Ieri notte ho rivisto in streaming l'edizione serale del TG5 delle 20:00.
Chissà come mai, mi aspettavo che aprissero per esempio con l'emergenza immondizia a Napoli con i vigili del fuoco presi a sassate dalla gente esasperata (avete visto? hanno scoperto che il pattume è incredibilmente ancora lì dove era stato lasciato...), oppure con il decreto Maroni e la necessità di distinguere tra badanti e delinquenti, oppure con i disastri in seguito al nuovo devastante terremoto in Cina (mi dicevo, vanno matti per le ecatombi...), oppure con la rivolta della redazione del TG3 per lo spostamento del programma di informazione Primo Piano a ore improponibili della notte (perfino Gasparri si è opposto!), oppure ancora con l'attesa spasmodica per l'assegnazione dello scudetto tra Inter e Roma e della polemica delle trasferte proibite ai tifosi.
No, niente di tutto questo.
Stupido io, mi sono detto.
C'era un fatto molto più importante con cui aprire la principale edizione del giornale. Un fatto di cui colpevolmente, lo ammetto, non ero al corrente: i vent'anni dalla morte di Enzo Tortora. Ricorrevano proprio ieri. E allora, all'inizio, ho pensato: beh, è il ventennale della morte, è assolutamente doveroso ricordarlo, tanto paradossale è stata la sua vicenda.
Però, dentro di me, qualcosa non tornava. Come una sensazione che ci fosse qualcosa che non fosse al suo posto. Era poi una notizia così straordinaria da aprirci il TG? Voglio dire. Probabilmente Enzo Tortora è uno di quei personaggi che sono rimasti e rimarranno nel cuore degli Italiani, i quali hanno veramente preso a cuore la sua vicenda che travalica il limite del paradossale e dell'assurdo, realizzazione concreta di incubi prettamente kafkani.
Ma.
C'era un "ma" che mi ronzava per la testa. E' una storia, dopo tutto e per quanto tragica, vecchia di vent'anni. Non è la notizia che, giornalisticamente parlando, dovrebbe fare il botto ad inizio telegiornale e incollare milioni di Italiani davanti al televisore. Non c'era nulla di nuovo da dire. Non c'erano rivelazioni che avrebbero potuto gettare luce sulla controversa vicenda. Niente. Era solo un giusto, doveroso, ricordo di una persona amata dal pubblico televisivo e distrutta da un tragico errore giudiziario.
E allora? Come spiegare tutto ciò? Possibile che i roghi che stanno impestando Napoli e i rimpatrii in massa dei rom possano passare in secondo piano?
Evidentemente sì.
Cristina Parodi, con quel suo faccino serio serio, contrito e accusatorio, tanto da fare un po' vergognare anche te, povero ascoltatore che non c'entri nienti, della misera fine di Enzo Tortora, introducendo il servizio dell'inviato di turno, parla di "allucinante vicenda di mala-giustizia e aggressione dei media" e spiega che si trattò di "un clamoroso errore guidiziario seguito da linciaggio mediatico".
Poi parte il servizio. Il giornalista, evidentemente a corto di immaginazione, annuncia che quella di Tortora è stata un' "allucinante vicenda di mala-giustizia e aggressione dei media" e trattasi di "clamoroso errore guidiziario seguito da linciaggio mediatico". Come non bastasse, con toni drammaticamente apocalittici, ci aggiunge pure che Tortora rappresenta "l'emblema dell'umana ingiustizia". Poi appare uno spezzone in bianco e nero di Tortora che parla di sè dicendo "il 1983 segnò il buio dentro di me ma anche il buio su un certo modo di fare giustizia".
Il giornalista continua la storia del noto personaggio televisivo ricordando che si avvicinò al partito di Pannella per combattere "la sua battaglia radicale contro la giustizia ingiusta". Dopodichè, siccome probabilmente non ancora sottolineato a sufficienza, lo stesso giornalista fa notare che quello di Tortora è "un caso che tocca la coscienza di tutti i cittadini nel rapporto con la giustizia e che deve far riflettere anche chi, per lavoro, informa" e rappresenta uno "scempio, figlio di un conformismo che ha trasformato l'errore in una tragedia".
A quel punto, ci sono rimasto male davvero. Vuoi vedere, mi sono detto, che Tortora è morto anche un po' per colpa mia? Mi sono vergoganto come un cane di appartenere a questa razza umana, così fallibile, così predisposta a confondere la verità con la menzogna.
Poi è intervenuta perfino Silvia, la figlia di Tortora, a distruggere completamente la mia ormai vacillante autostima. Intervistata, dice: "bisogna considerare la giustizia non come un caso personale ma come un caso che riguarda tutti noi...ricordo lo scempio che ne fece la stampa...di casi Tortora forse ce ne saranno ancora...è l'emblema di un modo sbagliato di amministrare la giustizia e di fare cattiva informazione".
Quando sono sul punto di telefonare alla redazione per chiedere scusa a nome di tutti gli Italiani, dopo più di quattro lunghi minuti, il servizio, grazieaddio, finisce.
Rasserenato, rivedo con piacere il volto bellino bellino della Parodi.
Ma.
Ma perchè non sorride? E' ancora triste? Ma perchè? Cosa c'è ancora che non va?
Beh, è semplice. Tortora non è mica l'unico caso di mala-giustizia e mala-informazione. "Altre volte arriva la verità a scompaginare le carte e smentire le sentenze" dichiara sempre più afflitta.
Parte un altro servizio. Tre vittime di un doppio errore giudiziario. Addirittura. E' la storia che riguarda l'uccisione di un commerciante in sicilia dieci anni fa. Nè la mafia prima, nè lo stato poi sono riusciti a punire i veri colpevoli. Dentro di me comincia a montare un senso di schifo per questa giustizia così maledettamente ingiusta. Ma come è possibile? Va bene uno. Ma doppio errore addirittura! Cose dell'altro mondo.
Dopo due minuti il servizio finisce.
Bene? No.
Che c'è adesso? Cara Cristina, non vorrai propinarmi un altro errore giudiziario?
Ebbene sì. La Parodi ha evidentemente deciso questa sera di distruggere tutte le mie certezze.
Parte un terzo servizio, "altra vicenda giudiziaria che sconcerta", chiosa sempre più disperata. Si tratta dell'omicidio del ragazzino napoletano che tentò di difendere il suo motorino. L'assassino l'ha fatta franca. Il papà di Paolino (così si chiamava il ragazzo) spiega amaramente che la sentenza è comprensibile perchè "frutto di eccessivo garantismo".
Tornati in studio, compare a tutto schermo il faccione di Maroni, segno che finalmente si inizierà a parlare di qualcos'altro. La vita è strana. Non avrei mai pensato di poter accogliere la vista di Maroni con tanto sollievo.
Tant'è. Otto minuti e trenta secondi di telegiornale se ne sono andati. Praticamente la metà dell'intero TG, se togliamo la rubrica sulle rose più belle del mondo. Otto minuti e trenta secondi. Spengo lo streaming. Non ho più voglia di andare avanti. Ora è tutto molto più chiaro.
Torno in me. Capisco che quello che ho subito non è nient'altro che quello che si definisce in termini tecnici un brainwashing, un bel "lavaggio del cervello" in piena regola. Con messaggi più o meno espliciti, più o meno subliminali. Capisco che quello che è stato perpetrato dalla redazione del TG5 è una meschina strumentalizzazione della vicenda di un uomo quale è stato Tortora, amato dalla gente. E' stato un tentativo vile di inculcare nella gente la diffidenza nel lavoro della magistratura. E' stato di più. E' stato un attacco sottilmente terroristico alla credibilità della giustizia italiana. E' stato un sotterfugio vigliacco per far passare il messaggio per cui la giustizia spesso sbaglia, non si possono trarre conclusioni da sentenze anche definitive, la verità vera spesso è diversa da quella che decidono i giudici, l'informazione che si basa sulle sentenze dovrebbe farsi un serio esame di coscienza.
Non a caso mi rimbombano nella testa le parole di Silvio Berlusconi: "I magistrati sono antropologicamente estranei alla razza umana".
Ora è tutto chiaro.
Domando: è troppo azzardato e si fa peccato a pensare che tutto ciò, in qualche modo, sia legato al caso-Schifani? Non sono stati questi otto minuti e trenta secondi un attacco potente e mascherato, e tanto più potente perchè mascherato, al modo di agire di tanti giornalisti seri, come i vari Travaglio, Gomez, Barbacetto, Abbate, che informano la gente di fatti gravi legati alla storia politica italiana basandosi solo ed esclusivamente sulle sentenze dei giudici?
Non è stato un modo sottile e nascosto per delegittimare ancora una volta il loro lavoro?
Chissà come mai, mi aspettavo che aprissero per esempio con l'emergenza immondizia a Napoli con i vigili del fuoco presi a sassate dalla gente esasperata (avete visto? hanno scoperto che il pattume è incredibilmente ancora lì dove era stato lasciato...), oppure con il decreto Maroni e la necessità di distinguere tra badanti e delinquenti, oppure con i disastri in seguito al nuovo devastante terremoto in Cina (mi dicevo, vanno matti per le ecatombi...), oppure con la rivolta della redazione del TG3 per lo spostamento del programma di informazione Primo Piano a ore improponibili della notte (perfino Gasparri si è opposto!), oppure ancora con l'attesa spasmodica per l'assegnazione dello scudetto tra Inter e Roma e della polemica delle trasferte proibite ai tifosi.
No, niente di tutto questo.
Stupido io, mi sono detto.
C'era un fatto molto più importante con cui aprire la principale edizione del giornale. Un fatto di cui colpevolmente, lo ammetto, non ero al corrente: i vent'anni dalla morte di Enzo Tortora. Ricorrevano proprio ieri. E allora, all'inizio, ho pensato: beh, è il ventennale della morte, è assolutamente doveroso ricordarlo, tanto paradossale è stata la sua vicenda.
Però, dentro di me, qualcosa non tornava. Come una sensazione che ci fosse qualcosa che non fosse al suo posto. Era poi una notizia così straordinaria da aprirci il TG? Voglio dire. Probabilmente Enzo Tortora è uno di quei personaggi che sono rimasti e rimarranno nel cuore degli Italiani, i quali hanno veramente preso a cuore la sua vicenda che travalica il limite del paradossale e dell'assurdo, realizzazione concreta di incubi prettamente kafkani.
Ma.
C'era un "ma" che mi ronzava per la testa. E' una storia, dopo tutto e per quanto tragica, vecchia di vent'anni. Non è la notizia che, giornalisticamente parlando, dovrebbe fare il botto ad inizio telegiornale e incollare milioni di Italiani davanti al televisore. Non c'era nulla di nuovo da dire. Non c'erano rivelazioni che avrebbero potuto gettare luce sulla controversa vicenda. Niente. Era solo un giusto, doveroso, ricordo di una persona amata dal pubblico televisivo e distrutta da un tragico errore giudiziario.
E allora? Come spiegare tutto ciò? Possibile che i roghi che stanno impestando Napoli e i rimpatrii in massa dei rom possano passare in secondo piano?
Evidentemente sì.
Cristina Parodi, con quel suo faccino serio serio, contrito e accusatorio, tanto da fare un po' vergognare anche te, povero ascoltatore che non c'entri nienti, della misera fine di Enzo Tortora, introducendo il servizio dell'inviato di turno, parla di "allucinante vicenda di mala-giustizia e aggressione dei media" e spiega che si trattò di "un clamoroso errore guidiziario seguito da linciaggio mediatico".
Poi parte il servizio. Il giornalista, evidentemente a corto di immaginazione, annuncia che quella di Tortora è stata un' "allucinante vicenda di mala-giustizia e aggressione dei media" e trattasi di "clamoroso errore guidiziario seguito da linciaggio mediatico". Come non bastasse, con toni drammaticamente apocalittici, ci aggiunge pure che Tortora rappresenta "l'emblema dell'umana ingiustizia". Poi appare uno spezzone in bianco e nero di Tortora che parla di sè dicendo "il 1983 segnò il buio dentro di me ma anche il buio su un certo modo di fare giustizia".
Il giornalista continua la storia del noto personaggio televisivo ricordando che si avvicinò al partito di Pannella per combattere "la sua battaglia radicale contro la giustizia ingiusta". Dopodichè, siccome probabilmente non ancora sottolineato a sufficienza, lo stesso giornalista fa notare che quello di Tortora è "un caso che tocca la coscienza di tutti i cittadini nel rapporto con la giustizia e che deve far riflettere anche chi, per lavoro, informa" e rappresenta uno "scempio, figlio di un conformismo che ha trasformato l'errore in una tragedia".
A quel punto, ci sono rimasto male davvero. Vuoi vedere, mi sono detto, che Tortora è morto anche un po' per colpa mia? Mi sono vergoganto come un cane di appartenere a questa razza umana, così fallibile, così predisposta a confondere la verità con la menzogna.
Poi è intervenuta perfino Silvia, la figlia di Tortora, a distruggere completamente la mia ormai vacillante autostima. Intervistata, dice: "bisogna considerare la giustizia non come un caso personale ma come un caso che riguarda tutti noi...ricordo lo scempio che ne fece la stampa...di casi Tortora forse ce ne saranno ancora...è l'emblema di un modo sbagliato di amministrare la giustizia e di fare cattiva informazione".
Quando sono sul punto di telefonare alla redazione per chiedere scusa a nome di tutti gli Italiani, dopo più di quattro lunghi minuti, il servizio, grazieaddio, finisce.
Rasserenato, rivedo con piacere il volto bellino bellino della Parodi.
Ma.
Ma perchè non sorride? E' ancora triste? Ma perchè? Cosa c'è ancora che non va?
Beh, è semplice. Tortora non è mica l'unico caso di mala-giustizia e mala-informazione. "Altre volte arriva la verità a scompaginare le carte e smentire le sentenze" dichiara sempre più afflitta.
Parte un altro servizio. Tre vittime di un doppio errore giudiziario. Addirittura. E' la storia che riguarda l'uccisione di un commerciante in sicilia dieci anni fa. Nè la mafia prima, nè lo stato poi sono riusciti a punire i veri colpevoli. Dentro di me comincia a montare un senso di schifo per questa giustizia così maledettamente ingiusta. Ma come è possibile? Va bene uno. Ma doppio errore addirittura! Cose dell'altro mondo.
Dopo due minuti il servizio finisce.
Bene? No.
Che c'è adesso? Cara Cristina, non vorrai propinarmi un altro errore giudiziario?
Ebbene sì. La Parodi ha evidentemente deciso questa sera di distruggere tutte le mie certezze.
Parte un terzo servizio, "altra vicenda giudiziaria che sconcerta", chiosa sempre più disperata. Si tratta dell'omicidio del ragazzino napoletano che tentò di difendere il suo motorino. L'assassino l'ha fatta franca. Il papà di Paolino (così si chiamava il ragazzo) spiega amaramente che la sentenza è comprensibile perchè "frutto di eccessivo garantismo".
Tornati in studio, compare a tutto schermo il faccione di Maroni, segno che finalmente si inizierà a parlare di qualcos'altro. La vita è strana. Non avrei mai pensato di poter accogliere la vista di Maroni con tanto sollievo.
Tant'è. Otto minuti e trenta secondi di telegiornale se ne sono andati. Praticamente la metà dell'intero TG, se togliamo la rubrica sulle rose più belle del mondo. Otto minuti e trenta secondi. Spengo lo streaming. Non ho più voglia di andare avanti. Ora è tutto molto più chiaro.
Torno in me. Capisco che quello che ho subito non è nient'altro che quello che si definisce in termini tecnici un brainwashing, un bel "lavaggio del cervello" in piena regola. Con messaggi più o meno espliciti, più o meno subliminali. Capisco che quello che è stato perpetrato dalla redazione del TG5 è una meschina strumentalizzazione della vicenda di un uomo quale è stato Tortora, amato dalla gente. E' stato un tentativo vile di inculcare nella gente la diffidenza nel lavoro della magistratura. E' stato di più. E' stato un attacco sottilmente terroristico alla credibilità della giustizia italiana. E' stato un sotterfugio vigliacco per far passare il messaggio per cui la giustizia spesso sbaglia, non si possono trarre conclusioni da sentenze anche definitive, la verità vera spesso è diversa da quella che decidono i giudici, l'informazione che si basa sulle sentenze dovrebbe farsi un serio esame di coscienza.
Non a caso mi rimbombano nella testa le parole di Silvio Berlusconi: "I magistrati sono antropologicamente estranei alla razza umana".
Ora è tutto chiaro.
Domando: è troppo azzardato e si fa peccato a pensare che tutto ciò, in qualche modo, sia legato al caso-Schifani? Non sono stati questi otto minuti e trenta secondi un attacco potente e mascherato, e tanto più potente perchè mascherato, al modo di agire di tanti giornalisti seri, come i vari Travaglio, Gomez, Barbacetto, Abbate, che informano la gente di fatti gravi legati alla storia politica italiana basandosi solo ed esclusivamente sulle sentenze dei giudici?
Non è stato un modo sottile e nascosto per delegittimare ancora una volta il loro lavoro?
15 commenti:
grazie della segnalazione. davvero incredibile.
ti ho aggiunto ai link. Se vuoi puoi farlo pure tu.
andrea
Azz dopo questa tua brillante analisi mi e' venuto in mente il film ''the island''. Da vedere assolutamente per chi se lo fosse perso. Meno male che e' da tempo che ho smesso di vedere il tg5. L'unico tg che vedo, e nemmeno quotidianamente, e' quello di sky; rigorosamente via internet, la tv la uso per vedere solo documentari e dvd.
Immagino che l'aggettivo "sottile" sia ironico.. e per altro la tecnica non è affatto nuova..
Per aggiungere schifo a schifo rincaro la dose sottolineando che il servizio corrispondente sui canali rai (non vorrei errare ma mi pare tg1 ora pranzo), sottolineava la responsabilità di un certo "cattivo giornalismo" (il virgolettato non è una citazione!)che sfrutta il lavoro di una pessima giustizia. Il cerchio si chiude, mi pare.
Sob!!
Sì, forse era meglio usare "sfacciato". Aleida, mi chiedevo se per caso hai un blog anche tu.
Se ce l'hai, potrei linkarti..
Caspita, non so che lavoro tu faccia ma ti vedo bene come giornalista d'inchiesta. Sono d'accordo con quello che dici e sulle tue considerazioni circa i messaggi subliminali che il caro Berlusconi attraverso la sua emittente vuole inculcarci. Ti devo fare i miei complimenti per come hai esposto i fatti, chiarissimo e lineare. Un caro saluto sperando che tu abbia passato una buona domenica. Ciao
Grazie francesco, purtoppo non faccio il giornalista, ma il ricercatore sottopagato...
Cmq, la domenica è stata più che buona: Inter Campione d'Italia!!!! :)
Bel post, analisi accurata che mi vede concorde. Sai in che mondo vivi: continua così - anche con la fede sportiva ;) - , ci si vede
Azz dopo questa tua brillante analisi mi e' venuto in mente il film "the island"
film perfetto per il paragone...magari un giorno potremmo andare anche noi sull'isola. In realtà preferirei fare come il protagonista: scappare e trovare la verità.
Consoliamoci con l'inter! :-P
Ma il bello sai quale è? Che sì... la giustizia soffre di grossi problemi, processi che vanno avanti per secoli, non certezza della pena, magistrati (pochissimi, ma che fanno notizia) che sembra siano sotto psico farmaci, ecc. ecc...e in tutti gli anni dei vari governi Berlusconi, non è cambiato niente!! Ovvero, ci sono state le leggi ad personam per quanto riguarda la giustizia, ma per le tante criticità sopra elencate, niente! Questo è il tragico, quello che gli italioti si dimenticano sempre.
inizio a perdere fiducia riguardo questo paese...
Davvero un bel blog! Vi ho aggiunto nella lista dei Preferiti! ;)
Complimenti!!!
Ivana
Grazie Ivana!
Torna a trovarci quando vuoi!
Ottima analisi, per fortuna c'è qualcuno che guarda con occhio critico questi pseudo-telegiornali come il TG5 e non si fa abbindolare dai messaggi più o meno nascosti che vogliono inculcare allo spettatore.
I miei complimenti per il blog, adesso che l'ho scoperto e ho letto gli ultimi post, mi sa che inizierò a frequentarlo spesso!
Ciao
Mauro
Grazie anche a te Mauro!
Sei sempre benvenuto!
a Federico
no, niente blog ancora, ma nel caso ti faccio sapere e nel frattempo intervengo qua e là. Mi sento in fibrillazione dato il momento e sento proprio l'urgenza del confronto!
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