venerdì 17 ottobre 2008

Marcello, Silvio e la mafia (parte 27)

Tutti i fatti e le testimonianze riportati di seguito sono tratti dalla sentenza di primo grado dell'11 dicembre del 2004 da parte della II sezione penale del Tribunale di Palermo, che ha condannato l'imputato Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione.

CAPITOLO 27
L'inquinamento delle prove (2)

Cosa racconta Cirfeta al dott. Michele Emiliano? Questa la sua versione.

"Nel mese di giugno c.a. sono stato tratto in arresto e condotto nella Casa Reclusione di Rebibbia sezione collaboratori, ove erano fra gli altri ristretti tale Di Carlo Francesco, Onorato Francesco, e Guglielmini Giuseppe con i quali instauravo, soprattutto con gli ultimi due immediatamente degli ottimi rapporti, tali da indurre il sottoscritto a fare socialità con gli stessi. Dopo pochi giorni il Guglielmini Giuseppe mi riferì che Onorato Francesco stava parlando con Di Carlo Francesco in quanto doveva essere quella mattina interrogato dai Giudici che gli avevano chiesto precedentemente se fosse a conoscenza di collusione con la mafia da parte del dr. on. Berlusconi e dr. Marcello Dell'Utri, in considerazione del fatto che il Di Carlo doveva essere sentito anche lui dai magistrati il Guglielmini mi riferì che si stavano mettendo d’accordo. Io feci finta di niente per non dare nell’occhio ma ovviamente mi meravigliò il fatto che queste persone complottassero per accreditare ancor di più la loro posizione di collaboratori di giustizia false accuse contro i summenzionati personaggi politici. Dopo pochi giorni, sempre parlando con Guglielmini io disinteressatamente feci cadere il ragionamento su quanto era accaduto il giorno prima, lo stesso mi riferì che gli accordi presi con Di Carlo Francesco erano i seguenti.

Il Di Carlo avrebbe accusato il dr. Berlusconi di essere stato in contatto con lo stesso e Stefano Bontate e di essersi incontrato con l’on. Berlusconi a Milano, Onorato Francesco il giorno stesso in cui furono presi gli accordi come ho già detto fu sentito dai Magistrati e avrebbe dichiarato di avere avuto contatti con il dr. Dell'Utri e dal quale lo stesso, o il suo gruppo avrebbero riscosso percentuali inerenti l’installazione dei ripetitori televisivi a Palermo e Sicilia. Guglielmini dal canto suo avrebbe atteso che il Magistrato lo sentisse e lo stesso avrebbe confermato le tesi del Di Carlo e Onorato, questo in virtù del fatto che il Guglielmini era stato molto vicino a Inzerillo che a sua volta era alleato di Bontate quindi poteva avvalorare ancora di più quanto asserito dai primi due essendo stato lo stesso l’alter ego a suo dire di Inzerillo.

In quella circostanza il Guglielmini mi propose se ero disposto anche io a costruire una valida accusa nei confronti non di Silvio Berlusconi e Dell'Utri in quanto a quello ci avrebbero pensato loro, ma in considerazione del fatto che si era parlato di alcuni appoggi politici che il Gruppo facente capo a me, De Tommasi Giovanni, Rogoli Giuseppe avevano prima della mia collaborazione lo stesso mi chiese se ero in grado di costruire un’accusa contro il partito di Forza Italia del quale l’on. Berlusconi è presidente, mi chiedeva questo in virtù del fatto che aveva sentito parlare di me in riferimento allo spessore della collaborazione data, a suo dire mi riteneva all’altezza nel portare avanti un’accusa falsa contro le suddette persone e nei termini su specificati, questo in virtù del fatto che il Guglielmini sapeva che ero considerato e sono uno dei collaboratori più grossi della Puglia, io gli risposi che la cosa non mi interessava perché dovevo uscire di lì a pochi giorni
".

Peccato che, nei mesi di giugno-luglio del 1997, Onorato non abbia mai deposto sul conto di Dell'Utri di Berlusconi. Solo qualche mese prima, in febbraio, Onorato aveva parlato di un episodio, per altro marginale, in cui Dell'Utri avrebbe incontrato Cinà in un bar. Tutto tranne che dichiarazioni "particolarmente indizianti". Di Carlo, invece, aveva parlato dei suoi incontri con Dell'Utri addirittura un anno prima rispetto alle "fantomatiche dichiarazioni del Cirfeta", secondo cui ci sarebbe stato in ballo un complotto contro il duo Berlusconi-Dell'Utri. Precisamente nell'interrogatorio del 30 luglio 1996.

All'udienza del 16 febbraio 1998, Di Carlo ha modo di spiegare i propri rapporti con Cirfeta. "Io ho conosciuto questo Cirfeta...una persona particolare...era tutto tatuato dal collo sotto il mento fino proprio nel piede pieno di tatuaggi, tutto tatuaggi, sembrava un arlecchino, proprio una cosa impressionante...Questa è la mia conoscenza".

Alla successiva udienza del 7 aprile Onorato parla delle accuse mossegli da Cirfeta. Dice di aver pranzato con lui in un'unica occasione e di aver parlato di cibo e di calcio. E di faccende giudiziarie? "No, completamente. Non esiste. Lui si lamentava abbastanza perché l'avevano arrestato di nuovo. Anzi mi diceva certe volte: - Ma che collaborate a fare? Vi prendono in giro - Istigava a non collaborare. E io ci faccio a Guglielmini: - Questo istiga a noi a non collaborare, non gli dare ascolto perché questo è pericoloso - E basta, e non è successo più niente". Ma tra di loro c'era confidenza? " No, completamente. Di Carlo neanche mi dava confidenza a me, si figuri se gli dava confidenza a quello… a quel drogato, tutto sporco. Faceva entrare sostanze stupefacenti attraverso la sorella, la madre, la moglie. Questo camminava pure a piedi scalzi nel cemento, in mezzo alla sporcizia. Stiamo parlando di una persona molto schifosa. E poi Di Carlo era sempre sorvegliato da una guardia 24 ore su 24. Sempre, sempre accanto".

Il 10 giugno 2002 tocca a Guglielmini parlare di Cirfeta. "L'ho conosciuto che era insieme, diciamo, in quel padiglione dove ero io e giocavamo a pallone e cose, poi siccome era un soggetto che ci siamo accorti che era... lo abbiamo allontanato perché si diceva in giro che la “famiglia” c’entrava con la droga, controllavano sempre a tutta la “famiglia” e perciò lo abbiamo allontanato, così l’ho conosciuto".

Osserva il Tribunale: "Dalle concordi dichiarazioni dei tre collaboratori di giustizia, pesantemente chiamati in causa dal Cirfeta con l’accusa di avere ordito un complotto ai danni degli onorevoli Berlusconi e Dell’Utri, emergono non solo elementi di smentita, netta e recisa, alle accuse loro mosse ma si delinea la personalità del Cirfeta, soggetto tossicodipendente (al punto di attaccarsi al tubo del gas per drogarsi), malvisto dagli altri collaboranti, malandato nella persona e, forse, anche deluso e frustrato dalla sua esperienza di collaboratore di giustizia e, comunque, preoccupato per alcune situazioni concernenti la sua famiglia. Né va dimenticato che un dato temporale inoppugnabile smentisce la versione dei fatti che il Cirfeta ha tentato di ammannire".

Non solo. Esistono ben altri sei testimoni oculari, detenuti estranei alla vicenda, che hanno confermato la tesi dei tre collaboratori di giustizia. Tratteremo di loro nel prossimo capitolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

sei un grande....50 pagine di word mi hai riempito, dovresti pubblicare il tuo lavoro alla fine. in un libricino da comprare online (tipo quelli di grillo)

Adduso ha detto...

Scusate mancava una parte. Prego il titolare del Blog se può cancellare il precedente commento. Molte grazie.
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http://www.enricodigiacomo.it/?p=1595#respond


http://www.centroimpastato.it/php/crono.php3?month=2&year=1998

"... 21 Febbraio 1998 ... I rappresentanti di Rifondazione e dei Verdi nella Commissione antimafia ..."

Federico ha detto...

Fatto ;)
Grazie mille per le due segnalazioni!