Ha detto bene l'ex-ministro della Giustizia Roberto Castelli, ieri sera ospite alla trasmissione di Michele Santoro Anno Zero.
"La cosa sta diventando stucchevole".
Il mondo politico italiano è in preda a un febbrile prurito da carte bollate. Non mi piace quello che dici? Ti querelo. Mi sei odioso? Ti querelo. Le cose che dici sono vere, ma a me non piacciono? Ti querelo lo stesso.
Il siparietto si era inaugurato poco dopo l'ormai famosa puntata di Che Tempo che Fa in cui Marco Travaglio aveva osato rivelare al pubblico televisivo, noto per non essere in grado di assimilare messaggi che risultino appena più profondi di un discorso di Maria De Filippi, aveva osato rivelare, dicevo, un'informazione vera e importante riguardo la biografia del neopresidente del Senato Renato Schifani, sottaciuta ad arte da tutti i maggiori quotidiani nazionali che hanno preferito giustamente soffermarsi sulla più goliardica notizia del riporto finalmente sforbiciato.
La reazione era stata veemente. Schifani è apparso in televisione ai microfoni del Tg1 e, in ossequio all'amore per il principio del contraddittorio, ha annunciato al giornalista di turno che avrebbe portato in tribunale Travaglio per diffamazione nei suoi confronti. Non una parola sull'episodio accennato da Travaglio ovviamente ("Sono accuse che non hanno nemmeno la dignità di generare sospetti") e una bella divagazione, avallata sempre dallo stesso giornalista di turno, sul bel clima che si è creato tra maggioranza e opposizione, sulla necessità di dialogare, di prendersi per mano, fare un bel girotondo ed essere tutti più felici.
Travaglio, alla notizia delle intenzioni di querela da parte di Schifani, ha tagliato corto: "Così finalmente si conoscerà la verità".
Il siparietto poi, nei giorni successivi, è stato portato avanti con forza, come è noto, dal quotidiano La Repubblica, che, per voce del suo vicedirettore Giuseppe D'avanzo, ha intrapreso una vera e propria campagna denigratoria nei confronti di Travaglio attaccando il suo modo di fare giornalismo, la sua persona e la sua onestà intellettuale. Travaglio si è dato quindi la briga di rispondere, sempre sulle pagine di Repubblica, al che D'avanzo ha rincarato la dose il giorno successivo con un articolo diffamatorio in cui insinuava dubbi sulla vita privata di Travaglio e la sua onorabilità come cittadino privato. D'Avanzo sbatte in prima pagina la notizia assolutamente falsa secondo la quale Travaglio avrebbe avuto l'albergo pagato dal boss mafioso Michele Aiello durante una vacanza fatta con la famiglia. Travaglio, ancora sulle pagine di Repubblica, ha smentito la calunnia e ha fatto sapere che D'Avanzo risponderà delle sue accuse in tribunale. A questo punto, D'Avanzo, accortosi forse di aver tirato troppo la corda sparando irresponsabilmente in prima pagina quelle che erano semplicemente voci messe in giro chissà da chi, ha risposto con una noticina in cui dichiara che in fondo lui non ce l'ha con Travaglio e l'episodio di Aiello era solo un esempio per mostrare come è facile diffamare una persona senza avere elementi certi a supporto. "Ma davvero", conclude ruffianamente, "c'è qualcuno che, in buona fede, può pensare che Repubblica faccia sconti alla mafia e alle sue collusioni con i poteri? ". Viscido e vergognoso fino in fondo. Perchè la risposta alla tua domanda retorica, caro D'Avanzo, è sì! Quando si preferisce tacere su eposidi potenzialmente gravi legati a fatti di mafia che riguardano alte istituzioni, ponendo invece artatamente l'attenzione su fattucoli irrelevanti, in modo da anestetizzare l'opinione pubblica, questo è più che uno sconto. Questo, a casa mia, si chiama omertà.
Ma questo, ormai, è già il passato remoto.
Una nuova querela incombe minacciosa nel cielo mai come in questi giorni sereno e rappacificato della politica italiana. La querela da parte dell'ex-ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli. A chi? Beh, mi pare scontato. L'oggetto del contendere è sempre lui, il nostro Marco Travaglio.
Ha detto bene lo stesso Castelli: la cosa sta diventando stucchevole.
L'intervento di ieri sera ad Anno Zero è stato di una tristezza disarmante. La povertà intellettuale, la volgarità, la pochezza, tutte condensate in un discorso di pochi minuti che definire "logicamente zoppicante" è un poca cosa.
"Travaglio è stato condannato, quindi possiamo definirlo tecnicamente pregiudicato". Così ha esordito. Si riferisce alla sentenza (l'unica) persa da Travaglio nei confronti di Previti. Sappiamo tutti che fine ha fatto poi Previti. Ma la gravità dell'affermazione risiede nel fatto che Castelli gioca con la lingua italiana per stuprare la verità. Ed è tanto più grave se certe affermazioni vengono fatte da un ex-ministro della Giustizia, che evidentemente di procedimenti giudiziari sa ben poco (e dopo tutto perchè dovrebbe saperne, avendo Castelli una laurea in ingegneria ed essendosi occupato per tutta la vita di impianti per la riduzione dei rumori?). Travaglio ha perso una causa civile. Essere condannato signifia perdere una causa penale. Spererei che la differenza tra civile e penale fosse nota a un ministro della Giustiza. Evidentemente non è così.
"Travaglio muore di "travaglite" perchè applicando il suo metodo diventa amico dei mafiosi". Questo il secondo passaggio chiave del discorso di Castelli. Lo sguardo attonito e basito di Travaglio all'udire certe parole dice tutto quel che c'è da dire.
Ma poi, non contento, per far valere la sua argomentazione, propone un'analogia, raffinato esercizio retorico che, se ben usato, illumina la comprensione di una questione complessa, mentre, se mal adoperato, confonde le menti dei poveri telespettatori e soprattutto fa fare una figura da fesso a chi lo adopera.
Sentite: "Se io dico che c'è scritto su Repubblica che Travaglio si fa pagare le vacanze da un mafioso, a quel punto io dico la verità e quindi di fatti diffamo Travaglio ma sono al riparo da ogni accusa".
Disastro.
Che l'analogia tra il Travaglio che cita un passaggio da un libro di Lirio Abbate e Peter Gomez e il Castelli che cita un articolo calunnioso di D'Avanzo su Repubblica sia qualcosa che non sta insieme e non abbia il benchè minimo appiglio logico lo comprende, credo, anche un bimbo di pochi anni. Purtroppo non penso che Castelli sia così raffinato da aver costruito ad arte la fuorviante analogia. Temo che sia davvero convinto della sua forza logica.
Il teatrino si conclude con il consueto attacco alla persona e alla famiglia. E' uno schema trito e ritrito. Però apparentemente funziona. Castelli a sorpresa veste i panni del buon padre di famiglia, onesto e moralizzatore. In un eccesso, forse, di self-confidence, si avventura in una paternale dal vago sapore oratoriale: "Lei cosa dice ai suoi figli? Io mi guadagno da vivere parlando male degli altri? E' questo l'insegnamento che lei fa (intende "dà" n.d.r.) ai suoi figli? Io fortunatamente quando guardo negli occhi mio figlio gli dico che faccio altro nella vita che non guadagnarmi da vivere parlando male degli altri!".
Brutto cattivo di un Travaglio! Smettila di dire cose brutte sugli altri! Non sai che così facendo si va all'inferno? Corri in camera tua senza cena!
Questa è la classe politica che ci meritiamo. Questa è la presuntuosa pochezza che la caratterizza.
La cosa più grave, però, non è la classe politica in sè. La cosa grave è l'informazione tutta, che tale presuntuosa pochezza asseconda, osanna e diffonde tra la gente come verbo indiscusso.
"La cosa sta diventando stucchevole".
Il mondo politico italiano è in preda a un febbrile prurito da carte bollate. Non mi piace quello che dici? Ti querelo. Mi sei odioso? Ti querelo. Le cose che dici sono vere, ma a me non piacciono? Ti querelo lo stesso.
Il siparietto si era inaugurato poco dopo l'ormai famosa puntata di Che Tempo che Fa in cui Marco Travaglio aveva osato rivelare al pubblico televisivo, noto per non essere in grado di assimilare messaggi che risultino appena più profondi di un discorso di Maria De Filippi, aveva osato rivelare, dicevo, un'informazione vera e importante riguardo la biografia del neopresidente del Senato Renato Schifani, sottaciuta ad arte da tutti i maggiori quotidiani nazionali che hanno preferito giustamente soffermarsi sulla più goliardica notizia del riporto finalmente sforbiciato.
La reazione era stata veemente. Schifani è apparso in televisione ai microfoni del Tg1 e, in ossequio all'amore per il principio del contraddittorio, ha annunciato al giornalista di turno che avrebbe portato in tribunale Travaglio per diffamazione nei suoi confronti. Non una parola sull'episodio accennato da Travaglio ovviamente ("Sono accuse che non hanno nemmeno la dignità di generare sospetti") e una bella divagazione, avallata sempre dallo stesso giornalista di turno, sul bel clima che si è creato tra maggioranza e opposizione, sulla necessità di dialogare, di prendersi per mano, fare un bel girotondo ed essere tutti più felici.
Travaglio, alla notizia delle intenzioni di querela da parte di Schifani, ha tagliato corto: "Così finalmente si conoscerà la verità".
Il siparietto poi, nei giorni successivi, è stato portato avanti con forza, come è noto, dal quotidiano La Repubblica, che, per voce del suo vicedirettore Giuseppe D'avanzo, ha intrapreso una vera e propria campagna denigratoria nei confronti di Travaglio attaccando il suo modo di fare giornalismo, la sua persona e la sua onestà intellettuale. Travaglio si è dato quindi la briga di rispondere, sempre sulle pagine di Repubblica, al che D'avanzo ha rincarato la dose il giorno successivo con un articolo diffamatorio in cui insinuava dubbi sulla vita privata di Travaglio e la sua onorabilità come cittadino privato. D'Avanzo sbatte in prima pagina la notizia assolutamente falsa secondo la quale Travaglio avrebbe avuto l'albergo pagato dal boss mafioso Michele Aiello durante una vacanza fatta con la famiglia. Travaglio, ancora sulle pagine di Repubblica, ha smentito la calunnia e ha fatto sapere che D'Avanzo risponderà delle sue accuse in tribunale. A questo punto, D'Avanzo, accortosi forse di aver tirato troppo la corda sparando irresponsabilmente in prima pagina quelle che erano semplicemente voci messe in giro chissà da chi, ha risposto con una noticina in cui dichiara che in fondo lui non ce l'ha con Travaglio e l'episodio di Aiello era solo un esempio per mostrare come è facile diffamare una persona senza avere elementi certi a supporto. "Ma davvero", conclude ruffianamente, "c'è qualcuno che, in buona fede, può pensare che Repubblica faccia sconti alla mafia e alle sue collusioni con i poteri? ". Viscido e vergognoso fino in fondo. Perchè la risposta alla tua domanda retorica, caro D'Avanzo, è sì! Quando si preferisce tacere su eposidi potenzialmente gravi legati a fatti di mafia che riguardano alte istituzioni, ponendo invece artatamente l'attenzione su fattucoli irrelevanti, in modo da anestetizzare l'opinione pubblica, questo è più che uno sconto. Questo, a casa mia, si chiama omertà.
Ma questo, ormai, è già il passato remoto.
Una nuova querela incombe minacciosa nel cielo mai come in questi giorni sereno e rappacificato della politica italiana. La querela da parte dell'ex-ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli. A chi? Beh, mi pare scontato. L'oggetto del contendere è sempre lui, il nostro Marco Travaglio.
Ha detto bene lo stesso Castelli: la cosa sta diventando stucchevole.
L'intervento di ieri sera ad Anno Zero è stato di una tristezza disarmante. La povertà intellettuale, la volgarità, la pochezza, tutte condensate in un discorso di pochi minuti che definire "logicamente zoppicante" è un poca cosa.
"Travaglio è stato condannato, quindi possiamo definirlo tecnicamente pregiudicato". Così ha esordito. Si riferisce alla sentenza (l'unica) persa da Travaglio nei confronti di Previti. Sappiamo tutti che fine ha fatto poi Previti. Ma la gravità dell'affermazione risiede nel fatto che Castelli gioca con la lingua italiana per stuprare la verità. Ed è tanto più grave se certe affermazioni vengono fatte da un ex-ministro della Giustizia, che evidentemente di procedimenti giudiziari sa ben poco (e dopo tutto perchè dovrebbe saperne, avendo Castelli una laurea in ingegneria ed essendosi occupato per tutta la vita di impianti per la riduzione dei rumori?). Travaglio ha perso una causa civile. Essere condannato signifia perdere una causa penale. Spererei che la differenza tra civile e penale fosse nota a un ministro della Giustiza. Evidentemente non è così.
"Travaglio muore di "travaglite" perchè applicando il suo metodo diventa amico dei mafiosi". Questo il secondo passaggio chiave del discorso di Castelli. Lo sguardo attonito e basito di Travaglio all'udire certe parole dice tutto quel che c'è da dire.
Ma poi, non contento, per far valere la sua argomentazione, propone un'analogia, raffinato esercizio retorico che, se ben usato, illumina la comprensione di una questione complessa, mentre, se mal adoperato, confonde le menti dei poveri telespettatori e soprattutto fa fare una figura da fesso a chi lo adopera.
Sentite: "Se io dico che c'è scritto su Repubblica che Travaglio si fa pagare le vacanze da un mafioso, a quel punto io dico la verità e quindi di fatti diffamo Travaglio ma sono al riparo da ogni accusa".
Disastro.
Che l'analogia tra il Travaglio che cita un passaggio da un libro di Lirio Abbate e Peter Gomez e il Castelli che cita un articolo calunnioso di D'Avanzo su Repubblica sia qualcosa che non sta insieme e non abbia il benchè minimo appiglio logico lo comprende, credo, anche un bimbo di pochi anni. Purtroppo non penso che Castelli sia così raffinato da aver costruito ad arte la fuorviante analogia. Temo che sia davvero convinto della sua forza logica.
Il teatrino si conclude con il consueto attacco alla persona e alla famiglia. E' uno schema trito e ritrito. Però apparentemente funziona. Castelli a sorpresa veste i panni del buon padre di famiglia, onesto e moralizzatore. In un eccesso, forse, di self-confidence, si avventura in una paternale dal vago sapore oratoriale: "Lei cosa dice ai suoi figli? Io mi guadagno da vivere parlando male degli altri? E' questo l'insegnamento che lei fa (intende "dà" n.d.r.) ai suoi figli? Io fortunatamente quando guardo negli occhi mio figlio gli dico che faccio altro nella vita che non guadagnarmi da vivere parlando male degli altri!".
Brutto cattivo di un Travaglio! Smettila di dire cose brutte sugli altri! Non sai che così facendo si va all'inferno? Corri in camera tua senza cena!
Questa è la classe politica che ci meritiamo. Questa è la presuntuosa pochezza che la caratterizza.
La cosa più grave, però, non è la classe politica in sè. La cosa grave è l'informazione tutta, che tale presuntuosa pochezza asseconda, osanna e diffonde tra la gente come verbo indiscusso.
18 commenti:
Meno male che non ho visto annozero... mi sono risparmiato un sacco di sangue amaro inutile.
E' passato solo un mese dalle elezioni. Solo un mese. Solo un mese. E siamo già precipitati...
Ti riporto una cosa:
"Caro Direttore,
ringrazio il Corriere per l'attenzione (due pagine!) dedicata alle mie vacanze di sei anni fa, con corredo di foto degli alberghi e dei villaggi da me frequentati. Non male, visto che molti hanno trovato eccessive due mie frasi spese in tv sulle relazioni pericolose del presidente del Senato con personaggi mafiosi. Capisco anche l'irresistibile tentazione di concludere l'articolo con un paterno fervorino, «sono episodi che possono capitare... a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura...». Parole che si attaglierebbero alla perfezione a un giornalista che fa il moralista in casa d'altri e poi viene beccato col sorcio in bocca. Purtroppo, o per fortuna, non è questo il mio caso.
Le vacanze che tanto vi appassionano, come tutta la mia vita, sono un libro aperto. Le ho fatte con la mia famiglia e non con «talpe di boss», come dice il vostro bel titolo. E non c'è nessun «giallo»: ho sempre pagato il conto di tasca mia e non ho mai visto, né incontrato, né sentito nominare questo signor Aiello finché non è stato arrestato. Il signor Aiello e il suo avvocato possono dire ciò che vogliono, ma non di avermi dato una lira o un euro. Perché è falso e ne risponderanno in tribunale. Dicano su quale conto mi avrebbero versato dei soldi, o in quale luogo me li avrebbero consegnati, se ne hanno il coraggio. Ma non lo possono fare perché nessuno mi ha mai dato una lira. Per essere chiari una volta per tutte: io, diversamente dal presidente del Senato, non ho mai conosciuto mafiosi, né prima né dopo che venissero condannati. Altrimenti forse sarei già almeno ministro e nessun giornalista si occuperebbe di me.
Marco Travaglio"
Sì, avevo letto la risposta di travaglio. Come al solito, niente da dire.
Ciao. In primis complimenti per il blog! E poi, se mi posso permettere, beati davvero coloro che ieri non hanno visto Annozero. E' un massacro. Cercano di far fuori Marco in ogni modo. Ieri sera mi si contorceva lo stomaco nell'assistere a cotanta palese distorsione della realtà, con il sindaco di Vicenza che "dà lezioni" di correttezza a Travaglio.. Beh, Travaglio ha davvero una classe sconfinata per non aver ancora dato in escandescenze (anche perchè è quello che aspettano). Tuttavia ieri sera gli si leggeva in viso che non ce la fa più.
Grazie Aledia!
Purtroppo è da un po' di tempo che vedo Travaglio sul punto di scoppiare...
lo stanno distruggendo a poco a poco. dopo l'articolo di D'avanzo tantissima gente ha già cominciato a pensare che Travaglio abbia scheletri nell'armadio.ieri sera mi è sembrato davvero alle corde per stanchezza e stress.la vedo molto male
sembra il mio blog!
complimenti!
tutto cambierà presto
Grazie andrea! se vuoi ti aggiungo ai blog amici. Ciao
Vi ho aggiunto ai link! Che dire...ero a Oude Markt a bere una birra con un amico spagnolo che è stato in Italia lo scorso finesettimana... mi ha portato in regalo la Repubblica di lunedì con il titolone su Travaglio. Era sconvolto dalla pochezza della televisione italiana che ha visto...incredulo per le notizie sui rom..sbigottito per la nostra sfilata di ministri... io soffro.
http://paroleturchine.wordpress.com/
Anch'io ero a Oude Markt ieri sera, a mangiare una pizza turca :S...cmq, con tutti i regali che poteva portarti il tuo amico, proprio repubblica....si soffre.
Siamo alla frutta...la logica che perde contro l'assurdo...lo vedo male Travaglio, stanno cercando di eliminarlo e se ci dovessero riuscire...la vedo nera...
Più va avanti questa situazione e più mi fa schifo questo paese e l'ignoranza che lo pervade. L'errore di tutto questo sta al principio, sta in questo popolo di capre che non sa distinguere il vero dal falso ma si limita ad assumere le "chiacchere di quartiere".
UNO SCHIFO!!!
CORAGGIO TRAVAGLIO, NON MOLLARE!
PS:
Caro Castelli,
se devi sputtanare qualcuno, la prossima volta, preparati meglio. Un ex ministro della giustizia che non sa distinguere reati penali da reati civili...no comment...neanche fossimo nella Repubblica delle Banane
marco è ogggetto di critiche bipartisan. questo non è ammissibile.
PIU' MARCO TRAVAGLIO, PIU' LIBERTA' D'INFORMAZIONE!!!
Nella rabbia di questi giorni, che vi giuro, mi prende dalle viscere perchè mi sento attaccata personalmente quale persona che altro non fa se non guardare i fatti, trovo oltremodo consolatorio il gran numero di voci "contro" che si leva... almeno su web.
Contemporaneamente è forse questa la cosa peggiore.. siamo in tanti a sostenere Travaglio perchè semplicemente dice la verità (e non per appartenenze politiche o per adesione a complotti antinano.. anche se...)eppure veniamo ignorati. Stampa e tv hanno alzato il polverone ma non hanno (ovvio) minimamente dato conto delle reazioni.
Mi sento impotente e molto ma molto arrabbiata.
Alla fine quello che si coglie è che siamo tutti di parte e che Marco Travaglio vuol fare l'eroe.
E pensare che non più tardi di 15 anni fa quello che fa Travaglio si chiamava semplicemente giornalismo..
..e io devo dire queste cose ovvie per non sentirmi parte di un sistema che va a rotoli.. Mah!
Tutto questo è vergognoso. Questo succede a chi dice la verità, guai a toccar la classe politica. Il bello è che sono tutti dei condannati, dal primo, il nano psicopatico, all'ultimo portaborse.
Il tuo blog è molto interessante, vorrei proporti uno scambio link. Fammi sapere se per te va bene.
Ciao
Ok Francensco, ti ho aggiunto tra i blog amici.
Ciao
@Federico: beh prima o poi dobbiam prenderci una birra assieme visto che sei anche te a Leuven!
@Aleida:quoto.
Sono veramente schifa...ni, scusate schifato da quello che un piccolo omuncolo di nome Castelli è riuscito a dire(anche in modo inesatto....colpa della scuola frequentata, non sà neanche la differenza fra una condanna civile ed una penale).
Comunque voglio dare tutta la mia stima a Marco e ricordare, così semplicemente un passo del libro "Il cacciatore di aquiloni" di K. Hosseini : "E' meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna" pag. 64.
Prosegui Marco...ferisci !
Almeno adesso non ci saranno più imbecilli a dire che Travaglio non è in grado di sostenere contraddittori.
Castelli e Tosi in questa puntata di Annozero hanno davvero mostrato tutta la loro ignoranza in materia di giustizia: Castelli che dà del pregiudicato a Travaglio perchè ha perso una causa civile! Ma se ne tornasse a fare l'ingegnere, sarebbero tutti più contenti!
Per non parlare di D'Avanzo, che ha pubblicato su Repubblica una notizia che sapeva essere falsa solamente per screditare un suo collega. Si è davvero coperto di ridicolo citando non meglio specificate "fonti vicine all'inchiesta" quando il legale di Aiello gli ha risposto pubblicamente per far sapere a tutti che non è lui la fonte di tale bufala. D'Avanzo vergognati!
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