mercoledì 1 ottobre 2008

L'insulto finale


In questo paese sciagurato può succedere di tutto.

Può succedere di tutto, nella completa ignoranza dell'opinione pubblica, che non solo non ha un'opinione, ma quella poca che ha è irrimediabilmente devastata e distorta dai mezzi di disinformazione di massa.

Può succedere che il governo dichiari finita l'emergenza rifiuti in Campania senza che un solo giornale o giornalista vada a verificare sul serio se questa gigantesca menzogna abbia o meno fondamento.

Può succedere che il governo dichiari finita l'emergenza Alitalia senza che un solo giornale o giornalista (a parte i soliti noti) ci informi sui marci conflitti di interesse che stanno alla base di una tale operazione, dove favori economici si intrecciano a futuri favori politici e viceversa.

Può succedere, come è successo ieri, che Berlusconi decida di finanziare la città di Catania con 140 milioni di euro, quasi la metà del prestito ponte stanziato per Alitalia. Il tutto nel silenzio totale di giornali e televisioni. Effettivamente non starebbe bene far sapere agli elettori della Lega che il governo che loro supportano con tanta enfasi prende dalle loro tasche padane i loro soldi padani guadagnati con tanto sudore padano per risollevare un città terrona ormai fallita. Sì, perchè Catania è un po' come Alitalia: è fallita da tempo, sommersa dai debiti. Non ci sono i soldi per mettere benzina nella auto della polizia. E' una città clinicamente morta. Quei 140 milioni sono un palliativo per tirare a campare, non certo per risolvere un problema. Verranno mangiati dai debiti in breve tempo e nessuno si accorgerà di niente.

Ma può succedere molto di peggio.
Può succedere che un criminale come il Dottor Bruno Contrada, ex direttore del SISDE, traditore dello Stato, condannato a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, stia piano piano riuscendo a tornare a casa propria dai suoi famigliari nell'attesa di un'auspicata revisione del processo nel totale silenzio della stampa.

Bruno Contrada è una delle figure più losche della storia repubblicana. Come ricorda Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nella strage di via D'Amelio, Bruno Contrada godeva del massimo disprezzo da parte del fratello Paolo che lo considerava "un'entità diabolica: solo a pronunciarne il nome si può morire". Per questo Salvatore si è pure beccato una querela dalla famiglia Contrada.

Contrada è stato accusato da pentiti eccellenti quali Mutolo, Buscetta, Marchese, Cancemi, Spatola, Mannoia, Sacuzzo, Pirrone, Costa e Pennino. Contrada rappresentava in quell'entità dei servizi segreti deviati di cui parla Vincenzo Calcara nei suoi memoriali. Era l'anello di connessione tra la mafia e le istituzioni deviate dello stato. Formalmente impegnato nella lotta alla mafia, ne è stato invece uno dei massimi ingranaggi.

E' necessario ricordare come Gaspare Mutolo, in particolare, sia stato l'ultimo pentito sentito da Paolo Borsellino prima della propria morte. Il 1 luglio del 1992, un paio di settimane prima di saltare in aria sventrato da una carica di Semtex, l'esplosivo usato di norma dai Servizi Segreti, il giudice Paolo Borsellino lo stava interrogando riguardo ai rapporti tra mafia e politica. Mutolo gli fa il nome di Bruno Contrada. Il giudice, ricorda Mutolo, era talmente nervoso che fumava due sigarette alla volta. E annotava tutto nelle sua famosa agenda rossa. L'interrogatorio però, a un certo punto, viene interrotto da una telefonata da Roma. E' il Ministero che, nella persona di Nicola Mancino, convoca il giudice per un'udienza urgente.

Paolo lascia Mutolo confidandogli l'intenzione di riprendere l'interrogatorio il prima possibile. Arriva a Roma in tutta fretta. Agli uffici del Ministero vede uscire dalla porta dove avrebbe dovuto incontrare Mancino proprio quel Bruno Contrada di cui Mutolo gli stava parlando poche ore prima. Cosa si siano detti durante quell'incontro rimane uno dei misteri più grandi della storia repubblicana. Mancino non ricorda nemmeno che quell'incontro ci sia stato per davvero, ma non lo esclude. E' invece ben annotato sull'altra agenda del giudice, quella grigia, ora nelle mani dei suoi famigliari. E' verosimile che al giudice fosse stata resa nota la trattativa che era in corso tra Stato e Cosa Nostra dopo l'uccisione del giudice Falcone. Borsellino pagherà con la morte, qualche settimana dopo, il suo rifiuto a scendere a patti con la mafia.

Il giudice torna da quell'incontro sconvolto. Non può credere di aver visto, proprio negli uffici del Ministero, Bruno Contrada, l'uomo di cui Mutolo gli aveva appena parlato. E' sempre più convinto che la sua ora stia per arrivare. Di essere stato lasciato solo dalle Istituzioni in cui credeva e per cui ha dedicato una vita intera. Quella sera, tornato a casa, vomiterà.

Il 19 luglio 1992, alle ore 16.58 una mano, probabilmente dalla postazione dei Servizi Segreti situato all'interno del Castel Utveggio sul monte Pellegrino a Palermo, da cui si ha una vista eccellente su via D'Amelio, preme il pulsante che devasterà i corpi del giudice insieme ai cinque ragazzi della scorta. Le carcasse delle macchine stanno ancora bruciando, i carabinieri non sono ancora arrivati sul posto, ancora non si sa nulla dell'accaduto, alle televisioni si parla di un incendio scoppiato in una zona di Palermo, quando, sempre da Castel Utveggio parte una telefonata. E' diretta ad una barca ancorata nel porto di Palermo. Risponde Bruno Contrada. Ecco la notizia che stava aspettando: il giudice è morto.

C'è chi dice di averlo visto perfino aggirarsi tra le macerie della strage. Quello che è sicuro è che l'agenda rossa del giudice verrà trafugata dal capitano dei carabinieri Arcangioli che ovviamente ora nulla sa e nulla ricorda. Ci sono delle immagini televisive che lo inchiodano. A chi ha consegnato quell'agenda? Non è dato sapersi. E' dato sapersi invece che sul luogo della strage erano presenti agenti dei servizi segreti molto prima dell'arrivo della polizia.

Il 10 maggio 2007 la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 10 anni di carcere per Bruno Contrada. Per concorso esterno in associazione mafiosa. Dunque: per alto tradimento allo stato. Da allora il proprio avvocato Lipera, noto mafioso e difensore di mafiosi, ha fatto di tutto per tirarlo fuori di galera. Lo scorso 24 luglio in effetti viene decisa la scarcerazione per motivi di salute. Contrada rimarrà con la sorella ai domiciliari. Non può tornare nella sua città, a Palermo, perchè considerato ancora un soggetto pericoloso.

La campagna di stampa a favore di un tale assassino morale, traditore dello Stato, è semplicemente vergognosa. A più riprese ne viene richiesta la grazia al Capo dello Stato. Lipera continua a spingere per una revisione del processo. I famigliari puntano sulla compassione e la pietà per un uomo definito in fin di vita. All'opinione pubblica, che non ha una sua opinione, viene fatto credere che Contrada sia solo un povero vecchietto perseguitato dai magistrati, vittima di un accanimento ignobile, e ignora bellamente le sue colpe infamanti, decretate dalla sentenza irrevocabile della Cassazione.

In questo paese sciagurato, può succedere che oggi, 1 ottobre 2008, Bruno Contrada ottenga di tornare a Palermo "a riabbracciare finalmente la moglie, anch'essa molto malata". Passo passo, nel silenzio totale dei media, Contrada è riuscito a uscire dal carcere, dopo averci passato solo qualche mese, e a tornare nella terra in cui sono ancora profondissime le ferite delle stragi del 92.

Può succedere che un rappresentante del governo, Amedeo Laboccetta, pidiellino, membro della commissione Bilancio e Finanze, esulti alla notizia: "Un altro passo avanti verso la totale liberta' di Bruno Contrada e' stato fatto oggi. L'ex dirigente del Sisde potra' nelle prossime ore finalmente riabbracciare la sua adorata moglie. Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli ha deciso il trasferimento a Palermo del Dottor Bruno Contrada. Nell'esprimere soddisfazione per la decisione assunta, auguro all'amico Bruno Contrada di riacquistare la piena liberta' quanto prima. E con me lo sperano tutti coloro che in questi anni sono stati vicini ad un grande servitore dello Stato".

Può succedere che un altro rappresentante del governo, Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri si esprima in questo modo: "' Far tornare Bruno Contrada a Palermo e' una decisione di buonsenso. Ho sempre ritenuto, infatti, che i paletti posti con gli arresti domiciliari a Napoli altro non fossero che un meschino espediente per mascherare il continuo accanimento nei confronti di un fedele servitore dello Stato. Sono sicura che l'abbraccio della moglie Adriana e dei suoi figli infondera' un po' di serenita' nel cuore ammalato di Bruno Contrada. Ma la sua dolorosa vicenda grida vendetta: qualcuno dovra' restituire meriti ed onore ad un uomo che ha vissuto per servire le istituzioni. E qualcun altro dovra' pagare per averlo infangato in questo modo".

E' l'ultimo insulto ai famigliari dei giudici Falcone e Borsellino, che vedranno gironzolare per le strade di Palermo sotto i loro occhi uno dei massimi responsabili della morte dei loro cari.

E' l'ultimo insulto a tutti coloro che si battono ogni giorno per contrastare il cancro della mafia nella terra di Sicilia e non solo.

E' l'ultimo insulto ad un paese fondato sul sangue di eroi semplici, mandati a morire da uno Stato che li ha traditi e lasciati soli. E che ora gli sputa pure in faccia.

Un paese sciagurato in cui può accadere di tutto.

Nell'assoluto silenzio-assenso dell'opinione pubblica.

5 commenti:

Franco ha detto...

Accorato, ficcante, stravolgente. Purtroppo, reale.
Grandissimo post, Federico. Complimenti.

Anonimo ha detto...

Condivido in pieno, Fede. In questo paese la santa alleanza tra l'omino dei "mass merda" e la criminalità organizzata ha preso definitivamente il potere sventolando un inesistente pericolo del "comunismo".
L'italiano ha quello che si merita ...

Anonimo ha detto...

Il caso Contrada è così complicato e controverso che, dopo aver letto un pò di materiale sul caso stesso, sinceramente non la farei così semplice...personalmente non me la sentirei di tirare la leva della sedia elettrica.

Anonimo ha detto...

Di casi come quello di Contrada ce ne sono molti nella storia dell'Italia Repubblicana. Lo Stato non sarà mai grato nei confronti di quelli che Federico chiama eroi semplici.
Lo stato ricorderà solo gli eroi meschini come Bruno Contrada.

Io dal profondo del cuore ringrazio i vari Borsellino, Falcone, Boris Giuliano, Chinnici e tutti quelli che cercarono di far luce sui misteri di questo paese.
Un paese che non vuole ricordare e che fa di tutto per demolire la propria coscienza civile.
E ammetto senza ritegno di vergognarmi di esseri quali Andreotti, Craxi, Berlusconi, Gelli, Ortolani, Fazio, Ciancimino, Mancino, Borghese, Tanzi, Cragnotti, Moggi, Dell'Utri, Cuffaro, Casalesi, Ndranghetisti, Camorristi ecc. ecc. ecc.

Anonimo ha detto...

Può succedere che il criminale Bruno Contrada marcisca in carcere? Non lo so, ma lo auspico.

Può succedere che gli capiti qualcosa di molto peggio?
Non lo so, ma lo auspico.