martedì 28 ottobre 2008

Ma per cosa protestano?

Alzi la mano chi ha letto cosa c'è scritto nel cosiddetto "Decreto Gelmini".
Alzi la mano chi ha capito, guardando le televisioni e leggendo i giornali, perchè gli studenti universitari (pare anche quelli di destra) protestano ad oltranza da giorni e giorni.

La verità è che in Italia esiste una confusione mediatica ridicola, imbarazzante. I principali responsabili sono proprio coloro che dovrebbero invece contribuire alla chiarificazione dei concetti, alla spiegazione delle problematiche, all'esemplificazione dei nodi più ostici, ovvero i mezzi di informazione di massa. Che non solo non fanno il loro dovere (nel senso che non informano), ma aumentano anche a dismisura il caos che regna sovrano nell'opinione pubblica, che guarda le proteste simil-sessantottine con aria sbalordita.

E' stato fatto credere che gli studenti e i professori universitari stiano protestando contro il reinserimento del maestro unico alle elementari. E' stato fatto credere che i bambini delle elementari siano in subbuglio perchè toglieranno loro molto probabilmente due o tre bidelli a cui erano affezionati. Tutti parlano di "Decreto Gelmini" dicendo che distruggerà le università, senza sapere che nel cosiddetto "Decreto Gelmini" non c'è traccia di interventi sulle università. Senza sapere che le università (e la ricerca con loro) sono già state distrutte. Precisamente da un altro decreto legge (DL 112), sfortunatamente già convertito in legge due mesi fa, il 21 Agosto 2008 quando gli Italiani erano a crogiolarsi le chiappe al sole.

Di cosa stiamo parlando allora?

Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.
Il 25 giugno 2008, quando la gente (in particolare gli studenti e i professori) sta già pensano alle vacanze, viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 112 riguardante "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria". Essendo un decreto legge con forza di legge, ha vigore dal momento esatto in cui viene inserito sulla Gazzetta Ufficiale, in attesa che la due camere lo convertano definitivamente in legge. La trafila avviene nei mesi di luglio e agosto quando l'opinione pubblica è assopita dal sol leone. Il 21 agosto la conferma ufficiale: il DDl 112 diviene ufficialmente legge.

Nessuno se ne accorge, se non alcuni rettori di università del sud, che tentano di abbozzare una qualche perplessità: urla nel deserto. L'anno accademico riprende ad ottobre. Gli studenti tornano a popolare gli atenei e scoprono che c'è qualcosa che non va: il sistema universitario potrebbe subire stravolgimenti devastanti nel silenzio generale. Sì, perchè cosa c'è scritto nel DDL 122 ormai divenuto legge e dunque non più modificabile?

C'è scritto che "le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato" (Art. 16 comma 1); che "le fondazioni universitarie subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi e nella titolarità del patrimonio dell'Università" (comma 2); che "Le fondazioni universitarie hanno autonomia gestionale, organizzativa e contabile" (comma 8).

Questo significa che:

1) enti privati (vedi grandi case farmaceutiche) potrebbero diventare padroni di intere università.
2) si assisterà alla nascita di grandi poli universitari privati dislocati più o meno nel nord Italia verso cui confluiranno tutti i finanziamenti con la morte conseguente di tutte quelle realtà locali molto più modeste e con meno risorse (vedi università del sud Italia)
3) nasceranno centri di eccellenza sul modello americano a cui potenzialmente solo "figli di papà" potranno accedere (un corso di laurea negli States costa annualmente sui 40-50 mila euro)
4) il diritto allo studio potrebbe diventare una bella barzelletta
5) l'università sarà necessariamente trattata come un'azienda in cui ci sarà un personale da assumere e licenziare secondo logiche di mero profitto
6) la ricerca non sarà più finalizzata al "sapere" in e per , ma assoggettata a logiche commerciali
7) alcuni indirizzi universitari potrebbero essere soffocati semplicemente perchè meno fruibili sul mercato.

C'è scritto che "per il 2009 il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascuna amministrazione, il 10% delle unità cessate nell'anno precedente" (Art.66 comma 3); che "per gli anni 2009-2010 il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascun anno, il 20 per cento delle unità cessate nell'anno precedente" (comma 5); che "nel 2012 il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere il 50 per cento delle unità cessate nell'anno precedente" (comma 9); che "i fondi per la ricerca sono ridotti di 63,5 milioni di euro per l'anno 2009, di 190 milioni di euro per l'anno 2010, di 316 milioni di euro per l'anno 2011, di 417 milioni di euro per l'anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013" (comma 13).

Ora, se la matematica non è un opinione, questo significherà un lento decesso della ricerca di base. L'anno prossimo, per ogni dieci posti lasciati liberi solo uno verrà assegnato, nei due anni successivi solo due, nel 2012 solo 5. E nel frattempo, come se non bastasse, ci sarà un taglio complessivo di un miliardo e mezzo di euro alla ricerca. Ripeto: un miliardo e mezzo di euro. Ma secondo voi chi spingerà i giovani ricercatori italiani precari a rimanere in Italia e continuare a percepire uno stipendio ridicolo senza avere possibilità di ottenere una stabilizzazione e senza avere i mezzi a disposizione per fare ricerca? Forse una sorta di pulsione al martirio?

Questo per tutti coloro che, parandosi dietro il "Decreto Gelmini" che tocca solo la scuola di base, negano che sia in atto un'opera di distruzione indiscriminata del sistema universitario italiano. Questo per tutti coloro che pensano che gli studenti in rivolta siano dei comunisti facinorosi che hanno solo voglia di perdere qualche giorno di lezione e impedire a quei pochi saggi studenti di destra che vogliono studiare seriamente di poterlo fare.

La verità è che la protesta si è svegliata tardi, quando ormai non si può più fare niente. Nel frattempo, a creare confusione, si ergono pure le voci inferocite delle maestre elementari che perderanno il posto di lavoro, delle professoresse delle medie che non vogliono mettere i voti in cifre e dei bambini che non vogliono andare a scuola con il grembiulino. E la Gelmini a fare da parafulmine.

Intanto l'università brucia.
E Nerone-Tremonti la guarda dal Pincio, ridacchiando.
Tutti soldi risparmiati che potrà riutilizzare per salvare qualche banca in fallimento.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

uau fedrico, gran bel post! ottima informazione, di cui ero ancora all'oscuro! tnx

mark

Anonimo ha detto...

è un quadro davvero poco edificante.
è un paese che non merita questo.
è vero, ci siamo svegliati troppo tardi. ora le conseguenze sono queste.
ora capisco perchè fai il ricercatore all'estero.

Anonimo ha detto...

Totale tagli: 1.441,5 milioni di euro....
Poi uno si legge l'articolo 14 (expo milano 2015) e scopre che ne vengono stanziati, per questa edificante manifestazione, 1.486 di milioni (in sette anni).

Qualcosa continua a sfuggirmi...

Roberto ha detto...

Bravo Federico.

E aggiungo che nel decreto c'è scritto anche che:
«al fondo di dotazione delle fondazioni universitarie è trasferita, con decreto dell'Agenzia del demanio, la proprietà dei beni immobili già in uso alle Università trasformate» (art. 16 comma 2). E aggiunge: «Gli atti di trasformazione e di trasferimento degli immobili e tutte le operazioni ad essi connesse sono esenti da imposte e tasse» (art. 16 comma 3).

Il che contrasta con l'articolo 33 della Costituzione che tra l'altro recita:
"Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato".
Mentre in questa regalia gli oneri ci sono eccome.

Che fine faranno tutte quelle materie, soprattutto umanistiche, che gli imprenditori avranno ben poco interesse a finanziare (greco, latino, letteratura, lingue e civiltà orientale ecc. ecc.) che compongono oggi il patrimonio del sapere delle nostre università e nel quale i nostri studiosi eccellono?

Speriamo che la protesta non si spenga e non si faccia abbindolare ad esempio da inutili (e probabilmente anche impossibili) referendum che avrebbero il solo effetto di suscitare false speranze e provocare l'annacquamento di questo movimento.

Anonimo ha detto...

Aggiungo che nella scuola (media) non si potranno adottare nuovi testi per cinque anni. Non tutti sanno che molte piccole case editrici non potranno sopravvivere; alcune di queste verranno assorbite da Mondadori Scuola (il nome vi ricorda qualcuno?), altre dovranno chiudere. Risultato: nel frattempo il Conducator Berlusconi avrà messo le mani anche sui libri di storia, che la sua coalizione ha già detto più volte di voler riscrivere. Siamo fritti.
Aggiungo una curiosità, se a qualcuno interessa: il grande dott. Veronesi (quello che disse "inceneritori=0" inquinamento) siede nel direttivo della Mondadori. Interessante no? allora vvai con i termoecc!!!
Gemma - Bs