Siamo nelle mani di governanti a cui non frega nulla del nostro futuro. Questa volta però Berlusconi e soci i conti non li hanno fatti bene. La riforma universitaria Gelmini - Tremonti probabilmente si farà, ma per la prima volta da mesi si vede una presa di coscienza netta, forte.
Finalmente si vede una parte di società che si ribella, che si indigna che combatte.Berlusconi con i suoi ministri è accecato da un delirio di onnipotenza, il fatto di aver dalla sua lìappoggio della maggior parte del paese lo ha convinto che qualsiasi porcata verrebbe accettata a prescindere con toni entusiastici dal popolo bue.
Del resto lo abbiamo abituato bene, se consideriamo che nè la vicenda Alitalia, nè il Lodo Alfano hanno minimamente scalfito i consensi verso il governo. In confronto far digerire alla gente la riforma universitaria pareva una passeggiata. Si sono sbagliati di grosso, non hanno capito che prendere per il culo ragazzi di 20 - 35 anni che stanno cercando di costruirsi un futuro non è così semplice. Sono giorni che nelle tv imperversano politici del centro destra ad illuminarci sulla bontà della riforma e della necessità di effettuare tagli.
Chi frequenta le università sa benissimo che gli sprechi ci sono, che vengono fatte gestioni di tipo clientelari e che le raccomandazioni sono all'ordine del giorno. Da questo punto di vista una riforma universitaria sarebbe auspicabile. Peccato che invece Tremonti stia utilizzando l'università come una vacca da mungere. Parliamoci chiaro, a loro della didattica, della qualità dell'insegnamento non interessa niente, l'obiettivo dichiarato è quello di ricavare qualche miliardo di euro per far quadrare i conti di bilancio del liberalprotezionista, a se conda di come tira il vento, Tremonti.
Bisogna mettere in chiaro bene le cose. Se c'è stato in passato un proliferare esasperato di corsi di laurea più o meno bizzarri è sacrosanto che lo Stato metta un freno e cerchi di risparmiare. La logica consiglierebbe di interevenire in questa direzione per rimpinguare le casse dello Stato.
In realtà questa non è altro che la causa per sbaraccare completametne gli atenei. I tagli infatti non verranno effettuati sugli sprechi ma saranno indiscriminati e vedranno colpite tutte le università. Il rettore del Politecnico di Milano ha già annunciato che una riduzione dei finanziamenti, che si preannuncia nell'ordine dei 30 milioni di euro l'anno, lo costringerà da qui a tre anni a portare i libri i ntribunale.
Un taglio dei finanziamenti così radicale da un giorno con l'altro determinerà il collasso delle università e della ricerca negli atenei. Deleterio sarà anche il blocco del turn over al 20% ed il tentativo di privatizzazione, sulle orme americane, delle università che secondo il progetto Tremonti in futuro potranno essere finanziate solo dalle fondazioni.
In tutto questo contesto c'è un premier che parla di mancanza di rispetto per la democrazia da parte degli studenti che occupano le università e minaccia l'intervento della polizia, salvo poi rimangiarsi tutto. C'è chi in nome di un buonismo esasperato, rivendica il diritto di chi ha voglia di studiare di poter frequentare le lezioni.
In democrazia un discorso simile sarebbe ineccepibile, vieneda chiedersi però se siamo realmente in democrazia e se non valga la pena sacrificare qualche giorno di lezione per salvaguardare il diritto a costruirsi un futuro nel proprio paese.
Ricordo quello che è successo due anni fa in Francia con gli studenti che per giorni e giorni occuparono la Sorbona e altre centinaia di università e invasero le città transalpine per protestare contro la legge sul contratto di primo impiego che facilitava i licenziamenti senza giusta causa.
Francamente se per una volta imitassimo i coetanei francesi senza sfociare nella violenza non nè sarei rattristato.
Finalmente si vede una parte di società che si ribella, che si indigna che combatte.Berlusconi con i suoi ministri è accecato da un delirio di onnipotenza, il fatto di aver dalla sua lìappoggio della maggior parte del paese lo ha convinto che qualsiasi porcata verrebbe accettata a prescindere con toni entusiastici dal popolo bue.
Del resto lo abbiamo abituato bene, se consideriamo che nè la vicenda Alitalia, nè il Lodo Alfano hanno minimamente scalfito i consensi verso il governo. In confronto far digerire alla gente la riforma universitaria pareva una passeggiata. Si sono sbagliati di grosso, non hanno capito che prendere per il culo ragazzi di 20 - 35 anni che stanno cercando di costruirsi un futuro non è così semplice. Sono giorni che nelle tv imperversano politici del centro destra ad illuminarci sulla bontà della riforma e della necessità di effettuare tagli.
Chi frequenta le università sa benissimo che gli sprechi ci sono, che vengono fatte gestioni di tipo clientelari e che le raccomandazioni sono all'ordine del giorno. Da questo punto di vista una riforma universitaria sarebbe auspicabile. Peccato che invece Tremonti stia utilizzando l'università come una vacca da mungere. Parliamoci chiaro, a loro della didattica, della qualità dell'insegnamento non interessa niente, l'obiettivo dichiarato è quello di ricavare qualche miliardo di euro per far quadrare i conti di bilancio del liberalprotezionista, a se conda di come tira il vento, Tremonti.
Bisogna mettere in chiaro bene le cose. Se c'è stato in passato un proliferare esasperato di corsi di laurea più o meno bizzarri è sacrosanto che lo Stato metta un freno e cerchi di risparmiare. La logica consiglierebbe di interevenire in questa direzione per rimpinguare le casse dello Stato.
In realtà questa non è altro che la causa per sbaraccare completametne gli atenei. I tagli infatti non verranno effettuati sugli sprechi ma saranno indiscriminati e vedranno colpite tutte le università. Il rettore del Politecnico di Milano ha già annunciato che una riduzione dei finanziamenti, che si preannuncia nell'ordine dei 30 milioni di euro l'anno, lo costringerà da qui a tre anni a portare i libri i ntribunale.
Un taglio dei finanziamenti così radicale da un giorno con l'altro determinerà il collasso delle università e della ricerca negli atenei. Deleterio sarà anche il blocco del turn over al 20% ed il tentativo di privatizzazione, sulle orme americane, delle università che secondo il progetto Tremonti in futuro potranno essere finanziate solo dalle fondazioni.
In tutto questo contesto c'è un premier che parla di mancanza di rispetto per la democrazia da parte degli studenti che occupano le università e minaccia l'intervento della polizia, salvo poi rimangiarsi tutto. C'è chi in nome di un buonismo esasperato, rivendica il diritto di chi ha voglia di studiare di poter frequentare le lezioni.
In democrazia un discorso simile sarebbe ineccepibile, vieneda chiedersi però se siamo realmente in democrazia e se non valga la pena sacrificare qualche giorno di lezione per salvaguardare il diritto a costruirsi un futuro nel proprio paese.
Ricordo quello che è successo due anni fa in Francia con gli studenti che per giorni e giorni occuparono la Sorbona e altre centinaia di università e invasero le città transalpine per protestare contro la legge sul contratto di primo impiego che facilitava i licenziamenti senza giusta causa.
Francamente se per una volta imitassimo i coetanei francesi senza sfociare nella violenza non nè sarei rattristato.
3 commenti:
Condivido pienamente il tuo post. Io ci lavoro nell'università, e vedo che al governo non gliene frega niente di sistemare le molte criticità; qui il problema è solamente fare cassa, e poi dei tanti scandali di concorsi truccati o dei prof che non si presentano agli esami, continuerà a non fregare minimamente.
condivido pienamente anche perchè qui non si sta parlando di una riforma vera e propria, articolata ,che può avere un'idea di fondo seppur non condivisibile, ma si sta parlando di Tremonti che è alla ricerca disperata di denari e ha individuato nell'università il polo al quale spillare soldi a casaccio senza una logica
tutto ciò è vero.
non è un disegno organico di riforma dell'università, bensì una tetta da mungere!!!
io dico: poveri bambini delle elementari...poveri noi
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