciò? Nulla. Un beato nulla. Aveva giusto avvertito coloro che erano sprovvisti di biglietto di non avventurarsi in trasferta, perchè tanto, allo stadio, non sarebbero entrati comunque. Poveri cari ingenui tontoloni sprovveduti. Sanno di essere di fronte a una masnada di teppisti delinquenti impasticcati pronti a tutto per seguire la propria squadra (pur essendo ben coscienti che la partita non la vedranno mai) e cosa fanno? Ammoniscono. Danno consigli. Invitano a ragionare.
Non si è provveduto a creare un treno speciale. Non si è provveduto ad avvisare i passeggeri dei possibili disagi. Non si è provveduto a disporre un adeguato cordone di polizia che controllasse e gestisse l'afflusso di tifosi sul treno. Niente. Il nulla più assoluto. Come se tutto fosse normale. Qualche decina di poliziotti (poveretti) in completa balia degli eventi. Inermi e impotenti. Così come la popolazione civile, che a loro chiedeva il rispetto dell'ordine. Il rispetto delle elementari norme del comportamento. Illusi.
Il treno dunque, per ordine del questore, è partito. Con varie ore di ritardo. A bordo solo gli ultrà. Sulla banchina, a cercare un altro modo per tornare a casa, più che altro a cercare una spiegazione a quella follia, tutta la gente normale, allibita e piena di rabbia. Nel breve tragitto di un paio d'ore tra Roma e Napoli, su quel treno è successo di tutto. Il delirio allo stato puro. L'ira funesta degli invasati si è abbattuta sulle carrozze provocando danni da centinaia di migliaia di euro. Senza ricordare che per ben tre volte qualche simpaticone ha tirato il freno di emergenza bloccando pericolosamente il treno sulle rotaie. Il carrozzone dei deficienti.
In un paese civile, alla stazione Termini di Roma, ci sarebbe stato pronto un cordone di polizia imponente. I delinquenti travestiti da tifosi non sarebbero stati fatti nemmeno scendere. Avrebbero portato direttamente tutto il treno in questura. Li avrebbero schedati, denunciati uno per uno a piede libero, processati per direttissima e spediti a farsi una bel periodo in gattabuia.
Cos'è successo in Italia? All'arrivo alla stazione Termini di Roma il cordone di polizia c'era eccome. Ma per scortare gli ultrà allo stadio. La follia di uno stato asservito alla prepotenza di alcuni pazzi criminali.
Resoconto della giornata: scontri tra tifosi napoletani e romanisti, volano pietre, spranghe, fumogeni, coltelli. Ne vengono arrestati cinque. Sono già stati scarcerati. Saranno processati ad ottobre. Nella peggiore delle ipotesi verrà loro proibito di andare in trasferta. Nella migliore saranno scagionati completamente.
Suonano ancora più vergognose le dichiarazioni del questore Antonio Puglisi che oggi tenta di difendere il suo operato: "Quando il treno si è mosso non c'erano segnali di allarme al di là del naturale disagio dei passeggeri costretti a viaggiare in carrozze affollate di tifosi. Tanto che in molti hanno cambiato treno, ma l'hanno fatto in modo autonomo e spontaneo, senza alcuna pressione o violenza".
Capito? In modo spontaneo. E' stata una decisione meditata. Ma alla fine l'hanno voluto loro. Voglio dire: i 1500 ragazzotti non facevano nulla di male, c'era solo un po' di sovraffollamento. Tutto qua. Se a te non ti va di viaggiare sovraffollato, fai il piacere di scendere, o no? Oltre allo schiaffo morale di vedersi usurpati di un posto a sedere sul treno, pure la presa per il culo del proprio questore, che non trova di meglio che difendere quei bravi ragazzi: "Li abbiamo perquisiti, se avessimo trovato anche un solo tifoso armato di oggetti contundenti l'avremmo arrestato". Io non so voi, ma quell'oggetto che il tizio nella foto brandisce dal finestrino non mi sembra un fazzolettino per salutare a mammà. Forse il questore ha un'idea di "oggetto contundente" diversa dalla mia.
Ripeto. Questo con il calcio non c'entra niente.
C'entra invece, e molto, con l'Italia. Un paese impotente di fronte alla criminalità. Assoggettato alle mafie, ai prevaricatori, ai prepotenti impuniti. A tutti i livelli. E' il senso di impotenza che lascia amareggiati. E' quella sensazione di impunità diffusa che sembra impossibile da estirpare, in cui sguazzano tutti i furbetti, dai livelli più infimi (vedi ultrà fumati e ubriachi) ai livelli più alti (vedi il Parlamento).
Diranno: è solo calcio.
No: è uno dei tanti segnali della degenerazione di questo paese ormai fuori controllo.
"No, veramente sto partendo..."
"No. Non ha capito. La mia non era una domanda. Era un ordine".
Il presidente della FIGC Abete oggi schiuma rabbia e grida: "Adesso basta!".
Adesso???
Hahaha. Che grasse risate.
Sotto i riflettori è ancora una volta il mondo del calcio. No. A pensarci bene, il calcio non c'entra assolutamente nulla. Sotto i riflettori c'è semplicemente uno spaccato di questa Italia, povera, malata e impotente.
La scorsa mattinata è stata una domenica di ordinaria follia alla stazione dei treni di Napoli. Mille e cinquecento (1500) ragazzotti hanno assaltato un intero convoglio ferroviario in partenza per il nord. Motivo: dovevano assolutamente raggiungere lo stadio Olimpico a Roma, dove di lì a poche ore si sarebbe disputata la sfida tra Roma e Napoli. Come possono 1500 ragazzotti scalmanati stare tutti in un treno sovraffollato di turisti in rientro dalle vacanze? Infatti non ci possono stare. Non ci starebbero nemmeno se il treno fosse vuoto. Figuriamoci in una delle giornate da bollino rosso per la mobilità.
La scena è da terzo mondo. I passeggeri vengono minacciati brutalmente e costretti a scendere immediatamente dai vagoni. Non c'è ragione che tenga. Mamme con bambini. Famiglie con le valigie. Semplici viaggiatori della domenica. Pendolari del weekend. Tutti giù. Tra urla, minacce, cariche, fumogeni, pianti di bambini, bandiere, insulti, spranghe, teste incappucciate, cori deliranti. Tutti giù. Arriva l'armata dei deficienti. Centinaia di persone prese letteralmente in ostaggio. Non c'è ragione che tenga. Loro sono di più, sono più grossi e più incazzati. Nell'impotenza generale, raccolgono in fretta e furia le loro cose, giornali, libri, borse, valigie, carrozzine e saltano letteralmente giù dal convoglio preso d'assalto da una mandria incontrollata e apparentemente incontrollabile.
E la polizia dov'è? "Erano in troppi, non potevamo intervenire". Questa la spiegazione a caldo. Ora, che la tifoseria napoletana sia una delle più intemperanti non lo si scopre certo adesso. Che la trasferta a Roma sia una delle più sentite è arcinoto. Che la partita fosse la prima di campionato e che quindi calamitasse tutte le aspettative di un intero calcio d'agosto passato solo ad aspettare il fischio d'inizio è un dato di fatto, impossibile da sottovalutare. Bene, cosa aveva predisposto la questura in vista di tutto ciò? Nulla. Un beato nulla. Aveva giusto avvertito coloro che erano sprovvisti di biglietto di non avventurarsi in trasferta, perchè tanto, allo stadio, non sarebbero entrati comunque. Poveri cari ingenui tontoloni sprovveduti. Sanno di essere di fronte a una masnada di teppisti delinquenti impasticcati pronti a tutto per seguire la propria squadra (pur essendo ben coscienti che la partita non la vedranno mai) e cosa fanno? Ammoniscono. Danno consigli. Invitano a ragionare.
Non si è provveduto a creare un treno speciale. Non si è provveduto ad avvisare i passeggeri dei possibili disagi. Non si è provveduto a disporre un adeguato cordone di polizia che controllasse e gestisse l'afflusso di tifosi sul treno. Niente. Il nulla più assoluto. Come se tutto fosse normale. Qualche decina di poliziotti (poveretti) in completa balia degli eventi. Inermi e impotenti. Così come la popolazione civile, che a loro chiedeva il rispetto dell'ordine. Il rispetto delle elementari norme del comportamento. Illusi.
Il treno dunque, per ordine del questore, è partito. Con varie ore di ritardo. A bordo solo gli ultrà. Sulla banchina, a cercare un altro modo per tornare a casa, più che altro a cercare una spiegazione a quella follia, tutta la gente normale, allibita e piena di rabbia. Nel breve tragitto di un paio d'ore tra Roma e Napoli, su quel treno è successo di tutto. Il delirio allo stato puro. L'ira funesta degli invasati si è abbattuta sulle carrozze provocando danni da centinaia di migliaia di euro. Senza ricordare che per ben tre volte qualche simpaticone ha tirato il freno di emergenza bloccando pericolosamente il treno sulle rotaie. Il carrozzone dei deficienti.
In un paese civile, alla stazione Termini di Roma, ci sarebbe stato pronto un cordone di polizia imponente. I delinquenti travestiti da tifosi non sarebbero stati fatti nemmeno scendere. Avrebbero portato direttamente tutto il treno in questura. Li avrebbero schedati, denunciati uno per uno a piede libero, processati per direttissima e spediti a farsi una bel periodo in gattabuia.
Cos'è successo in Italia? All'arrivo alla stazione Termini di Roma il cordone di polizia c'era eccome. Ma per scortare gli ultrà allo stadio. La follia di uno stato asservito alla prepotenza di alcuni pazzi criminali.
Resoconto della giornata: scontri tra tifosi napoletani e romanisti, volano pietre, spranghe, fumogeni, coltelli. Ne vengono arrestati cinque. Sono già stati scarcerati. Saranno processati ad ottobre. Nella peggiore delle ipotesi verrà loro proibito di andare in trasferta. Nella migliore saranno scagionati completamente.
Suonano ancora più vergognose le dichiarazioni del questore Antonio Puglisi che oggi tenta di difendere il suo operato: "Quando il treno si è mosso non c'erano segnali di allarme al di là del naturale disagio dei passeggeri costretti a viaggiare in carrozze affollate di tifosi. Tanto che in molti hanno cambiato treno, ma l'hanno fatto in modo autonomo e spontaneo, senza alcuna pressione o violenza".
Capito? In modo spontaneo. E' stata una decisione meditata. Ma alla fine l'hanno voluto loro. Voglio dire: i 1500 ragazzotti non facevano nulla di male, c'era solo un po' di sovraffollamento. Tutto qua. Se a te non ti va di viaggiare sovraffollato, fai il piacere di scendere, o no? Oltre allo schiaffo morale di vedersi usurpati di un posto a sedere sul treno, pure la presa per il culo del proprio questore, che non trova di meglio che difendere quei bravi ragazzi: "Li abbiamo perquisiti, se avessimo trovato anche un solo tifoso armato di oggetti contundenti l'avremmo arrestato". Io non so voi, ma quell'oggetto che il tizio nella foto brandisce dal finestrino non mi sembra un fazzolettino per salutare a mammà. Forse il questore ha un'idea di "oggetto contundente" diversa dalla mia.
Ripeto. Questo con il calcio non c'entra niente.
C'entra invece, e molto, con l'Italia. Un paese impotente di fronte alla criminalità. Assoggettato alle mafie, ai prevaricatori, ai prepotenti impuniti. A tutti i livelli. E' il senso di impotenza che lascia amareggiati. E' quella sensazione di impunità diffusa che sembra impossibile da estirpare, in cui sguazzano tutti i furbetti, dai livelli più infimi (vedi ultrà fumati e ubriachi) ai livelli più alti (vedi il Parlamento).
Diranno: è solo calcio.
No: è uno dei tanti segnali della degenerazione di questo paese ormai fuori controllo.
8 commenti:
per loro sarei pronto a riabilitare i gulag...
ciao fede. visto che bel rientro?
Appunto...come ti ho scritto ieri la priorità di questo governo di merda è la sicurezza dei cittadini. Anche se onestamente nessun governo ha mai fatto qualcosa di concreto contro questa fogna a cielo aperto che è il calcio. Leggo oggi un commento di Abatantuono che non è male...«Sono quarant'anni che in Italia si va avanti con un enorme equivoco di fondo: l'extraterritorialità del mondo del calcio. Ma se duemila persone normali avessero assaltato un treno come hanno fatto domenica i tifosi del Napoli, cosa sarebbe successo? Avremmo parlato di guerra civile?. Questo problema va risolto a fondo. E non soltanto vietando le trasferte, ma anche considerando con le aggravanti i reati commessi dai tifosi. Oggi rimangono praticamente impuniti. Tanto che dico sempre per paradosso: se vuoi uccidere tua suocera è bene che la porti dentro lo stadio e la strozzi con la sciarpa della tua squadra. Probabilmente ti proibiranno di vedere le partite per tutta la vita. Ma niente di più».
Condivido, condivido, condivido.
E' la sicurezza a due velocità della destra: immagina se il treno fosse stato preso da 1500 rom o 1500 clandestini dei CPT. In questo caso davvero a Roma ci sarebbe stato l'esercito e tutto il treno sarebbe finito dritto dritto a Regina Coeli ... Ma sono italiani, ultras, da una vita tollerati anche se più delinquenti di qualsiasi clandestino o rom ...
Amen, questa è l'Italietta.
@ sr
Ciao, ho visto, ho visto...
Per fortuna le vacanze mi hanno dato una boccata di ossigeno!
bisogna prendere provvedimenti seri anche perchè di tutto questo casino pagherà l'incolpevole società del Napoli vista l'esistenza di quella ignobile regola della responsabilità oggettiva
si ma l'ssc napoli li ha sempre coperti questi ultrà; ora basta.
Mi spiace ma le società hanno anche loro le loro belle responsabilità. Le parole di De Laurentis ("io sto sempre dalla parte dei tifosi, che fanno sacrifici") sono pura follia. Oppure nascondono una sorta di ricatto mafioso a cui più o meno tutte le società sono soggette. Dovrebbero prendere esempio da Firenze o da Genova dove i presidenti hanno fatto capire che alle prime intemperanze mollano la società. Queste bestie bisogna ricattarle in questo modo se non si vuole essere vittima dei loro ricatti.
Wow! Che bel rientro...non sapevo nulla di questo delirio!! Non ho parole....
condivido in pieno, e concordo con PsA...se il treno fosse stato pieno di rom, cosa strebbe successo???
Come al solito la giustizia non è uguale per tutti...ma siamo in Italia.
Paradossalmente, (alla faccia dei luoghi comuni) ho trovato più giustizia, rispetto e solidarietà in Bolivia...e con grande piacere, ho saputo che in Perù, l'opinione comune è che Berlusconi è considerato una "testa di cazzo"...
Ciao
Elix77
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