venerdì 26 settembre 2008

Marcello, Silvio e la mafia (parte 15)

Tutti i fatti e le testimonianze riportati di seguito sono tratti dalla sentenza di primo grado dell'11 dicembre del 2004 da parte della II sezione penale del Tribunale di Palermo, che ha condannato l'imputato Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione.

CAPITOLO 15
La cassate di Tanino

La sera del 28 novembre 1986 in via Rovani n.2 a Milano scoppia una bomba. Un ordigno rudimentale che scalfisce la cancellata provocando danni per qualche centinaia di migliaia di lire. La villa incriminata è di proprietà di Silvio Berlusconi. Abbiamo già visto in precedenza come Berlusconi informi immediatamente della cosa non le autorità, bensì l'amico Marcello Dell'Utri confidandogli tra il serio e il faceto che lui ha già capito chi è stato a piazzare l'esplosivo. E' sicuro: l'attentatore non può che essere Vittorio Mangano. Dell'Utri rimane stupito. E' convinto che Mangano sia ancora in carcere. Berlusconi lo rassicura e gli conferma che è appena uscito di galera: deve essere per forza lui.

Ci vuole un po' perchè Dell'Utri si convinca. Non si dà pace del fatto di non essere stato messo al corrente della scarcerazione di Vittorio. In fondo, una vita passata insieme, nemmeno una telefonata per dire "Sono fuori". Anzi, ci mette pure la bomba sotto casa. Dell'Utri è incredulo, ma di fronte all'insistenza di Berlusconi cede ("Sarà come dici tu").

La telefonata continua nell'ilarità generale. Berlusconi racconta di aver parlato della cosa con i carabinieri di Monza che erano arrivati sul luogo dell'attentato. Probabilmente senza nemmeno rendersi conto dalla gravità delle proprie affermazioni, spiega ai carabinieri che se l'anonimo attentatore invece di piazzare una bomba gli avesse semplicemente chiesto trenta milioni lui glieli avrebbe dati senza batter ciglio. Probabilmente è solo un riflesso incondizionato, abituato com'è a pagare milioni alla mafia per aver garantita l'incolumità.

Un paio di giorni dopo si scopre che le intuizioni di Berlusconi erano completamente fuori strada. Vittorio Mangano, come credeva fin dal principio Dell'Utri, è ancora in carcere: non può essere lui il colpevole dell'antentato dinamitardo. Dell'Utri ha avuto conferme sicure. Ha parlato con Tanino Cinà, il quale gli ha assicurato che è assolutamente da escludere il coinvolgimento di mangano in questa faccenda. "Tanino mi ha detto che assolutamente è proprio da escludere, ma proprio categoricamente. Comunque, poi ti parlerò di persona. E quindi, non c’è proprio, guarda, veramente, nessuna, da stare tranquillissimi, eh!"

Il Tribunale osserva: "La rassicurante notizia fornita da Cinà a Dell’Utri e da questi a Berlusconi, andava oltre il fatto oggettivo che Mangano fosse in galera; vi erano motivi ulteriori che Dell’Utri, per telefono, non vuole esternare a Berlusconi, ma che, evidentemente, non dovevano riguardare lo status di Mangano, né la sua persona..."

E' chiaro che Cinà è in grado di rassicurare in questo modo così perentorio Dell'Utri proprio in virtù delle proprie conoscenze mafiose ed è chiaro anche che Dell'Utri, rivolgendosi direttamente a lui, dimostra di essere pienamente cosciente della sua "mafiosità".

Berlusconi questa volta non fa più lo spavaldo. Al telefono neppure spiaccica parola. Interloquisce soltanto prima con un “Ah!”, poi con un “Uh!”, dopo con un “Ah si, eh?”, poi, ancora, con un triplo “Uh, Uh, Uh!” e, finalmente, dopo la precisazione di Dell’Utri che bisognava parlarne “di persona”, con un “perfetto, ho capito”". I silenzi di Berlusconi dicono tutto. Ha perfettamente capito che dietro alle rassicurazioni di Cinà c'è dell'altro. E per questo non dice nulla, non mette nemmeno in dubbio l'attendibilità di Cinà, sa che se l'ha detto lui, allora può stare tranquillo per davvero. E' assai probabile addirittura che Cinà, durante la conversazione telefonica, sia lì presente, al fianco di Dell'Utri.

Ma chi aveva messo la bomba veramente? In realtà non era stato Mangano qualche affiliato di Cosa Nostra. Era stata la mafia catanese. Riina, furbescamente, aveva sfruttato la cosa per operare ulteriori intimidazioni: sappiamo che il suo intento era quello di arrivare a Craxi per tramite di Berlusconi. Si capisce dunque la sicurezza di Cinà: dietro tutta la faccenda c'era la macchinazione di Riina. Se lui diceva di star tranquilli, c'era da credergli. Riina vede Berlusconi non soltanto come soggetto da estorcere, ma come soggetto da "coltivare" per cercare di ottenere favori politici.

Nel 1986, durante le festività natalizie, si intrattengono febbrili contatti telefonici tra Cinà, Dell'Utri, la moglie di Dell'Utri e suo fratello Alberto: il motivo di tanta agitazione è la spedizione a Milano di alcune cassate siciliane. I destinatari sono gli stessi fratelli Dell'Utri, Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri. Il fatto che Cinà si premuri tanto anche per far bella figura con Confalonieri è molto strano, visto che non sono risultati rapporti tali da poter giustificare il regalo. Lo stesso dicasi per Berlusconi. Tanto è vero che non una, ma due sono le cassate che vengono fatte pervenire da Cinà a Berlusconi. La prima viene spedita per via aerea: a ritirarla all'aeroporto ci sarà l'autista personale di Berlusconi, tale Fulvio Orlandini. La seconda, con su stampato lo stemma di Canale 5 (il biscione), è invece di dimensioni spropositate: 11 chili e 800 grammi di cassata. La confezione è stata appositamente predisposta da un falegname di fiducia di Cinà.

Qual è il motivo di un regalo così plateale ed esagerato? Perchè Cinà si sente in dovere di omaggiare Berlusconi con 12 chili di cassata? A ben guardare era Berlusconi che avrebbe dovuto sentirsi in dovere con Cinà: era stato lui a rivelargli che l'attentato alla Villa Rovani non era stata opera di Mangano. Era stato ancora lui a rassicurarlo sul fatto che non avrebbe avuto nulla da temere.

Forse che sotto sotto, come voleva Riina, ci fosse un tentativo, nemmeno troppo nascosto, di aggancio?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

fede quante sono le parte di questo mega-articolo?
quando sarà finito ne farai un pezzo unico?

Federico ha detto...

Guarda, sono arrivato a pagina 500 su 800 della sentenza. Quindi non manca moltissimo... :D Quando ho finito, se vuoi, posso mandarti un unico file con tutti i vari capitoli. Sai per caso come si può fare ad uploadare file su blogspot?

Anonimo ha detto...

non l'ho mai fatto, non ti so dire

Anonimo ha detto...

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