domenica 12 ottobre 2008

Marcello, Silvio e la mafia (parte 25)

Tutti i fatti e le testimonianze riportati di seguito sono tratti dalla sentenza di primo grado dell'11 dicembre del 2004 da parte della II sezione penale del Tribunale di Palermo, che ha condannato l'imputato Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione.

CAPITOLO 25
Le relazioni pericolose di Dell'Utri

Il pentito Vincenzo La Piana è il nipote del celebre capomafia Alberto Gerlando. Senza essere mai stato ufficialmente inserito in Cosa Nostra, La Piana aveva comunque preso parte a reati di natura associativa ed era stato implicato in questioni di traffico di droga venendo in contato anche con gli ambienti mafiosi milanesi. Le dichiarazioni di La Piana non possono essere valorizzate come ulteriori prove a carico di Marcello Dell'Utri poichè i temi che trattano sono stati oggetto di altre due indagini ai danni dell'imputato, che hanno però portato all'archiviazione, in entrambi i casi per insufficienza di prove. Non per questo il Tribunale ritiene che tali affermazioni siano da rigettare come false o corrotte. Anzi, data l'attendibilità e la precisione del collaborante nel raccontare i fatti, esse costituiscono un ulteriore spunto di riflessione per delineare i rapporti intercorsi tra Marcello Dell'Utri ed esponenti della criminalità organizzata.

Le rivelazioni di La Piana si riferiscono innanzitutto ad una presunta partecipazione di Dell'Utri, a partire dal 1994, in qualità di finanziatore, ad un traffico internazionale di sostanze stupefacenti ad alto livello, in cui sarebbero stati implicati grossi esponenti di Cosa Nostra, tra i quali Giovanni Brusca, Salvatore Cucuzza e il sempre presente Vittorio Mangano. In secondo luogo, La Piana parla anche del presunto interessamento di Dell'Utri nei confronti di Vittorio Mangano al fine di ottenere un miglioramento delle sue condizioni carcerarie. E' bene ribadire che, in entrambi i casi, l'eventuale intervento di Dell'Utri non si è mai concretizzato: il traffico di droga in questione non è andato a buon fine; Mangano non ottenne mai il trasferimento.

Anche se tali comportamenti non costituiscono reato, secondo il Tribunale, essi comunque "mettono in luce gli inquietanti contatti di Marcello Dell’Utri con soggetti legati a Vittorio Mangano, relativi, in particolar modo, ad un periodo successivo all’ultima carcerazione del mafioso, decorrente dall’aprile del 1995". E' una conferma del fatto che, ancora nel 1998, anche con il processo a suo carico già avviato, "l’imputato non aveva interrotto le sue “relazioni pericolose”, specie quelle che potessero essere riconducibili, indirettamente, alla persona di Mangano Vittorio, durante la detenzione di questi".

Entrando nello specifico, La Piana ha fatto riferimento a dei viaggi a Milano in compagnia di un certo Enrico Di Grusa, genero di Vittorio Mangano, poi arrestato e accusato di associazione mafiosa proprio grazie alle dichiarazioni di La Piana. La Piana racconta che, ben in due occasioni, Dell'Utri si sarebbe incontrato con due soggetti, chiamati Natale e Nino, interessati al traffico di droga e alla scarcerazione di Mangano: la prima volta in un bar di piazzale Corvetto, la seconda nel ristorante "La risacca". I due saranno riconosciuti nelle persone di Natale Sartori e Salvatore Antonino Currò, due imprenditori nel settore dei lavori di pulizia e facchinaggio, occultamente legati ad ambienti mafiosi e in stretti rapporti con Vittorio Mangano.

Al di là della vicenda del traffico di droga, è inequivocabilmente provato che tra Natale Sartori e Marcello Dell'Utri ci fossero stati rapporti personali. In primo luogo, in seguito ad una perquisizione della Guardia di Finanza nel 1998 presso gli uffici di Dell'Utri nei locali di Publitalia, era stato trovato un foglio in cui comparivano degli indirizzi e dei numeri telefonici riconducibili a società gestite da Sartori. In secondo luogo, il consulente del P.M. Gioacchino Genchi ha rivelato che dai tabulati telefonici era emerso che nel 1994 e nel 1996 vi erano stati diversi contatti tra cellulari riconducibili a Sartori e Dell'Utri. Infine, una specifica attività investigativa incrociata aveva permesso di accertare, grazie a pedinamenti e intercettazioni, che il 12 ottobre del 1998 i due si erano incontrati nella residenza di Dell'Utri in via Senato 14 a Milano.

Motivo dell'incontro? Qualche giorno prima, in seguito a una fuga di notizie, era stata battuta un'Ansa in cui si rivelava che il pentito La Piana avrebbe formulato nuove accuse nei confronti di Dell'Utri. Incredibilmente, è lo stesso Dell'Utri a confermare l'incontro rilasciando un'improvvida dichiarazione ad un giornalista dell'Ansa, Giuseppe Guastalla, il 18 aprile del 1999. Osserva il Tribunale: "La spontanea esternazione dell’imputato al giornalista dell’Ansa, al pari di altre sue dichiarazioni spontanee nel corso del dibattimento, è la miglior prova della correttezza della tesi accusatoria".

2 commenti:

Adduso ha detto...

Ma è certo che il problema sia solo s.b. ??? E non invece un “sistema” che si è improvvisamente materializzato davanti ai nostri miopi occhi e che tuttavia non riusciamo ad ammettere perché magari fino a poco tempo fa si era pure politicamente vicini a persone che sembrano farne ora anch’essi parte ?

Personalmente, ho smesso da qualche anno di credere più ai “supereroi”, nel bene e nel male. Capisco invece che la nostra premeditata televisione ci fa vedere super “uomini e donne” di tutti i tipi e capacità e come tali riesce a farceli credere, ma che s.b. abbia lui da solo tutti i poteri positivi e negativi (a seconda del punto di vista), mi sembra una favoletta da scuola materna sulla quale però si stanno avvitando in troppi, al punto che comincio a dubitare pure della loro sincerità.

A mio, sempre modestissimo parere, è del tutto chiaro ed evidente invece, tranne per chi non può vedere, che si stanno opportunamente “ricongiungendo” i “poteri” “fascisti e mafiosi” della politica, della giustizia e degli affari. Chi nelle “logge” e chi nelle “confraternite”, mediante anche reciproche elezioni condivise di cariche istituzionali e leggi “vaccino” anti-popolo.

E’ duro ammettere questo, perché significa che ci hanno definitivamente chiuso nel “recinto” come un “branco di ruminanti” (e pure “cornuti e bastonati”) e solitamente solo un evento nefasto, forse, potrebbe riaprirlo, come d’altronde è avvenuto quasi sempre storicamente.

A meno che, ad esempio, la sinistra o anche tutto il centro-sinistra, non ricrei dal basso un movimento di opinione unito, ma per questo occorrono "antropologicamente" nuove persone (e qui "casca l'asino") e anche idee innovative, ma che siano realizzabili e non invece espressioni teoriche o peggio dogmatiche. Altrimenti continuiamo pure a “belare”.

Anonimo ha detto...

è ovvio che il problema non è solo silvio berlusconi, ma è altrettanto ovvio che se silvio berlusconi è presidente del consiglio c'è qualche problema.