L'avevo scritto in tempi non sospetti.
L'accordo, in un modo o nell'altro, si sarebbe fatto. L'avevo scritto prima che la cordata dei capitani coraggiosi ritirasse l'offerta truffa, paventando il fallimento definitivo di Alitalia. L'ho continuato a pensare in tutti questi giorni durante i quali, piano piano, la sinistra riannodava i fili con il governo trascinandosi dietro pure la fin qui riottosa CGIL di Epifani.
L'accordo, alla fine di un estenuante tira e molla, un balletto tanto finto quanto prevedibile, è arrivato. Pochi minuti fa. Epifani si è detto soddisfatto. Sacconi pure. Angeletti si è detto soddisfatto. Colaninno pure. Veltroni si è detto soddisfatto. Berlusconi pure.
Epifani ha firmato. Ha firmato senza il consenso degli assistenti di volo e dei piloti. Proprio coloro di cui si era erto a paladino non più di una settimana fa. Ha firmato "confidando che assistenti e piloti riflettano e contribuiscano al rilancio e al risanamento dell'azienda". Ha firmato perchè ha considerato soddisfacenti le proposte di Cai. Più o meno le stesse che non più di una settimana fa avevano suscitato insurrezioni a oltranza. Vediamole.
1) Verrà creato un "bacino di precari" da cui poter attingere in caso di necessità, "dando una speranza a lavoratori per i quali non c'era più nulla".
2) Gli stipendi del personale di terra non verranno toccati. Quelli del personale di volo verranno decurtati del 6-7% a cui farà fronte un maggior numero di ore lavorative.
3) Rinuncia da parte della Cai alle restrizioni sui trattamenti di malattia.
Cosa è cambiato rispetto alla prima proposta? Sulla carta praticamente nulla. A livello politico è cambiato tutto. E' cambiato il fatto che Veltroni ha giocato a un gioco troppo ardito per lui. Da New York, dove era andato per presentare la sua ultima fatica letteraria e, già che c'era, per comprare un attico a Manhattan per la figlia "approfittando del cambio favorevole", ha appoggiato le barricate di Epifani per far vedere che in fondo lui l'opposizione la fa. Dopo aver preso un'ondata di insulti da Berlusconi e dai suoi supini portavoce, ha deciso di fare la parte di quello che invece collabora per senso di responsabilità e ha scritto una lettera strappalacrime a Silvio spiegandogli per bene che cosa avrebbe dovuto fare. Berlusconi l'ha stracciata, l'ha insultato di nuovo e ha fatto quello che ha sempre voluto fare: cioè un accordo forzoso con Cai e nessun altro.
Fine della storia. Tutto come previsto: una porcata in piena regola. Come al solito. Berlusconi ottiene quello che aveva voluto sin dall'inizio usando metodi estrosivi. La sinistra esulta per una non ben precisata vittoria. Era successo con il Lodo Alfano, è risucceso con Alitalia.
La cordata degli irresponsabili. Ci metto dentro tutti. Governo, opposizione, imprenditori, sindacati. Alitalia è ufficialmente fallita da mesi. Era già fallita quando Berlusconi ha chiesto al defunto governo Prodi di varare il prestito ponte. Da quel momento non si è fatto nulla. Tutti sapevano che la situazione era drammatica, se non disperata. Nessuno si è mosso. Berlusconi aveva promesso di avere una cordata tutta italiana nella manica. Tanto è bastato ai sindacati per rompere le trattative con AirFrance senza chiedere altre delucidazioni. I sindacati, per Berlusconi, hanno sempre avuto un debole. Accecati dal suo bagliore, affascinati dal suo sorriso. Ci credono a prescindere, salvo poi prendersi periodicamente bastonate sui denti. E doverle pure accettare con il sorriso.
Alitalia è morta da mesi. E' stata tenuta in coma vegetativo fino agli sgoccioli. Ci sono stati mesi in cui si sarebbe potuta stendere una seria programmazione di rilancio dell'azienda. Si è aspettato sino all'ultimo. Berlusconi ha aspettato sino all'ultimo, sino al punto in cui il corpo ancora caldo di Alitalia attendeva solo che venisse staccata la spina, per presentare la porcata somma. La cordata tanto attesa si è palesata per quello che è: un'accozzaglia di avvoltoi e arpie, imprenditori dilaniati da mostruosi conflitti di interesse, amichetti personali del premier, tutti attirati dalla carogna Alitalia, appositamente ripulita di tutti i debiti milionari oculatamente scaricati sui contribuenti, il tutto in un regime di assoluta violazione del libero mercato con provvedimenti palesemente in contrasto con le regole dell'anti trust.
L'ha tirata fuori dal cilindro all'ultimo secondo. Ha detto: o prendere o lasciare. Ma se lasciate, sappiate che è tutta colpa vostra. Un'estorsione in piena regola, come è abituato a fare da tempo. La sinistra ha vacillato, si è spaccata, si è ricomposta, ha dialogato, ha firmato ed ora è felice.
Air France entrerà con una quota di minoranza attorno al 20%. Tra poco tempo questa quota di minoranza diventerà di maggioranza. Le iene della Cai, che di aerei non sanno nulla, dopo averci mangiato ben bene sopra si defileranno e lasceranno la torta a chi di comunicazioni aere se ne intende, cioè una compagnia apparentemente (non si sa mai) sana come AirFrance. Berlusconi blatera che questo non potrà avvenire prima di cinque anni. La verità è che se tutti i furbetti sono d'accordo (anzi, solamente più del 66%), potranno decidere di vendere a chi vogliono in qualsiasi momento, alla faccia della compagnia di bandiera italiana.
Gli esuberi, annuncia Angeletti, saranno 3250. Si fa festa. Peccato che siano cifre assolutamente a caso. Lo ammette lo stesso Angeletti: "nessuno ha mai chiarito quanti dipendenti abbia Alitalia". AirFrance ne aveva annunciati 2150, cioè 1110 in meno. Ma questo, ormai, chi se lo ricorda più? AirFrance si era anche offerta di accollarsi tutti i debiti di Alitalia: cioè aveva proposto un salvataggio vero. Acquistare una compagnia di bandiera linda e priva di debiti senza concorrenza non si chiama salvataggio: dicesi opera di sciacallaggio. Ora, come sappiamo, i debiti di Alitalia, insieme al famigerato prestito ponte, li pagheremo noi e i nostri figli per anni e anni a venire. Ma questo, in fondo, a chi interessa?
Viva l'(Al)italia.
Epifani ha firmato. Ha firmato senza il consenso degli assistenti di volo e dei piloti. Proprio coloro di cui si era erto a paladino non più di una settimana fa. Ha firmato "confidando che assistenti e piloti riflettano e contribuiscano al rilancio e al risanamento dell'azienda". Ha firmato perchè ha considerato soddisfacenti le proposte di Cai. Più o meno le stesse che non più di una settimana fa avevano suscitato insurrezioni a oltranza. Vediamole.
1) Verrà creato un "bacino di precari" da cui poter attingere in caso di necessità, "dando una speranza a lavoratori per i quali non c'era più nulla".
2) Gli stipendi del personale di terra non verranno toccati. Quelli del personale di volo verranno decurtati del 6-7% a cui farà fronte un maggior numero di ore lavorative.
3) Rinuncia da parte della Cai alle restrizioni sui trattamenti di malattia.
Cosa è cambiato rispetto alla prima proposta? Sulla carta praticamente nulla. A livello politico è cambiato tutto. E' cambiato il fatto che Veltroni ha giocato a un gioco troppo ardito per lui. Da New York, dove era andato per presentare la sua ultima fatica letteraria e, già che c'era, per comprare un attico a Manhattan per la figlia "approfittando del cambio favorevole", ha appoggiato le barricate di Epifani per far vedere che in fondo lui l'opposizione la fa. Dopo aver preso un'ondata di insulti da Berlusconi e dai suoi supini portavoce, ha deciso di fare la parte di quello che invece collabora per senso di responsabilità e ha scritto una lettera strappalacrime a Silvio spiegandogli per bene che cosa avrebbe dovuto fare. Berlusconi l'ha stracciata, l'ha insultato di nuovo e ha fatto quello che ha sempre voluto fare: cioè un accordo forzoso con Cai e nessun altro.
Fine della storia. Tutto come previsto: una porcata in piena regola. Come al solito. Berlusconi ottiene quello che aveva voluto sin dall'inizio usando metodi estrosivi. La sinistra esulta per una non ben precisata vittoria. Era successo con il Lodo Alfano, è risucceso con Alitalia.
La cordata degli irresponsabili. Ci metto dentro tutti. Governo, opposizione, imprenditori, sindacati. Alitalia è ufficialmente fallita da mesi. Era già fallita quando Berlusconi ha chiesto al defunto governo Prodi di varare il prestito ponte. Da quel momento non si è fatto nulla. Tutti sapevano che la situazione era drammatica, se non disperata. Nessuno si è mosso. Berlusconi aveva promesso di avere una cordata tutta italiana nella manica. Tanto è bastato ai sindacati per rompere le trattative con AirFrance senza chiedere altre delucidazioni. I sindacati, per Berlusconi, hanno sempre avuto un debole. Accecati dal suo bagliore, affascinati dal suo sorriso. Ci credono a prescindere, salvo poi prendersi periodicamente bastonate sui denti. E doverle pure accettare con il sorriso.
Alitalia è morta da mesi. E' stata tenuta in coma vegetativo fino agli sgoccioli. Ci sono stati mesi in cui si sarebbe potuta stendere una seria programmazione di rilancio dell'azienda. Si è aspettato sino all'ultimo. Berlusconi ha aspettato sino all'ultimo, sino al punto in cui il corpo ancora caldo di Alitalia attendeva solo che venisse staccata la spina, per presentare la porcata somma. La cordata tanto attesa si è palesata per quello che è: un'accozzaglia di avvoltoi e arpie, imprenditori dilaniati da mostruosi conflitti di interesse, amichetti personali del premier, tutti attirati dalla carogna Alitalia, appositamente ripulita di tutti i debiti milionari oculatamente scaricati sui contribuenti, il tutto in un regime di assoluta violazione del libero mercato con provvedimenti palesemente in contrasto con le regole dell'anti trust.
L'ha tirata fuori dal cilindro all'ultimo secondo. Ha detto: o prendere o lasciare. Ma se lasciate, sappiate che è tutta colpa vostra. Un'estorsione in piena regola, come è abituato a fare da tempo. La sinistra ha vacillato, si è spaccata, si è ricomposta, ha dialogato, ha firmato ed ora è felice.
Air France entrerà con una quota di minoranza attorno al 20%. Tra poco tempo questa quota di minoranza diventerà di maggioranza. Le iene della Cai, che di aerei non sanno nulla, dopo averci mangiato ben bene sopra si defileranno e lasceranno la torta a chi di comunicazioni aere se ne intende, cioè una compagnia apparentemente (non si sa mai) sana come AirFrance. Berlusconi blatera che questo non potrà avvenire prima di cinque anni. La verità è che se tutti i furbetti sono d'accordo (anzi, solamente più del 66%), potranno decidere di vendere a chi vogliono in qualsiasi momento, alla faccia della compagnia di bandiera italiana.
Gli esuberi, annuncia Angeletti, saranno 3250. Si fa festa. Peccato che siano cifre assolutamente a caso. Lo ammette lo stesso Angeletti: "nessuno ha mai chiarito quanti dipendenti abbia Alitalia". AirFrance ne aveva annunciati 2150, cioè 1110 in meno. Ma questo, ormai, chi se lo ricorda più? AirFrance si era anche offerta di accollarsi tutti i debiti di Alitalia: cioè aveva proposto un salvataggio vero. Acquistare una compagnia di bandiera linda e priva di debiti senza concorrenza non si chiama salvataggio: dicesi opera di sciacallaggio. Ora, come sappiamo, i debiti di Alitalia, insieme al famigerato prestito ponte, li pagheremo noi e i nostri figli per anni e anni a venire. Ma questo, in fondo, a chi interessa?
Viva l'(Al)italia.
10 commenti:
Avevamo ragione a non fidarci ed ecco il risultato.
In sostanza il cittadino comune è, per costoro, come il maiale; non si butta via niente e lo si sfrutta sino all'ultimo. Tanto il cervello è fuggito all'estero (si ma in un'altra dimensione, stando ai dati sul gradimento di questi mafiosi)
Si sta realizzando, in peggio, perché le fila dei porci si sono nel frattempo ingrossate, il Piano della loggia P2 e non siamo più in grado di rendercene conto e reagire come dovremmo.
By the way, i servi di Berlusconi sono proni, l'inchiappettamento è più semplice e repentino, come piace loro.
ciao
anjel
analisi perfetta, che dire..mortacci loro!
Concordo al 110%.
Bel post. Complimenti.
Classico esempio di come funziona il capitalismo in Italia. Ieri ad ANNOZERO Castelli ha detto che l'imprenditore fa le cose per un ovvio ritorno economico, suo obiettivo e sua funzione sociale. Si è però dimenticato di un fattore altrettanto importante. L'imprenditore rischia, dappertutto, meno qui in Italia. Qui da noi solo i piccoli, se vanno a picco, lì restano. I Tronchetti-Benetton&Co. sono sempre a galla, qualsiasi siluro li colpisca....
La vicenda Alitalia rappresenta il fallimento della politica. Amministrata dai governi è stata spolpata da tutti: politici, inetti amministratori e per ultimo, fino all'ultimo respiro, persino dal ministro Scajola che si è fatto la tratta Roma-Scajola-Roma solo nei giorni che va e torna a Roma ... Aveve visto Annozero ieri: l'aereo viaggia vuoto, sta fermo 5 giorni alla settimana e il solito imprenditore amico degli amici lo noleggia a 7000 euro a volo, quando, con una compagnia aerea che sta davvero sul mercato, l'operazione sarebbe costata 34000 Euro + 100000 il fermo per 5 giorni ... totale 134000 contro i 7000 ... Chi paga i restanti 127000 euro? Naturalmente vanno sul groppone dei debiti.
Basterebbe questa vicenda per spiegare che ha fatto fallire Alitalia ...
UN COSA CHE NON C'ENTRA:
Ultimissima: il PM Fabio De Pasquale solleverà l'eccezione d'incostituzionalità per il lodo Alfano!
Standing ovation per De Pasquale!
Descrizione azzeccata direi. Purtroppo per noi direi anche. Il problema è proprio questo...quando cambieremo mentalità e smetteremo di accettare tutto questo? Quando il tessuto sociale si rinnoverà? Forse quando cominceremo a ragionare in termini di legalità, giustizia e meritocrazia.
Se la vicenda non si fosse sbloccata Berlusconi ne sarebbe uscito con le ossa rotte almeno dal punto di vista dell'immagine.
Così invece con le ossa rotte ne esce la CGIL che accetta un accordo, come giustamente dici tu Federico, sostanzialmente simile a quello che prima aveva rifiutato.
Ho già sentito su una televisione privata la ricostruzione della vicenda fatta da un pidiellino.
Suona sostanzialmente così:
la CGIL per mero gioco politico ha tentato di ostacolare il governo confidando nell'appoggio dell'opposizione. Ma quando ha visto che questo non c'è stato per non passare per colei che avrebbe gettato in mezzo a una strada i lavoratori ha fatto marcia indietro. Morale (dice) la CGIL non è un sindacato ma uno strumento di pressione politica in mano alla sinistra.
Probabilmente dopo aver liquidato la sinistra in parlamento si tenta ora di liquidarla anche nel sindacato. E il regista di questa operazione è sempre lui: Walter Veltroni.
L'obiettivo è quello di lasciare i lavoratori sempre più indifesi soprattutto ora che con la crisi finanziaria mondiale coloro che l'hanno provocata (i banchieri anglo americani) per rimettere le cose a posto chiederanno ulteriori sacrifici agli strati più deboli e più poveri della popolazione.
In America questi delinquenti guidati da Paulson (fornito al tesoro da Goldman Sachs) accolleranno sulle spalle dei cittadini qualcosa come 1200 miliardi di dollari di debiti provenienti dalle banche speculatrici, in Italia facciamo le cose più in piccolo e ci accolliamo (per ora) solo quelli di Alitalia.
Sono d'accordissimo con l'articolo di Naomi Klein apparso su l'espresso
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Peccato-capitale/2042508
Il capitalismo selvaggio e speculativo non è affatto morto, si sta solo ristrutturando per tornare più forte di prima e a farne le spese saranno sempre i cittadini a meno che non si ritrovi la voglia e la forza di scendere in piazza per far valere i nostri diritti e difendere la nostra libertà.
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