lunedì 8 settembre 2008

Marcello, Silvio e la mafia (parte 11)

Tutti i fatti e le testimonianze riportati di seguito sono tratti dalla sentenza di primo grado dell'11 dicembre del 2004 da parte della II sezione penale del Tribunale di Palermo, che ha condannato l'imputato Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione.

CAPITOLO 11
Sardegna, terra di conquista

All'inizio degli anni ottanta la Sardegna diventa improvvisamente un richiamo irresistibile per la mafia siciliana che decide di reinvestire il denaro sporco (derivante principalmente dai traffici di droga) in palazzi e terreni. Particolarmente interessati ad esportare i propri interessi economici sull'isola sono Pippo Calò, capo della famiglia mafiosa di Porta Nuova, e un certo Flavio Carboni, oscuro faccendiere che si dibatte tra usurai (i cosiddetti "cravattari") da cui riceve i finanziamenti, esponenti dell'alta finanza e personaggi malavitosi appartenenti alla famosa "banda della Magliana", che a quei tempi fa il bello e il cattivo tempo nelle periferie di Roma.

I due, in realtà, sono grandi amici, come racconta il collaboratore di giustizia Angelo Siino: "Io so benissimo che Pippo Calò era in ottimi rapporti con Flavio Carboni". La circostanza è confermata anche da un altro pentito eccellente, Gaspare Mutolo: "In quel periodo c’era in Sardegna il Pippo Calò con questo Flavio Carboni ed altri personaggi, come Faldetta ecc..., che raccoglievano soldi". Il collaboratore Francesco Di Carlo aggiunge nomi e personaggi alla vicenda: "Calò aveva investito in società per fare residence e costruzioni in una costa della Sardegna ed era in società per quello che so con Flavio Carboni. Anche Di Gesu' e Nino Rotolo erano nella stessa società. Nino Rotolo era uomo d'onore, capofamiglia a Pagliarelli. Poi c'era anche un certo Abbruciati Danilo".

Il 6 luglio 1998 Antonio Mancini, esponente di spicco della banda della Magliana, confermerà l'esistenza di stretti rapporti tra il proprio gruppo criminale (primo fra tutti Danilo Abbruciati) e rappresentanti di Cosa Nostra, in particolare Pippo Calò e Stefano Bontate. Dalle sue dichiarazioni però emergerà pure che un altro gruppo imprenditoriale era molto interessato in quel periodo ad investire nel campo immobiliare in Sardegna. E, manco a dirsi, quel gruppo faceva capo a Silvio Berlusconi.

Gli interessi in gioco sono grandi e si intrecciano in maniera praticamente inestricabile. E' stato accertato, per esempio, che Danilo Abbruciati disponeva di un villino a Punta Lada di Porto Rotondo, di cui era comproprietario Domenico Balducci, altro componente della banda; oppure: lo stesso Abbruciati nel 1981 aveva frequentato la villa abitata dal banchiere Roberto Calvi e dal faccendiere Francesco Pazienza; o ancora: la villa di Flavio Carboni verrà acquistata da Silvio Berlusconi.

Il 9 dicembre 1982 Emilio Pellicani si presenta alla Procura della Repubblica di Trieste e consegna un memoriale scritto di suo pugno (poi denominato "memoriale Pellicani") che verrà inserito tra gli atti della Commissione d'inchiesta sulla P2. Emilio Pellicani conosce benissimo Flavio Carboni per essere stato suo coadiutore nella società Sofint. Cosa scrive Pellicani nel suo memoriale?

Beh, tra le altre cose, si legge che nel 1980 Flavio Carboni aveva contattato Romano Comincioli che sapeva essere amico di Silvio Berlusconi, allora proprietario del gruppo Edilnord, e gli aveva riferito del progetto di costruire a nord e a sud di Olbia. Berlusconi, entusiasta della proposta, incontra Carboni a Roma nel marzo del 1980 e insieme varano il progetto "Olbia2" (poi ribattezzato "Costa Turchese"). L'investimento iniziale è di 7 miliardi di lire. Un miliardo dei sette ce lo mette Berlusconi per l'acquisto di terreni edificabili. I proventi sarebbero stati distribuiti al 45% tra Berlusconi e Carboni, il 10% sarebbe spettato a Comincioli.

L'impegno finanziario diventa però sempre più oneroso nel tempo: i circa 1000 ettari acquistati avevano richiesto un esborso di 21 miliardi di lire. Berlusconi, nel frattempo, è alle prese con gravi problemi finanziari legati ai nuovi impegni nelle televisioni. Il connubio Berlusconi-Carboni dunque soffre di una battuta d'arresto. Carboni decide allora di guardarsi attorno alla ricerca di nuovi finanziatori e ricorrerà anche ai prestiti usurai da parte di Diotallevi e Balducci.

Il 27 agosto 1982 Silvio Berlusconi viene sentito dal dott. Dell'Osso, sostituto procuratore della repubblica di Milano, al quale rilascia le seguenti dichiarazioni.

"Non ho avuto alcun rapporto di lavoro con il defunto Roberto Calvi. Circa la mia conoscenza ed i miei rapporti con il sig. Flavio Carboni, posso dire quanto segue. Il mio gruppo ha una piccolissima attività imprenditoriale in Sardegna, a Porto Rotondo. Se ne occupa il mio amico Romano Comincioli, che opera con la società Poderada, la quale ha edificato due costruzioni e ne ha in fase di edificazione altre due. E’ stato tale mio collaboratore a parlarmi delle varie possibilità imprenditoriali che offriva la zona di Olbia, presentandomi il Sindaco Garzedda ed anche il suo successore. I predetti erano interessati ad attirare degli imprenditori della penisola che volessero operare sul posto. Per conto mio il progetto di un rilevante insediamento urbanistico nella zona, di carattere turistico ed anche residenziale costituiva una valida iniziativa imprenditoriale. Per altro, l’unica possibilità di insediamento era costituita da una zona attigua ad Olbia, indicata dagli stessi amministratori, zona i cui terreni erano in parte in mano al Carboni. Fu così che conobbi il Carboni, che mi venne presentato dal Comincioli in Olbia. Per essere più specifico ed esauriente posso dire che il Signor Comincioli è titolare di una certa società, che ha ricevuto da noi mano a mano i finanziamenti necessari per l’acquisto dei terreni, acquisto effettuato appunto tramite il Carboni. I terreni, una volta acquistati, sono stati intestati a due società fiduciarie del signor Comincioli, società che - una volta che sarà ultimata l’operazione - saranno acquisite dal Gruppo Fininvest”.

L'operazione Olbia2, nonstante la mediazione del prestanome Cominicoli, dunque, non va in porto. Berlusconi, momentaneamente privo di Marcello Dell'Utri (assunto in quel periodo da Rapisarda), si imbatte di nuovo in quell'organizzazione mafiosa che proprio Dell'Utri gli aveva portato in casa qualche anno prima con Mangano. A quel punto Berlusconi, che aveva sempre espresso un parere negativo sulle capacità imprenditoriali di Dell'Utri, a sorpresa richiama Marcello a Milano e incredibilmente gli affida le chiavi della cassaforte del gruppo Fininvest, cioè la società Publitalia. Che cosa gli ha fatto cambiare idea così repentinamente? Sicuramente non il fallimento della società Bresciano gestita da Dell'Utri per conto di Rapisarda.

"Forse che Dell'Utri veniva ritenuto più affidabile nella gestione dei rapporti con i mafiosi?" si chiede allusivamente il PM.

Purtroppo non c'è modo di dare una risposta a questa domanda. Quello che è certo è che Dell'Utri, tornato alle dipendenze di Berlusconi, dà prova di insospettabili doti manageriali creando una struttura come Publitalia che diventerà il polmone finanziario insostituibile della Fininvest.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ottimo questo tuo ricostruire..io sono solo una lettrice, quasi ossessionata dai fatti che non hanno mai avuto uno stato veramente STATO che li mettesse definitivamente in relazione e ne facesse luce oltre le commissioni parlamentari che alla fine , nonostante buona volontà di alcuni, a nulla hanno portato

non so se scegliere che sia piu terribile tuttoi quanto ci ha macchiato di sangue e danni o se a questo punto , sia piu terribile che in coro,pacifico, non ci siamo tutti sollevati, fermando repubbliche e voti sempre uguali, fermando tutto e tutti insomma

non esiste presente o futuro , se non si metterà fine vera a tutto il nero subito di ogni trama e banda

passerò a leggerti di nuovo e con piu calma..ora passo anche nel sito di voglio scendere dove ti ho letto per segnalare nel mio piccolo di passare a leggerti..lo meriti tantissimo.
ciao di cuore :-)

lupo

Anonimo ha detto...

I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al parlamento, Fazi Editore, 2007.

Uno dei due autori, Lirio Abbate, è sotto scorta.
Gemma

Anonimo ha detto...

Ciao Fede:
Mi sono copiaincollato tutti gli 11 capitoli su un file di testo che poi leggerò attentamente.
Una domanda: quante parti mancano ancora?

Federico ha detto...

Ciao psa,

Guarda, la sentenza è più di 800 pagine. Credo di essere arrivato a poco più della metà. Quindi un'altra decina di capitoli più o meno :)
Buona lettura!