L'11 dicembre del 2004 la II sezione penale del Tribunale di Palermo condanna Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa. Vogliamo ripercorrere le 815 pagine della sentenza, perchè riteniamo che i contenuti emersi in questo primo grado di giudizio non siano stati sufficientemente divulgati.
Forse tutti oggi sanno che che Dell'Utri aveva amicizie e frequentazioni abituali con boss di Cosa Nostra, forse oggi tutti hanno una vaga idea di chi fosse Vittorio Mangano, se non altro perchè sia Dell'Utri che Silvio Berlusconi non trovarono per lui miglior appellativo che "eroe". Forse però non tutti sanno dei retroscena e dei fatti certi e testimoniati che hanno portato all'incriminazione e alla condanna (in primo grado) di Marcello dell'Utri. Fatti sconcertanti, taciuti da giornali e media, che si trovano a stento in qualche "libro di contrabbando", pur essendo pubblici (in quanto scritti su di una sentenza) e che non hanno mai raggiunto l'opinione pubblica. Fatti che, se saranno poi confermati e ritenuti attendibili anche nei successivi gradi di giudizio, riscrivono completamente la biografia dell'attuale capo del Governo Silvio Berlusconi.
Dell'Utri inconsapevole amico di mafiosi? Mangano insospettabile uomo perbene assunto come fattore nella villa di Arcore con l'unico compito di accudire i cavalli? Berlusconi imprenditore in carriera che ha bisogno di uno stalliere per metter su un maneggio nella villa appena acquistata grazie alla gentile intercessione di Cesare Previti?
La verità, a quanto pare, è ben altra.
Tutti i fatti e le testimonianze riportati di seguito sono tratti dalla sentenza di primo grado dell'11 dicembre del 2004 da parte della II sezione penale del Tribunale di Palermo.
Forse tutti oggi sanno che che Dell'Utri aveva amicizie e frequentazioni abituali con boss di Cosa Nostra, forse oggi tutti hanno una vaga idea di chi fosse Vittorio Mangano, se non altro perchè sia Dell'Utri che Silvio Berlusconi non trovarono per lui miglior appellativo che "eroe". Forse però non tutti sanno dei retroscena e dei fatti certi e testimoniati che hanno portato all'incriminazione e alla condanna (in primo grado) di Marcello dell'Utri. Fatti sconcertanti, taciuti da giornali e media, che si trovano a stento in qualche "libro di contrabbando", pur essendo pubblici (in quanto scritti su di una sentenza) e che non hanno mai raggiunto l'opinione pubblica. Fatti che, se saranno poi confermati e ritenuti attendibili anche nei successivi gradi di giudizio, riscrivono completamente la biografia dell'attuale capo del Governo Silvio Berlusconi.
Dell'Utri inconsapevole amico di mafiosi? Mangano insospettabile uomo perbene assunto come fattore nella villa di Arcore con l'unico compito di accudire i cavalli? Berlusconi imprenditore in carriera che ha bisogno di uno stalliere per metter su un maneggio nella villa appena acquistata grazie alla gentile intercessione di Cesare Previti?
La verità, a quanto pare, è ben altra.
Tutti i fatti e le testimonianze riportati di seguito sono tratti dalla sentenza di primo grado dell'11 dicembre del 2004 da parte della II sezione penale del Tribunale di Palermo.
CAPITOLO 1
Berlusconi cerca un fattore
Berlusconi cerca un fattore
Marcello Dell'Utri, nel 1961, all'età di 20 anni, lascia Palermo per andare a studiare alla Statale di Milano dove conosce Silvio Berlusconi. Entrambi nella facoltà di legge. Diventano immediatamente grandissimi amici tanto da fondare insieme una squadra di calcio, la Torrescalla, dal nome del college dell'Opus Dei nel quale Dell'Utri risiede. Al termine degli studi universitari, nel 1966, Dell'Utri si trasferisce a Roma per dirigere un centro sportivo dell'Opus Dei. Nel 1970 dovrà però rientrare a Palermo per stare vicino al padre gravemente malato. A Palermo, la passione per il calcio spinge Dell'Utri a riprendere i rapporti con la società sportiva Bacigalupo che lui stesso aveva contribuito a fondare all'età di soli 16 anni. Non è un particolare insignificante, perchè è tra le mura del centro sportivo della Bacigalupo che Dell'Utri verrà a conoscenza di due personaggi fondamentali: Gaetano Cinà, detto Tanino, e Vittorio Mangano.
Gaetano Cinà, proprietario di una lavanderia a Palermo, era infatti il padre di uno dei ragazzi che giocavano a calcio nella società gestita da Dell'Utri, un vero talento a quanto pare. Il padre non ne perdeva una, di partita. Ma si sa come sono i campi di periferia, soprattutto in Sicilia: focosi e molto pericolosi. Basta un niente per suscitare un battibecco sulle tribune,un niente per far scattare una rissa, magari anche i coltelli e qualcosa di più. Ecco che allora entra in scena per la prima volta Vittorio Mangano, amico di Gaetano Cinà.
Spiega il Mangano: "Marcello Dell'Utri era proprietario del campo. Una volta ci sono andato anch'io perchè c'era una squadra un po' turbolenta. Mi sono detto: "Quelli sono più grandi di età, andiamo così li facciamo stare buoni, mica che si azzuffino in mezzo al campo". Quel giorno, Gaetano Cinà mi ha presentato il dott. Dell'Utri".
Gaetano Cinà, proprietario di una lavanderia a Palermo, era infatti il padre di uno dei ragazzi che giocavano a calcio nella società gestita da Dell'Utri, un vero talento a quanto pare. Il padre non ne perdeva una, di partita. Ma si sa come sono i campi di periferia, soprattutto in Sicilia: focosi e molto pericolosi. Basta un niente per suscitare un battibecco sulle tribune,un niente per far scattare una rissa, magari anche i coltelli e qualcosa di più. Ecco che allora entra in scena per la prima volta Vittorio Mangano, amico di Gaetano Cinà.
Spiega il Mangano: "Marcello Dell'Utri era proprietario del campo. Una volta ci sono andato anch'io perchè c'era una squadra un po' turbolenta. Mi sono detto: "Quelli sono più grandi di età, andiamo così li facciamo stare buoni, mica che si azzuffino in mezzo al campo". Quel giorno, Gaetano Cinà mi ha presentato il dott. Dell'Utri".
Lo stesso Dell'Utri, interrogato sull'argomento, ha ricollegato la sua conoscenza con Mangano alla necessità di tutelare adeguatamente i giovani giocatori delle squadre della Bacigalupo quando giocavano in trasferta sui campi più degradati di Palermo. Non è un particolare di poco conto questo fatto della "protezione" offerta da Vittorio Mangano a Dell'Utri. Vedremo successivamente che il rapporto tra i due evolverà proprio in tal senso.
Nell'agosto del '73 Berlusconi telefona a dell'Utri. E' arrivato a Palermo con la sua barca e vuole assolutamente farla vedere al suo amico. Dell'Utri corre al porto dove scopre che Berlusconi ha intenzione di fare una crociera nel Mediterraneo. Silvio invita Marcello a seguirlo in crociera. Gli propone addirittura di mollare il suo lavoro in banca e di tornare a Milano insieme a lui.
"Ma cosa fai in banca? Vieni a Milano! Io a Milano sto facendo grandi cose, sto costruendo una città importante, Milano2, la città dei numeri 1. Io ho bisogno di amici, perchè sai...Ti conosco bene".
Potrebbe sembrare solamente un invito ad un amico fraterno, caloroso e disinteressato. Ma quell'ultima frase "Io ho bisogno di amici..." troverà una illuminante spiegazione nel prosieguo.
Fatto sta che Dell'Utri con una lettera del 5 marzo 1974 si dimette dall'istituto di credito, in cui lavorava a Palermo, per trasferirsi a Milano pochi giorni dopo. Lì, il suo compito è quello di segretario personale di Berlusconi.
"Abito in casa sua, lo seguo nelle riunioni, lo seguo a pranzo, lo seguo a cena, dalla famiglia, dappertutto, cioè divento praticamente un membro della famiglia, non solo a casa ma anche in ufficio, per cui sono praticamente assorbito del tutto nella mia vita con Berlusconi".
Nell'agosto del '73 Berlusconi telefona a dell'Utri. E' arrivato a Palermo con la sua barca e vuole assolutamente farla vedere al suo amico. Dell'Utri corre al porto dove scopre che Berlusconi ha intenzione di fare una crociera nel Mediterraneo. Silvio invita Marcello a seguirlo in crociera. Gli propone addirittura di mollare il suo lavoro in banca e di tornare a Milano insieme a lui.
"Ma cosa fai in banca? Vieni a Milano! Io a Milano sto facendo grandi cose, sto costruendo una città importante, Milano2, la città dei numeri 1. Io ho bisogno di amici, perchè sai...Ti conosco bene".
Potrebbe sembrare solamente un invito ad un amico fraterno, caloroso e disinteressato. Ma quell'ultima frase "Io ho bisogno di amici..." troverà una illuminante spiegazione nel prosieguo.
Fatto sta che Dell'Utri con una lettera del 5 marzo 1974 si dimette dall'istituto di credito, in cui lavorava a Palermo, per trasferirsi a Milano pochi giorni dopo. Lì, il suo compito è quello di segretario personale di Berlusconi.
"Abito in casa sua, lo seguo nelle riunioni, lo seguo a pranzo, lo seguo a cena, dalla famiglia, dappertutto, cioè divento praticamente un membro della famiglia, non solo a casa ma anche in ufficio, per cui sono praticamente assorbito del tutto nella mia vita con Berlusconi".
E' proprio in quel periodo, primavera del '74, che a Berlusconi viene in mente di assumere a Villa San Martino ad Arcore un responsabile dei terreni e della cura dei cavalli. Aveva intenzione di impostare un'attività di allevamento di cavalli.
"Chiesi a Marcello di interessarsi a trovare una persona adatta ed egli mi aveva presentato il signor Mangano come persona a lui conosciuta, più precisamente conosciuta da un suo amico con cui si davano del tu e che aveva conosciuto sui campi di calcio della squadra Bacigalupo".
Berlusconi non fa il nome dell'amico che ha presentato Mangano a dell'Utri, ma abbiamo visto che costui è stato individuato inequivocabilmente nella persona di Gaetano Cinà. D'altra parte risulta abbastanza strano il fatto che Dell'Utri abbia sminuito nelle sue deposizioni il dato di un Mangano esperto nell'allevamento di cavalli. Dice di non esserne stato al corrente. Lui sapeva solo che Mangano era esperto di mastini napoletani.
Spiega Dell'Utri: "Dissi a Berlusconi: guarda, qui ci vuole qualcuno che capisca di terreni, di cavalli e di cani. Non è facile trovarla. Tutti quelli che abbiamo sperimentato qui in Brianza non gli piacevano".
Bene. Si apprende dunque che Berlusconi, dopo aver fatto provini su provini a stallieri della zona ed essere rimasto deluso da tutti, si affida alle amicizie palermitane di Dell'Utri, il quale pensa subito a un certo Mangano, per altro assolutamente inesperto di cavalli e decisamente inadatto a lavorare sui terreni di Arcore. Sì, perchè c'è un piccolo particolare.
Lo spiega lo stesso Mangano."Dissi a Marcello che io non potevo prendere nemmeno in mano la zappa. Non ce la facevo a causa di questa disgrazia, un incidente che ho avuto: sono tutto fratturato. Non potevo durare mezz'ora. Avevo avuto la frattura al bacino, mi si erano aperte le gambe così. Anzi ho avuto una duplice frattura al bacino, duplice!"
Nonostante tutto ciò Dell'Utri sembra considerare Mangano come l'unico fattore in grado di gestire la villa di Arcore. Parte quindi per Palermo e gli propone di trasferirsi a Milano a lavorare nella villa di Berlusconi.
"Vado a Palermo, chiamo il Mangano e gli chiedo molto semplicemente se sarebbe stato disposto a lavorare a Milano per un imprenditore importante".
Mangano racconta la scena in una maniera un po' diversa: "Un operaio mi dice: ci sono persone fuori che cercano lei. Io esco e vedo il Dott. Dell'Utri. E con chi lo vedo? Con Gaetano Cinà!".
Il fatto che Dell'Utri compaia insieme a Cinà, vedremo, non è di poca importanza. Altro piccolo particolare: Mangano non aveva bisogno di trasferirsi a Milano, perchè ci viveva già. Risulta infatti residente a Milano ancora prima che Dell'Utri lasciasse Palermo. Era stato già addirittura arrestato il 15 febbraio 1972 su ordine della Procura di Milano per il reato di estorsione continuata. Dal 6 marzo 1973 aveva la residenza in via Rubens 20. Dal 1 luglio 1974 la sposta direttamente ad Arcore.
L'incontro per l'assunzione avviene negli uffici della Edilnord in via Foro Bonaparte 24, proprietà di Berlusconi. Il dialogo è molto breve. Berlusconi, così pignolo con tutti gli stallieri della Brianza, rimane immediatamente convinto: "Va bene", dice "per me da domani in poi può prestare sevizio". Nella primavera del 74 dunque, Berlusconi, fidandosi ciecamente di dell'Utri, si ritrova in casa come responsabile dei terreni e dei cavalli un pregiudicato con una doppia frattura al bacino che non riesce nemmeno a tenere in mano una zappa e che della cura di cavalli sa poco e niente. Come se non bastasse, Mangano dopo pochi mesi farà arrivare a Milano tutta la famiglia, le due bambine, la moglie e perfino la suocera.
Mangano nella villa fa di tutto tranne che lo stalliere. Coordina gli operai che entrano ed escono dalla villa in ristrutturazione. E' responsabile del parco, responsabile del restauro della recinzione della pista per cavalli. Tappa i buchi delle recinzioni fatte dai cacciatori in cerca di lepri. Picchetta i paletti che segnano i limiti della proprietà. Scorrazza per il parco in cavallo. Sguinzaglia i cani. Addirittura accompagna tutti i giorni i figli di Berlusconi a scuola. Semplice dimostrazione di affetto di una persona ormai divenuta stabilmente parte della famiglia o qualcosa d'altro? Lo si capirà ben presto.
Berlusconi non fa il nome dell'amico che ha presentato Mangano a dell'Utri, ma abbiamo visto che costui è stato individuato inequivocabilmente nella persona di Gaetano Cinà. D'altra parte risulta abbastanza strano il fatto che Dell'Utri abbia sminuito nelle sue deposizioni il dato di un Mangano esperto nell'allevamento di cavalli. Dice di non esserne stato al corrente. Lui sapeva solo che Mangano era esperto di mastini napoletani.
Spiega Dell'Utri: "Dissi a Berlusconi: guarda, qui ci vuole qualcuno che capisca di terreni, di cavalli e di cani. Non è facile trovarla. Tutti quelli che abbiamo sperimentato qui in Brianza non gli piacevano".
Bene. Si apprende dunque che Berlusconi, dopo aver fatto provini su provini a stallieri della zona ed essere rimasto deluso da tutti, si affida alle amicizie palermitane di Dell'Utri, il quale pensa subito a un certo Mangano, per altro assolutamente inesperto di cavalli e decisamente inadatto a lavorare sui terreni di Arcore. Sì, perchè c'è un piccolo particolare.
Lo spiega lo stesso Mangano."Dissi a Marcello che io non potevo prendere nemmeno in mano la zappa. Non ce la facevo a causa di questa disgrazia, un incidente che ho avuto: sono tutto fratturato. Non potevo durare mezz'ora. Avevo avuto la frattura al bacino, mi si erano aperte le gambe così. Anzi ho avuto una duplice frattura al bacino, duplice!"
Nonostante tutto ciò Dell'Utri sembra considerare Mangano come l'unico fattore in grado di gestire la villa di Arcore. Parte quindi per Palermo e gli propone di trasferirsi a Milano a lavorare nella villa di Berlusconi.
"Vado a Palermo, chiamo il Mangano e gli chiedo molto semplicemente se sarebbe stato disposto a lavorare a Milano per un imprenditore importante".
Mangano racconta la scena in una maniera un po' diversa: "Un operaio mi dice: ci sono persone fuori che cercano lei. Io esco e vedo il Dott. Dell'Utri. E con chi lo vedo? Con Gaetano Cinà!".
Il fatto che Dell'Utri compaia insieme a Cinà, vedremo, non è di poca importanza. Altro piccolo particolare: Mangano non aveva bisogno di trasferirsi a Milano, perchè ci viveva già. Risulta infatti residente a Milano ancora prima che Dell'Utri lasciasse Palermo. Era stato già addirittura arrestato il 15 febbraio 1972 su ordine della Procura di Milano per il reato di estorsione continuata. Dal 6 marzo 1973 aveva la residenza in via Rubens 20. Dal 1 luglio 1974 la sposta direttamente ad Arcore.
L'incontro per l'assunzione avviene negli uffici della Edilnord in via Foro Bonaparte 24, proprietà di Berlusconi. Il dialogo è molto breve. Berlusconi, così pignolo con tutti gli stallieri della Brianza, rimane immediatamente convinto: "Va bene", dice "per me da domani in poi può prestare sevizio". Nella primavera del 74 dunque, Berlusconi, fidandosi ciecamente di dell'Utri, si ritrova in casa come responsabile dei terreni e dei cavalli un pregiudicato con una doppia frattura al bacino che non riesce nemmeno a tenere in mano una zappa e che della cura di cavalli sa poco e niente. Come se non bastasse, Mangano dopo pochi mesi farà arrivare a Milano tutta la famiglia, le due bambine, la moglie e perfino la suocera.
Mangano nella villa fa di tutto tranne che lo stalliere. Coordina gli operai che entrano ed escono dalla villa in ristrutturazione. E' responsabile del parco, responsabile del restauro della recinzione della pista per cavalli. Tappa i buchi delle recinzioni fatte dai cacciatori in cerca di lepri. Picchetta i paletti che segnano i limiti della proprietà. Scorrazza per il parco in cavallo. Sguinzaglia i cani. Addirittura accompagna tutti i giorni i figli di Berlusconi a scuola. Semplice dimostrazione di affetto di una persona ormai divenuta stabilmente parte della famiglia o qualcosa d'altro? Lo si capirà ben presto.
3 commenti:
Brava bel Lavoro
Cito da un libro che mi sta dilettando (si fa per dire): "I due interlocutori cambiano argomento e si scagliano contro i magistrati. (...) In seguito Papalia accenna a Cultrera di un nuovo affare, 2.500 Fiat all'anno. Infine, Cultrera chiede a Papalia: "Ti puoi interessare per una fabbrica di inceneritori? In Argentina hanno bisogno di inceneritori".
Da L'Intoccabile, Berlusconi e Cosa nostra, Leo Sisti e Peter Gomez, 1997 (!) Kaos edizioni.
Chi ci sarà mai anche dietro al voler fare il nucleare se già nel 1994 i mafiosi cominciavano a interessarsi a inceneritori??
gelu
Chissà come mai berlusconi ha deciso per decreto che in Campania dovranno sorgere 4 inceneritori..Roba che, quando saranno a regime, la Campania dovrà importare i rifiuti dall'estero per poterli fare funzionare...
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